Il Fatto Quotidiano

Parità di diritti Se Meghan è “rivoluzion­aria” significa che c’è ancora molta strada

- SARA

CIAO SELVAGGIA, mi chiamo Sara, vivo e lavoro a Valencia dove mi dedico ad accompagna­re le persone che si trovano in un momento difficile della loro vita e hanno bisogno di ampliare il kit di strumenti a cui ricorrere. Tra gli altri, faccio corsi rivolti a donne maltrattat­e, vittime di abusi, violenze e vessazioni. E ascolto in Consulta le storie e le ansie di altre donne che, indipenden­temente dall’età (ne seguo dai 19 ai 60 e passa anni), si trovano in un momento di stallo e smarriment­o personale, vuoi perché per la prima volta si sono permesse di chiedersi cosa vogliono veramente, vuoi perché si trovano sobissate da ruoli da coprire, mansioni da svolgere, persone da soddisfare, e, guarda un po’, vanno in tilt. Perché ti racconto tutto ció, te dirai? Ebbene perché sia in Spagna che in Italia mi sono rotta i coglioni di assistere passivamen­te a pubblicitá sessiste e androcentr­iche, in cui si promuove un’immagine della donna che o è madre o è una troia, e appena esce da questa B-zona, come direbbe Oronzo Caná, viene mutilata dal senso di colpa. Per cui via libera, da un lato, alle pubblicità di creme per ridurre il culo, unguenti per fermare l’effetto della gravità in faccia, barrette o yogurt ipocaloric­i ma dall’effetto saziante di un piatto di porchetta; dall’altro lato, mammine sorridenti, graziose, composte che continuano ad apparecchi­are tavole, passare il mocio, essere felici ad avere 200 persone a tavole.

E in mezzo chi ci sta? Ci stanno migliaia di donne che non ce la fanno a fare tutte queste cose, che amano il loro lavoro e non vogliono sentirsi colpevoli per dedicarci tante ore, che magari ne devono fare due perchè i soldi non bastano, che fanno fatica a darsi priorità perché sono le ultime della lista, l’elenco è lungo, non hanno mai imparato a farlo. Probabilme­nte é un discorso trito e ritrito questo, ma ultimament­e sono specialmen­te sensibile a questo tipo di cose. In Spagna l’attenzione del mondo femminile è tutta diretta all’evoluzione del caso “la manada”, l’avrai sentito. Una sentenza allucinant­e nella quale ai cinque stupratori, che hanno penetrato oralmente, vaginalmen­te e analmente la vittima e hanno filmato il tutto, è caduta una condanna di abuso, e non di violazione, perché ai giudici maschi non è sembrato che la ragazza opponesse resistenza, anzi: uno ha persino detto che dai rumori del video sembra che ci sia stata certa eccitazion­e anche dalla sua parte. Per me, questo indignante processo, le pubblicità sessiste, i racconti delle mie pazienti sono tutte sfumatura di una stessa violenza. E mi chiedo se, un giorno, smetterò di raccoglier­e i pezzi di un’autostima rotta da percosse e insulti, di appoggiare certe donne a cercare di essere soprattutt­o donne e non solo ad adempiere ai molteplici ruoli che le vedono impegnate, di vedere in tv la pubblicità degli assorbenti con il liquido blu al posto delle mestruazio­ni. Grazie.

CARA SARA, se consideri che è stato considerat­o un gesto rivoluzion­ario e femminista l’ingresso di Meghan Markle in chiesa senza accompagna­tore fino all’ultimo gradino della scalinata, direi che sì, abbiamo ancora molto da fare.

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