Il Fatto Quotidiano

Dopo Camusso, scontro per evitare la corsa a tre

La segretaria, ora alleata di Landini, accusata da Colla, l’uomo del dialogo col Pd

- » SALVATORE CANNAVÒ

La

Cgil torna a dividersi alla vigilia del suo congresso nazionale. Oggetto dello scontro, la designazio­ne del nuovo segretario generale dopo che Susanna Camusso esaurirà il suo mandato di otto anni.

LA DIVISIONE, però, non è più quella tradiziona­le tra la segretaria nazionale e la Fiom di Maurizio Landini.

Stavolta nella parte dell’oppositore c’è Vincenzo Colla, 56enne piacentino con una carriera interna al sindacato di cui è stato, dal 2010 segretario generale della nevralgica Emilia (856 mila iscritti nel 2017). Colla, sconosciut­o ai più, ma con un peso nella Cgil, è entrato in segreteria nel 2016 e, secondo il chiacchier­iccio interno rappresent­a l’ala del sindacato che guarda ancora al rapporto con il Pd, e con un approccio di vecchio stampo concertati­vo. La sua candidatur­a alla segreteria è sul tavolo da mesi, ma è osteggiata sia da Camusso che da Maurizio Landini, anch’egli in predicato di correre per la carica più alta e al momento con un profilo più coperto.

Per sbloccare una situazione che rischia di determinar­e tre candidatur­e – Camusso in- fatti avrebbe gradito la segretaria della Funzione pubblica, Serena Sorrentino – la segreteria nazionale ha deciso una prassi inusuale: “L’ascolto informale” dei segretari di categoria, regionali e delle Camere del lavoro. Una consultazi­one a tappeto comunicata, con una lettera della stessa Camusso ai destinatar­i il 24 maggio.

In quella lettera il segretario generale informa i consultati che la segreteria avanzerà una serie di criteri per scegliere il leader del sindacato. Proposta che “è stata condivisa da 7 su 9 compagne e compagni della Segreteria”. Un modo per mettere tutti a conoscenza della spaccatura e cercare di costruire una soluzione unitaria facendo fare un passo indietro a Colla.

Il quale, però, non arretra. A stretto giro, infatti, arriva la sua lettera, siglata insieme all’altro membro “dissidente” della segreteria, Roberto Ghi- selli, con cui definisce l’iniziativa di Camusso “del tutto inopportun­a”, che evidenzia “una divisione interna alla segreteria, forzando e drammatizz­ando una discussion­e” che Colla avrebbe voluto tutta interna agli organismi dirigenti: direttivo nazionale o Assemblea generale che, da Statuto, eleggerà il futuro segretario. “Chi ha la massima responsabi­lità nell’Organizzaz­ione deve cercare di rappresent­are un punto di equilibrio”, scrive polemicame­nte il dirigente emiliano.

LO SCONTROè soprattutt­o sui criteri che dovranno individuar­e il profilo del prossimo segretario. La segreteria punta a una forte innovazion­e, a una figura che sappia fare contrattaz­ione, autonoma dalla politica, rappresent­ativa di quanto di meglio la Cgil ha fatto negli ultimi anni. Colla ritiene che questi criteri “sug- geriscono implicitam­ente delle risposte e inducono a escludere in partenza alcune opzioni”.

Si potrebbe intraveder­e in quei criteri la figura dello stesso Landini, se il suo patto con Camusso si è spinto fino a tanto, o una figura di maggiore innovazion­e generazion­ale. Mentre Colla rappresent­erebbe la continuità dell’apparato organizzat­ivo più tradiziona­le.

Il punto è che, salvo gli alternativ­i dell’area “Il sindacato è un’altra cosa”, al congresso la Cgil arriva con una forte unità attorno al documento “Il lavoro è” che verrà approvato martedì dal direttivo. Ma sulla discussion­e politica, unitaria, aleggia quella, di scontro, sulle cariche. Discussion­e che rischia di rovinare la festa al primo sindacato italiano, una delle realtà della sinistra storica rimaste ancora in piedi.

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Il capo della Cgil, Susanna Camusso, e Maurizio Landini, già segretario della Fiom
LaPresse Il sindacato rosso Il capo della Cgil, Susanna Camusso, e Maurizio Landini, già segretario della Fiom

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