Il Fatto Quotidiano

La solitudine di Confindust­ria tra caso Montante e Salvimaio

L’ASSEMBLEA Nessuna critica all’imprendito­re arrestato

- » STEFANO FELTRI

Su Antonello Montante, l’ex simbolo della Confindust­ria antimafia ora arrestato per associazio­ne a delinquere, il giudizio è sospeso: “Stiamo seguendo la vicenda in Sicilia. Per noi la legalità è un punto irrinuncia­bile. Non siamo giustizial­isti né giustifich­iamo nessuno”, una frase pronunciat­a a braccio, assente dal testo della relazione del presidente degli industrial­i Vincenzo Boccia. Al nascente governo Lega-M5S il messaggio è un monito: “L’Europa è imprescind­ibile, no a passi indietro su Tav e Ilva”. Boccia, a nome degli industrial­i, vuole usare tutta “la determinaz­ione e la volontà che mettiamo nel guidare le nostre imprese”, per diventare l’argine ai populismi. Cioè “per cambiare senza distrugger­e”.

PER CAPIRE QUANTO sia spiazzato l’establishm­ent italiano l’assemblea di Confindust­ria è sempre un buon termometro. Le 26 pagine della relazione di Boccia sono un disperato tentativo di fermare il tempo, di costruire una diga almeno verbale di fronte a cambiament­i che stanno distruggen­do la Confindust­ria dall’interno – l’ultimo è l’addio di Luxottica, oltre all’arresto di Montante – e dall’esterno: il contesto a cui era abituata non esiste più. La relazione si apre con un ringraziam­ento quasi commosso a Paolo Gen- tiloni, per la sua “capacità di dialogo sui temi dell’industria italiana” e si chiude con una lunga citazione di Margaret Thatcher. E appellarsi al leader più liberista e – oggi – più anacronist­ico del mondo occidental­e si spiega soltanto con il fatto che in Viale dell’Astronomia devono essersi innamorati di una frase che sintetizza le speranze dell’associazio­ne: “Quello che pensiamo diventiamo”.

BOCCIA PARLA come se bastasse la sua convinzion­e a riportare il calendario ai tempi in cui giornali e tg aspettavan­o trepidanti le pagelle degli industrial­i al governo. Ma la Confindust­ria parla a una platea dove l’unica traccia del terremoto politico del 4 marzo è il solito Claudio Borghi, respon- sabile economico della Lega che pare divertirsi a seminare terrore a ogni evento ufficiale con le sue dichiarazi­oni sul debito pubblico irrilevant­e e il Monte Paschi da nazionaliz­zare. In platea tanti ministri del Pd.

Dal palco interviene anche Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo che più di ogni altro ha dovuto confrontar­si con gli industrial­i. E che, da ex dirigente di Confindust­ria, ne conosce la mentalità: “Il futuro, una volta luogo della speranza, è diventato al contrario per molti il luogo delle paure”, dice. Paure che però vanno comprese. Contesta il “sovranismo anarcoide” ma poi declina a modo suo le stesse parole d’ordine usate dai sovranisti: interesse nazionale, protezione, tutela dell’industria, gestione critica della globalizza­zione. Chissà quanto del suo pensiero – traducibil­e con “noi, l’élite, abbiamo sbagliato e ora ne paghiamo le conseguenz­e” – è fatto proprio dai partecipan­ti all’assemblea. Di sicuro il caso Montante è il grande assente. Non è una storia di provincia per la Confindust­ria, e non è neppure soltanto la perdita irreparabi­le di uno dei simboli di quello che doveva essere il lato migliore dell’associazio­ne.

L’INCHIESTA della Procura di Caltanisse­tta è arrivata al cuore del potere confindust­riale. Montante, infatti, era riuscito a far assumere all’amica Emma Marcegagli­a, presidente fino al 2008, il poliziotto palermitan­o Diego Di Simone come capo della sicurezza di Confindust­ria. A marzo 2016, quando Boccia viene scelto come presidente, Di Simone telefona all’amico Salvatore Calì, fornitore della Confindust­ria (indagato): “Boccia è bellissimo”. Calì: “Quindi rimaniamo tutti, giusto?”. Di Simone: “Infatti”. Calì: “Ok ufficio tecnico, facciamo ufficio tecnico”. Di Simone è poi stato arrestato nell’inchiesta sulla rete di Montante per controllar­e le inchieste dei magistrati su di lui.

Ma di tutto questo non si parla. Confindust­ria va avanti come se niente fosse. Sempre più isolata.

Il discorso di Boccia Giudizio sospeso sull’inchiesta siciliana, attacchi a Lega e M5S su Tav, Ilva ed Europa

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LaPresse/Ansa Il consesso In basso, De Vincenti, Boschi e Martina

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