Il Fatto Quotidiano

Stretta bancaria, nuova sberla all’Italia

L’Ecofin approva il pacchetto sui requisiti di capitale. Padoan contrario

- » CARLO DI FOGGIA

Il segnale è pessimo anche per il futuro governo. Ieri l’Ecofin, la riunione dei ministri dell'Economia dell’Ue, ha dato il via alla riforma delle regole sul capitale bancario. Il pacchetto proposto dalla presidenza di turno bulgara è stato appoggiato da Francia e Germania, solo Italia e Grecia si sono astenute (equivale a voto contrario). “Purtroppo il pacchetto bancario continua sulla strada della riduzione del rischio senza fare progressi sulla condivisio­ne”, ha fatto sapere il Tesoro. Ora parte il negoziato con il Parlamento Ue, servirà un secondo passaggio all’Ecofin per l’approvazio­ne definitiva.

Il punto di scontro riguarda l’introduzio­ne del livello minimo di capacità di assorbimen­to delle perdite (cosiddetto “Tlac”) che consentirà alle grandi banche di andare in “risoluzion­e” (un fallimento concordato) senza creare scossoni. Oggi le regole Ue del bail-inimpongon­o di accollare i costi dei salvataggi bancari in primis ai creditori delle banche ma, lo si è visto in italia, creano un terremoto. Il nuovo requisito impone di dotarsi di un “cuscinetto” di capitale (Mrel) – minimo pari all’ 8% della passività e dei fondi propri – azzerabile. Significa che le banche dovran- no emettere dei bond pensati proprio per coprire le perdite in caso di bail-in. Simili strumenti avrebbero un costo elevato per gli istituti, specie italiani, il cui mercato, in teoria riservato a clienti istituzion­ali non bancari (ma non c’è divieto rigido di piazzarli alle famiglie) è assai ristretto. Secondo una simulazion­e fatta da Francesco Lenzi su Lavoce.info il possibile “cuscinetto” di capitale, così come emerso dalle ultime proposte di modifica, potrebbe richiedere uno sforzo da 30 miliardi alle prime 10 banche italiane.

IL PACCHETTO bancario era stato proposto a novembre 2016. Dopo 18 mesi di negoziati l’ha spuntata la solita posizione tedesca. La Germania si oppone a una condivisio­ne dei rischi senza prima una loro riduzione. E così solo i due pilastri dell’Unione bancaria (vigilanza unica e bail-in) sono operativi. Il terzo – l’assicurazi­one comune sui depositi – è bloccata da 5 anni dal no di Berlino. “In questi anni sono state adottate numerose misure per ridurre il rischio mentre non sono stati mossi passi sufficient­i per condivider­lo”, si è lamentato ieri il dicastero di Pier Carlo Padoan.

La norma approvata è l’ennesimo passo in direzione opposta.

Il Tlac, che il pacchetto introdurre­bbe nella legislazio­ne Ue, è uno standard internazio­nale relativo alle 30 maggiori banche sistemiche, ma l’obiettivo della proposta è di estenderlo anche agli istituti maggiori con attivi pari a 100 miliardi (e la vigilanza potreb- be fissare un tetto anche superiore all’8%). Insomma, l’Ue inasprisce ancora i requisiti di capitale per le banche mentre gli Usa si muovono in direzione opposta riducendo gli oneri regolament­ari.

Sul fronte della condivisio­ne del rischio l’I t a li a spera nel consiglio Ue di giugno che dovrebbe discutere la riforma della governance dell’Eurozona proposta dalla Commission­e. Il pacchetto di ieri non menziona l’assicurazi­one sui depositi. Sarà il primo banco di prova del nuovo governo. “Non ci aspettiamo delusioni dall’Italia”, ha avvisato il ministro delle Finanze bulgaro Vladislav Goranov.

Tesoro infuriato “Altra riduzione dei rischi senza condivisio­ne” Passa la linea di Berlino. Solo Atene con Roma

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Ansa Pier Carlo Padoan
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