Rider, gli incidenti nascosti: “Rischiamo di dover pagare noi”
In strada In molti casi gli infortuni non vengono denunciati per non perdere punteggio e quindi soldi. E sono lavoratori autonomi, nessuno li risarcisce
Francesco, 28 anni di Milano, stava consegnando cibo a domicilio con lo scooter, la scorsa settimana, quando uno scontro con un tram gli è costato la perdita della gamba. Se ne è parlato tanto, vista la gravità, ma gli incidenti dei fattorini – quasi tutti consegnano in bici – sono all'ordine del giorno. La maggior parte resta nel silenzio e sfugge alle statistiche: essendo quasi tutti inquadrati come lavoratori autonomi, senza contratto, molti casi non sono considerati incidenti sul lavoro. E per questo ieri la Cgil ha indetto uno sciopero (pochi partecipanti) e un presidio a Milano, in piazza XXIV Maggio.
I SINDACATI autonomi nati dalla mobilitazione dei rider – Deliverance Milano e Deliveroo Strike Raiders – tengono a fatica il conto. “Nel capoluogo lombardo, nelle ultime due settimane, sappiamo di cinque cadute di nostri colleghi di Foodora”, spiega Angelo, rider, impegnato con le due associazioni. Questa azienda applica ai suoi ciclisti il contratto co.co.co., con la copertura assicurativa Inail. Le altre piattaforme usano rapporti di prestazione occasionale, quindi niente tutela a parte qualche assicurazione privata che, dopo mesi di mobilitazione, alcune di loro stanno riconoscendo (vantandosene). “Un nostro collega che lavora per Glovo – aggiunge – si è scontrato con un auto. Oltre al danno, la beffa: sta ricevendo lettere dall'avvocato del proprietario che chiede i danni a lui, perché l'azienda declina la responsabilità”. La precarietà estrema fa da spauracchio, scoraggia i fattorini dal fermarsi quando si ha un'escoriazione al ginocchio o una fasciatura al braccio. “I ragazzi ci dicono che anche se cadono e sanguinano, poi portano comunque a termine la consegna” racconta Riccardo Germani dell'U- nione sindacale di Base. Il pagamento a cottimo, il bonus per ogni ordine portato a destinazione, li spinge a non perdere tempo, andare veloce e salire in sella anche in condizioni precarie. Finora gli incidenti gravi sono stati pochi. “Ma non aspetteremo il morto”, avvertono dalle associazioni che tre giorni fa hanno manifestato al Comune di Milano, ottenendo un incontro con l'assessore al Lavoro.
Ieri, è sceso in campo anche il sindacato dei trasporti della Cgil, con uno sciopero delle consegne di 24 ore. Anche il Pd, che quando era al governo ha di fatto ignorato un problema noto almeno dal 2016, ora si dice pronto a presentare una proposta di legge.
SECONDO i fattorini, un complesso di fattori li espone agli incidenti: il primo, come detto, è il cottimo che porta il raider ad accelerare per portare a casa il maggior numero di consegne per ogni turno. Secondo: il rating. Deliveroo, per esempio, assegna a ogni suo “collaboratore autonomo” un grado di affidabilità da uno a 100. L'azienda dice di “non classificare i rider sulla base delle consegne effettuate e di non spingerli ad andare più veloce, aumentando il rischio”. Le associazioni però ribattono che questo voto viene avvertito come un controllo psicologico. Chi da questo punto di vista preme di più è Glovo, impresa spagnola: sul proprio sito scrive “Diventa un glover! Il tuo compenso dipenderà dalla tua esperienza e dai tuoi punteggi”. Il F at t o Quotidiano ha chiesto a Glovo quali azioni metta in campo per garantire la sicurezza – anche qui i lavoratori sono collaboratori autonomi – ma non c'è stata risposta.
L'unica azienda che fa sapere i dati sugli infortuni è Moovenda (raramente presa di mira dai movimenti di protesta): “Dal 2015 ad oggi – spiegano - si sono verificati 13 incidenti, tutti di lieve entità. Solo un fattorino ha subito la rottura del legamento costringendolo a una degenza di circa due mesi, coperti dall'assicurazione sia per quanto riguarda l'infortunio che per l'assenza dal lavo-
Stop a Milano
“Un fattorino ha urtato un’auto: dovrà ripagarla lui, il datore non ne vuol sapere”
ro”. Le altre non dicono niente: Deliveroo sostiene di voler tutelare la privacy dei suoi rider (anche se i dati erano stati richiesti in forma anonima); Foodora dice di avere numeri molto bassi e in diminuzione e che li comunicherà quando avrà una serie storica più lunga. JustEat nemmeno lo sa perché non ha rapporti diretti con i rider, che dipendono dai ristoranti o dalle società fornitrici di manodopera, come nel caso di Francesco.