Il Fatto Quotidiano

A Sant’Ambrogio benedicono l’aperi-messa

Nel portico di Ansperto. L’invito: “Me racumandi, save the date”

- » GIANNI BARBACETTO

Ora

c’è anche l’aperi-messa. Si sa che Milano, capitale dell’aperitivo, ha inventato l’aperi-cena. La parola è disgustosa, ma ormai anche la Treccani l’ha accettata, definendol­a così: “Aperitivo, servito insieme con una ricca serie di stuzzichin­i e accompagna­to da assaggi di piatti differenti, salati e dolci, che può essere consumato al posto della cena”.

L’aperi-cena, con o senza trattino, è quel rito in cui migliaia di fighetti in camicia bianca e blazer blu si aggirano in centinaia di locali milanesi, tra le sei e le nove della sera, sorseggian­do uno spritz o un Moscow Mule e riempiendo instabili piattini di carta con paste fredde scotte, verdure scondite e altri oggetti gastronomi­ci misteriosi. L’aperi-cena è la fiera campionari­a, anzi il festival di Cannes del milanese imbruttito, ma anche a Roma non scherzano, visto che in un locale della capitale, a Prati, una lavagna propone non un aperi-cena, ma addi- rittura un aperi-dinner.

Lasciamo stare i locali dei Navigli, di Brera, dell’Isola o degli altri mille nuovi distretti del food&drink milanese che hanno occupato la città ( si salvano, per fortuna, Quarto Oggiaro e le periferie) e concentria­moci invece su Sant’Ambrogio. Intesa non come zona della città, ma proprio come basilica, una delle più belle e antiche di Milano. Qui, la domenica, c’è l’aperi-messa.

LO SPIEGA una cartolina postmodern­a in cui sulla foto della chiesa dedicata al santo vescovo patrono della città campeggia la scritta “Urban Catholics”. Che diventa un hashtag Instagram, #urbancatho­lics, sotto il classico simbolo drink del bicchiere da Martini. E con le spiegazion­i del caso: “Ore 19, Santa Messa. Segue sosta non vietata nel portico di Ansperto. Talk & drink”.

Il portico di Ansperto, che prende il nome da un arcivescov­o morto nell’882, è il luogo davanti alla basilica in cui si celebra, dopo la messa, il ri- to dell’aperitivo. L’invito è sul retro della cartolina, stampata a bande grigie e verde acido: “Sosta non vietata. Chi lo dice? I preti di Sant’Ambrogio. Dove? In Sant’Ambrogio, nel portico davanti alla basilica. Quando? Per tre domeniche, dopo la messa delle 19. Perché? Per conoscersi, con una promessa: nessuna pre- dica, nessuna conferenza, nessun relatore”. Per finire, in anglo-meneghino: “Me racumandi, save the date”.

I primi tre appuntamen­ti hanno come temi: “Parlarsi” il primo, “Rivedersi” il seconto, “Incontrars­i” il terzo. Per parlarsi, rivedersi e incontrars­i, ecco apparecchi­ati alcuni tavoli con bevande e cibi, patatine e crodini, vino fermo e frizzante. Ha funzionato? Il nuovo abate di Sant’Ambrogio, monsignor Carlo Faccendini, sorride. “È un’iniziativa che noi preti di Sant’Ambrogio abbiamo preso per riuscire a parlare con i giovani e le persone che vengono a messa e per farle incontrare e parlare tra di loro: la comunione è incontro tra persone”.

CONFESSO: io all’aperi-cena milanese preferisco prima l’aperitivo e poi la cena, senza trattino e ben staccati tra loro, seduti comodi a chiacchier­are gustando piatti buoni e non pastoni freddi con pizzette stantie in locali molto glam . Alla fine, meglio il portico di Ansperto, meglio l’a peri-messa, dove chi vuole rie- sce almeno a guardare negli occhi i suoi interlocut­ori, a parlare e a sorridere.

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Sacro o profano Brochure dell’aperimessa di Sant’Ambrogio

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