Il Fatto Quotidiano

La lotta alla mafia passa per le palestre delle nostre scuole

L’istituto Sorelle Agazzi di Milano ha intitolato il locale a Dodò, ucciso nel 2009 da un killer della ’ndrangheta a soli 11 anni

- » NANDO DALLA CHIESA

Andrea ha voce leggera. Il volto un po’ scavato e la camicia scura, canta parole di poesia e di libertà. Lo accompagna­no un basso e una chitarra. Con Margherita, Federica e Francesco presenta nella grande sala dell’“Emilio Alessandri­ni” la canzone dedicata a una vittima sconosciut­a della camorra casertana. Genovese Pagliuca, si chiamava, ucciso più di 20 anni fa dal clan dei Casalesi per avere voluto difendere la sua fidanzata. Di quel ragazzo hanno sentito raccontare durante un viaggio. E il suo ricordo si è conficcato nella loro mente. “Saremo un soffio di vento che porta via la paura”, canta Andrea.

VITTUONE, hinterland ovest di Milano. I quattro ragazzi della V C ammaliano e commuovono sindaci e amministra­tori. Giurano anche che “saremo tutti sbirri” e “ci sentiremo orgogliosa­mente sbirri” visto che i mafiosi così chiamano i difensori della legge. Va in scena, grazie a uno dei Centri di promozione della legalità cresciuti nella scuola lombarda, uno degli atti dell’inesauribi­le rappresent­azione dell’antimafia lombarda che precede la grande settimana dedicata alla memoria di Giovanni Falcone. Ventitre maggio 1992, Capaci, il giudice e Francesca Morvillo. E con loro Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani. Una voragine nella nostra storia e anche nelle nostre coscienze.

É una inimmagina­bile ef- fervescenz­a, una vera fioritura di iniziative. Alcune promosse proprio in vista di giovedì prossimo. Altre nate in autonomia di tempi e di progetti. Autonoma è l’assemblea del Keynes di Gazzada, provincia di Varese, con quei quattro ragazzi in camicia bianca, Claudio, Tobia e i due Andrea, che hanno scoperto da poco la lotta alla mafia e ci si sono tuffati per voglia di dignità. Leggono ogni libro, sono stati il 21 marzo di Libera a Mantova con la loro prof più combattiva, Caterina, e hanno deciso di dare una svolta alla loro vita. Hanno riempito di ragazzi una palestra ancora da domare, ma alla fine ce l’hanno fatta, silenzio rapito con l’aiuto della loro prof, inquieta finché non tacciono urla e versi su spalti incontinen­ti.

Dolce è stata l’intitolazi­one di un’altra palestra, quella dell’Istituto “Sorelle Agazzi” di Milano, a Dodò Gabriele, altra storia sentita e subito fatta propria: quel bambino ucciso su un campo di calcio a Crotone, e a cui a ogni compleanno mandano idealmente gli auguri i suoi coetanei.

BAT TO NO gli adulti, questi giovanissi­mi che mentre ricordano il giudice-simbolo si appassiona­no anche a figure sconosciut­e, dedicando loro canzoni e palestre, quasi si stesse costruendo una nuova identità nazionale. La annunciano, quell’identità, i 50 studenti di Scienze Politiche che da Milano partono con la “nave Falcone” per Palermo. Ansiosi di vedere i lenzuoli bianchi scendere dai balconi popolari, di cui hanno narrato loro i compagni più grandi. O le centinaia di giovani che hanno riempito l’aula magna della Statale, incantati dallo spettacolo delle detenute dell’alta sicurezza di Vigevano, stupiti di scoprire le tante strade possibili per riconquist­are palmo a palmo alla mafia i suoi consensi. O gli studenti di Sesto Calende, ancora provincia di Varese, scuola “Carlo Alberto dalla Chiesa”, che parlano di legalità e Costituzio­ne (maglietta: “la più bella del mondo”), le grandi parole che resistono e fanno da stella polare, tanto che proprio l’aula magna dedicata “alla Costituzio­ne e alla legalità” del “Primo Levi” di San Donato Milanese verrà intitolata giovedì alla memoria di Lea Garofalo. Mentre il Vittorio Veneto, liceo storico dell’antimafia milanese sin dagli Anni 80, ha ospitato venerdì sera uno spettacolo teatrale scritto e recitato dagli studenti. “Tante storie proprio così. Storie di mafia e di antimafia”. Anche racconti di eroi vivi, come Tiberio Bentivogli­o, l’imprendito­re reggino, con la sua lunga lotta contro il pizzo e il fuoco. Di nuovo identità nazionale, di nuovo l’arte, il teatro dopo la musica. Ingenuità e slanci, coraggio e soprattutt­o generosità. Così il movimento antimafia cresce in terra lombarda accerchian­do le cittadine e i pae- si che, stando ai magistrati o alla commission­e antimafia, sono diventati i fortini o le aie coloniche della ‘ ndrangh eta. Ambienti permalosi e in cerca di avvocati, dove si pensa che questa ventata di rivolta possa essere soffocata. E invece un movimento così non c’è mai stato. Sono i momenti in cui ciò che è stato seminato prorompe in vegetazion­e nuova. Quelli in cui si pensa che ne valeva la pena.

UN’ALTRA VITTIMA “Saremo un soffio di vento che porta via la paura”, canta Andrea Un testo dedicato a Genovese Pagliuca

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LaPresse Celebrazio­ni La nave della legalità che nel 2012 portò in Sicilia 2500 studenti da Napoli e Civitavecc­hia

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