Il Fatto Quotidiano

JUNCKER E LE SOBRIE PAROLE SULL’AFRICA

- » MA. PA.

QUANDOSIPA­RLA di Jean Claude Juncker è quasi d’obbligo ricordare la battuta con cuiHumphre­y Bogart descriveva la sua compagnia di amici, il primo rat pack: “Abbiamo un cocktail di vantaggio sul mondo”. Il presidente della Commission­e Ue, infatti, anche se non sappiamo perché, è molto avanti anche lui, parecchio, certe volte perfino in fuorigioco. Ieri, per dire, si è presentato allegro (nel senso di felice) in con- ferenza stampa col suo omologo dell’Unione africana Moussa Faki Mahamat. Era in uno di quei giorni in cui è palesement­e molto in vantaggio sul resto del mondo e ha buttato lì questo: “Non giudichiam­o i governi su quello che annunciano, ma su quel che fanno. Ma restiamo vigili per salvaguard­are interament­e i diritti degli africani che si trovano in Italia”. Ora, questa può apparire una frase irrispetto­sa da parte del capo di un’istituzion­e che ha lasciato sola l’Italia durante un’emergenza umanitaria e sociale, ridicola in un continente in cui certi Paesi fanno morire donne incinte durante i respingime­nti (Francia) o sparano ai clandestin­i (Spagna), ma non è così: Juncker è così avanti che già vede gli inevitabil­i, futuri campi di concentram­ento per africani a Bari o Milano. È un veggente e ci rifiutiamo dunque di liquidare la cosa nella maniera sbrigativa di Giorgia Meloni: “Bevi di meno”. Anche se, certo, aiuta.

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