L’uomo del Colle ha detto no Salvini e Di Maio a muso duro
Il leader della Lega, dopo aver ricevuto le cattive notizie dall’incontro con il Presidente, scrive su Facebook: “Sono arrabbiato”. E il 5Stelle clicca “mi piace”
Il Quirinale fa muro, contro il nome che è uno spauracchio. Ma la Lega (ri)batte il tamburo di guerra. E i Cinque Stelle le vanno dietro, forse non potendo fare altro. Così il premier incaricato, “l’avvocato del popolo” Giuseppe Conte, rischia già di cadere in mezzo al fuoco incrociato. Ergo, in un afoso pomeriggio romano il governo gialloverde torna un’ipotesi. Rischia di saltare all’ultimo miglio, l’esecutivo tra M5S e Carroccio. Compatti nel puntare il dito contro Sergio Mattarella, che fino a pochi giorni fa per i 5Stelle era un faro. E ad alzare il tiro per prima è la Lega che ieri, appena Conte esce dal colloquio con Mattarella al Colle, fa trapelare sulle agenzie un messaggio bellico: “La Lega ha preso precisi impegni con gli italiani su tasse, Europa, giustizia, pensioni: non andiamo a Bruxelles con il cappello in mano”.
TRADOTTO , il nuovo no del Quirinale all’81enne Paolo Savona, il nome del Carroccio per l’Economia, spinge le camicie verdi ad accelerare lo scontro. E in serata Salvini su Facebook conferma con tre parole: “Sono davvero arrabbiato”. Sotto c’è anche il like, il “mi piace”, di Luigi Di Maio. Così, con un pollice alzato, il capo dei 5Stelle si mette in scia al leghista. Ben sapendo che ora staccarsi potrebbe essergli rovinoso, anche se si andasse a nuove urne. Perché per Salvini in campagna elettorale sarebbe facile additare il Movimento come l’ex alleato che si è arreso. E allora i 5Stelle soffiano che “M5S, Lega e Conte sono uniti su Savona”. Quindi, uniti contro il Quirinale.
È la linea decisa nella riunione in mattinata alla Camera tra Conte, Salvini e Di Maio, in cui il leghista ripete che sul nome per il Mef non si può cedere, per nessuna ragione. E il capo del M5S non si frappone. “Non gli abbiamo proposto nomi alternativi, nemmeno quello di Giancarlo Giorgetti” assicurano dal Movimento. Così resta ancora fuori della partita il numero due della Lega, che pure andrebbe bene anche al Quirinale. Ma Giorgetti ha sempre rifiutato quel ruolo. Vuole fare il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, consapevole di poter fare il regista a Palazzo Chigi. Per questo neanche Conte fa ipotesi alternative, e si impegna a tenere il punto sull’economista. Poco prima, aveva incontrato a Palazzo Koch il governatore della Banca d’ Italia Ignazio Visco .“Abbiamo parlato dello stato dell’economia italiana” riassume ai cronisti alla Camera.
Nervi a 5Stelle Vincenzo Spadafora: “Non farò parte del governo” Fuori Massolo, in bilico Castelli
POI SCOMPARE nella pancia di Montec itorio, nella sala al piano terra che per ora è la sua base. È lì che incontra Salvini e Di Maio. Mentre ai piani superiori, dove sciamano (pochi) deputati grillini, volano coltelli. Innanzitutto contro Vincenzo Spadafora: deputato campano e ombra di Di Maio, che era dato nella squadra di governo. Ma il pezzo uscito ieri sul Fatto, che racconta tramite intercettazioni il suo legame con l’ex presidente del Consiglio dei lavori Pubblici Angelo Balducci, provoca un sisma. Così nel primo pomeriggio Spadafora si tira fuori: “Non sarò nel governo”. Traballa anche la posizione di Laura Castelli: ieri era ancora nella lista dei ministri, ma il pezzo di Repubblicache la indica come una delle fonti del libro anti-M5S Supernova ha suscitato più di qual- che mal di pancia. In giornata cadono anche due nomi per gli Esteri: l’ex direttore del Dis Giampiero Massolo, gradito al Quirinale, e Pasquale Salzano, ambasciatore in Qatar, di Pomigliano d’Arco come Di Maio. La comunanza di origini però non gli basta per reggere il vento contrario di molti parlamentari, con in prima fila l’ex capogruppo in commissione Esteri Manlio Di Stefano, supportato da Alessandro Di Battista.
Nel frattempo Conte esce dalla Camera, beffando i cronisti. Va al Colle. Da dove torna per rinchiudersi fino a tarda sera a Montecitorio. Attorno a lui, la guerra tra Palazzi.