“Findom”: umiliati, derubati e felici (ma senza esagerare)
Web Una moglie che denuncia la “mistress” del marito illumina la “financial domination”, il feticismo di chi paga per farsi insultare
Bonifici di nemmeno cento euro in cambio di qualche insulto. Oppure di niente, dipende. Nell’apoteosi del rapporto di dominazione, se lo schiavo paga, la Mistress risponde umiliando a dovere chi ha usato il suo iban. In un caso arrivato alla Procura di Torino in udienza preliminare i micro pagamenti di un trentenne alla sua dominatrice le hanno fatto guadagnare, nell’arco del tempo, 10 mila euro. Fin quando lui non ha deciso di trascinarla in tribunale.
SI CHIAMA Financial Domination, “findom” per gli amici. Una delle pratiche feticiste che abdica all’incontro de visu, perché l’umiliazione va già benissimo così, a farsi rosicchiare il conto in banca. “Il fattore di eccitazione deriva dal pensiero dell’invasione dello spazio personale, rappresentato dalle tue finanze – ha raccontato uno dei “cash-pig” a The Independent in un articolo del marzo del 2017 –. Le persone misurano il proprio valore con i propri soldi e quindi lo utilizzano come metodo di autolesionismo psicologico”.
E per quanto, o fino a quando, lo decide una delle due parti in gioco. Chissà quale. Dal racconto emerso dalle pagine di Repubblica Torino, la storia arrivata davanti al gup di Torino Ambra Cerabona con l’avvocato della vittima, padre di famiglia, che si costituisce parte civile, è durata fin tanto che i due si sono reciprocamente protetti da nicknamesu Facebook. La ragazza, una studentessa, a un certo punto fa capire di aver scoperto la vera identità del suo money slave( co- sì si chiamano gli schiavi del bonifico) e conseguenti contatti della consorte, indirizzo di casa incluso. Lui, già vacillante davanti ai conti che continuano ad abbassarsi, ravvisa la minaccia e va nel panico. La moglie lo scopre, prende in mano la situazio- ne e si sostituisce a lui dietro la tastiera, per interrompere la relazione. La dominatrice neanche lo capisce, ma abbozza. Poi, arriva la querela e via, si inizi il processo.
“È un giochino che esiste già da anni e sempre ci sarà, ma o- nline succedono cose marce”: così commenta D. S., dominatrice in carne e ossa da più di un lustro. Lei lo fa di persona e risponde secca quando le si chiede se lo giudichi o meno un lavoro: “No, assolutamente no”. Perché non solo “il sadomaso non è sesso, ma erotismo spinto che ti fa andare prima ‘in tiro’il cervello, poi il resto”, ma anche perché “esiste una differenza tra le Pro-Dommee le mercenarie”. Lei, quando uno dei suoi schiavi le confessa qualcosa che non ritiene né etico, né facente parte del gioco dei ruoli, li manda “da uno bravo” (cioè consiglia loro di consultare uno psicoterapeuta).
“La Pro-domme ti dà un servizio e non vuole vederti rovina- to. Alcune di queste ragazze non hanno mai letto un libro di De Sade, né sanno come si usa una frusta. La dominazione è un rapporto, serve tempo per costruirlo. Il sadomaso non è manipolazione”.
Spiega che nella versione e- sclusivamente virtuale ci sono diverse pratiche, da quelli che si fanno insultare via webcam, o via telefono a quelli che, come nel caso della coppia torinese, non si conoscono nemmeno. E la macchina dei soldi veloci “sta creando anche figure di schiavi che per queste giovani ragazze diventano papponi”. Un triplo- carpiato, insomma: lo schiavo aggancia la ragazza, gli procura nuovi clienti e poi magari si fa umiliare gratis, o chissà, prendendo una percentuale.
ESISTE anche la “blackmail”, il fenomeno del ricatto consensuale, come spiegò una cam-girl in un’intervista a Kudos: lo schiavo mette nelle mani della dominatrice il materiale più sensibile che ha, i propri dati veri, e paga per farsi ricattare. D.S. queste cose le considera una macchina spenna-polli: lei i suoi schiavi li conosce tutti e anzi, è stata vittima a parti invertite. Hanno perseguitato lei, minacciandola. Sarà per questo che, mentre parla, alza il telefono e dice: “Richiama con il numero in chiaro, grazie”. Nei mille rivoli delle pratiche, tra chi rivendica una cultura della dominazione e chi ne approfitta per mettere da parte la pensione, il sesso resta pura idealizzazione, lontano anni luce dall’incontro reale.
“Non c’è sesso, non sono escort – risponde un money slavea Federica Cacciola, in una puntata di Nemo. E nemmeno vorrebbe: “Per andarci dovrei magari conoscerla, innamorarmi”, risponde. Per il momento va bene così, continua, “è una sorta di palliativo, visto che non sono fidanzato, faccio sempre qualcosa per una donna”. E parte il bonifico.
Come funziona
Basta il contatto virtuale Non è necessario che il “money slave” incontri la sua dominatrice