La disintermediazione dei riti politici: le consultazioni sui social col “mi piace”
“Sono davvero arrabbiato.” Matteo Salvini scrive un manuale di comunicazione politica e istituzionale in tre parole. Le pubblica su Facebook alle 20 e 40, le replica su Twitter un quarto d’ora dopo. La linea politica è sui social network: la notizia del giorno è uno status di 24 caratteri, il suo messaggio per Mattarella salta ogni mediazione giornalistica e finisce sulla timeline di 2milioni e 245mila persone (tanti sono i suoi fan su Facebook). Nei primi 60 minuti colleziona quasi mille condivisioni (ovvero persone reali che a loro volta ripubblicano il post sulla propria bacheca), 3.300 commenti (quasi tutti di sostegno) e oltre 5mila likes. Uno dei quali è clamoroso quanto il messaggio originale: quello di Luigi Di Maio. In una fase straordinariamente delicata, i due vincitori delle elezioni scrivono la cronaca delle consultazioni su Facebook, con un messaggio sibillino quanto ostile chiaramente rivolto al Capo dello Stato. Sembra una puntata di Black Mirror, la serie distopica di Netflix sui cambiamenti vertiginosi imposti dalle nuove tecnologie: ieri la comunicazione politica italiana è entrata nel futuro. Matteo Renzi era stato tra i primi a capirlo ma aveva usato il mezzo con leggerezza clownesca (il messaggio “Arrivo, arrivo” su Twitter nelle ore dell’incarico ricevuto da Napolitano, o la foto della playstation con Orfini dopo una sconfitta elettorale). Di Maio e soprattutto Salvini invece hanno stabilito un nuovo standard. È immaginabile che un esercito di editorialisti scandalizzati si stia già esercitando per censurare questo modo di fare politica: si evidenzierà la mancanza di garbo istituzionale, l’assenza di contenuti, si parlerà di deriva democratica. Il messaggio di Salvini scavalca tutti. Irride i giornali, ignora i commentatori, scansa le domande, arriva nella stessa forma a Mattarella come all’ultimo dei suoi elettori. È tremendamente efficace.
Ironia della sorte, poche ore prima era stata proprio la presidenza della Repubblica a compiere un’operazione altrettanto avveniristica: una smentita – con minaccia di querela – a un video di Claudio Messora (in arte Byoblu ) scritta dall’ufficio stampa di Mattarella direttamente tra i commenti di YouTube, e peraltro pubblicata alle 2 di notte. Il Colle ha scoperto i social network. Salvini, che li usa da tempo e con estremo profitto, ha dato il suo benvenuto.