L’ossessione del cambio di stagione
“Ètutta colpa della primavera...”. Mamma canticchia un brano di Buonanotte Bettina, la commedia musicale di Garinei e Giovannini, ma non perché l’arrivo dei primi caldi le fa tornare il cuore minorenne, lo fa solo per alleggerirselo in vista delle grandi manovre del cambio di stagione: un ossessione a cadenza semestrale. Cappotti e coperte, giubbotti e piumoni, golfini e piumini, maglioni e affini, devono essere accuratamente lavati e asciugati, stirati e stipati, possibilmente ognuno nella propria custodia di cellophane, con tanto di foglietto antitarme profumato rigorosamente alla lavanda. Una specie di sepoltura profana, prima dell'ascesa al piano superiore dell’armadio. Mamma soffre di vertigini, quindi non vuole montare sulla scala e dirige mio padre nelle operazioni di stoccaggio. Papà acconsente, mesto e rassegnato arranca sui pioli tenendo pacchi, buste e stampelle con entrambe le mani, le ascelle e il mento, usa tutte le dita agganciando più grucce possibili, a volte anche coi denti. Mamma gli dà ordini perentori, come il sergente di Full Metal Jacket col soldato Palla di lardo. In effetti ce ne sarebbe per vestire un esercito. Papà prova a proporre l’ipotesi di disfarsi di qualche vecchio capo, magari portarlo alla Caritas; mamma con sguardo isterico e affetta da accumulo compulsivo, non ne vuole sapere. Ogni anno aumenta il carico in salita e in discesa, e il mastodonte armadio di ciliegio a dodici ante che giganteggia in camera da letto è sull’orlo dell’indigestione, tra poco vomiterà tutto sul pavimento. A tarda notte finiscono distrutti e sfranti sul letto, mentre lampi e tuoni annunciano un temporale. “Amore ho freddo! Prendi la scala, sali su e tira fuori il piumone”.“Tesoro, ma è primavera!”. “Lo so amore, ma ormai lo sai che non esistono più le mezze stagioni!”.