Diritti tv: Serie A senza soldi Lite continua su MediaPro
Fumate nere La cordata pro Sky guidata da Juve e Roma ha fatto di tutto per rompere con gli spagnoli, ma due giorni di riunioni non sono bastati
Aun passo dalla rottura definitiva con MediaPro, non ancora fra le braccia di Sky. La Serie è nella terra di nessuno, dove non ci sono soldi dei diritti tv, le squadre sono alla canna del gas e i tifosi non sanno se vedranno il campionato. Da una parte gli spagnoli, che si sono aggiudicati i diritti per la cifra record di 1,05 miliardi a stagione ma non hanno depositato la fideiussione, dopo che il tribunale ha sospeso il loro bando per irregolarità varie. Dall’altra la pay-tv di Murdoch, che per un anno ha giocato al ribasso, ha tanti amici potenti fra i club (a partire da Juventus e Roma) e fa guerra spietata a qualsiasi competitor che provi ad intaccare la sua posizione dominante.
IN MEZZO la Lega calcio, che anche stavolta non è riuscita a decidere. Dovrà farlo però lunedì, quando MediaPro presenterà probabilmente la sua ultima offerta: tutte le garanzie necessarie, a patto di fare il suo canale tematico. Per uscire dallo stallo non sono bastati due giorni d’assemblea e una notte di pressioni: la cordata pro Sky ha fatto di tutto per rompere con gli spagnoli. Tutti d’accordo nel dichiararli inadempienti, meno quando il commissario Giovanni Malagò e il presidente in pectore Gaetano Miccichè hanno forzato la mano per risolvere subito il contratto, così da rientrare in possesso dei diritti e tornare da Sky: servivano 12 voti, la maggioranza si è fermata a 11, grazie all’opposizione del fronte guidato da Claudio Lotito (Lazio, Milan, Udinese, Chievo e il Torino di Urbano Cairo, vero ago della bilancia). La premiata coppia Malagò-Micciché non si è arresa, e ha preteso di replicare la votazione la mattina dopo, ma l’esito non è cambiato.
La resa dei conti è rimandata a lunedì. Gli spagnoli hanno 5 giorni per convincere i presidenti ( e magari assicurarsi l’appoggio di partner importanti, come Santander, o lo stesso fondo Elliott che è già dietro il Milan). L’argomento può essere uno solo: i soldi, che servono come ossigeno alle squadre per chiudere il bilancio e fare calciomercato. Oggi il cda di MediaPro si riunirà per deliberare il rilancio: niente fideiussione, ma 186 milioni di euro subito come caparra, più altri 200 vincolati in conto corrente al 1° luglio; più i 64 d’anticipo che sono già stati versati, farebbero in totale 450 milioni, una cifra che potrebbe accontentare la Serie A.
Da quanto trapela da Barcellona, però, quest’offerta sarà legata alla realizzazione del canale della Lega, vero obiettivo del patron Jaume Roures, nonostante l’Antitrust l’abbia vietato. Una mossa da dentro o fuori, in un momento in cui non sembrano esserci i numeri per una scelta così radicale, specie a soli tre mesi dall’inizio del campionato.
Ambigui sul progetto (hanno vinto un bando da semplici intermediari, ma vogliono produrre), confusi nelle comunica- zioni, inaffidabili nei pagamenti: c’è chi dice che gli spagnoli accetterebbero anche una risoluzione consensuale, tornando a Barcellona in cambio di riavere la caparra.
PER ORA restano in campo perché nessuno offre quanto loro. E non si tratta solo del miliardo promesso, che fa gola agli avidi presidenti della Serie A. In ballo c’è soprattutto l’alternativa al monopolio di Sky: con Mediaset ormai defilata (casualmente dopo l’accordo per lo scambio di canali, del Biscione non si hanno notizie), senza altri soggetti sul mercato, rompere con MediaPro significa consegnarsi alla pay-tv di Murdoch. Che promette sempre “un’offerta importante” (“fidatevi di me”, dice Malagò), ma diventerebbe di fatto padrona della Serie A. Senza contare l’inevitabile contenzioso che si aprirebbe con gli spagnoli, pronti a loro volta a far causa in caso di interruzione unilaterale del rapporto. Ormai è diventata una partita che si può solo perdere.
No fideiussione Lunedì prossimo round. I vincitori del bando annunciano altro cash per superare lo stallo