Weinstein La speranza è che anche da noi chi l’ha fatta franca venga punito
WEINSTEIN si è consegnato alle autorità e per Hollywood pare sia la svolta. L’arresto del più potente produttore cinematografico americano segna in definitiva il punto di cesura tra il vecchio sistema di potere maschilista e un nuovo sistema, quella rappresentato dalmovimento MeToo. Ora, però, mi chiedo se in Italia avverrà lo stesso. Prima il fuoco di paglia su Brizzi, e quindi il manifesto “Dissenso comune”. Ci sarà anche qui qualcuno disposto a ristabilire l’ordine o è il caso di dire: tanto rumore per nulla? GENTILE ENRICA, si tratta indubbiamente di una svolta epocale, impensabile forse in altri tempi. Come osserva giustamente lei, possiamo pensare a un pre e post Weinstein nell’ambito di un discorso storico sulla lotta per la parità ed emancipazione femminili. La risposta italiana nell’ambito di questa “nuova presa di coscienza” non è evidentemente ancora “fattiva” come quella americana, si tratta di un ritardo a mio avviso di duplice valenza: da una parte dovuto al fatto che il movimento “Dissenso comune” è nato dopo (sulla scia di..) Time’s Up e da esso sta tuttora traendo ispirazioni per una sua concretezza applicabile al nostro Paese; dall’altra che il modus operandi italiano è da sempre meno radicale rispetto a quello anglosassone. Lo vediamo in ogni ambito, nel bene o nel male come in questo caso. La buona notizia è arrivata dal Festival di Cannes durante il quale è stato organizzato un incontro internazionale fra movimenti/manifesti femminili post Weinstein: un incontro da intendersi quale ulteriore spartiacque almeno in termini di confronto sul- le tematiche scottanti, in primis quella della prevenzione e lotta alla violenza. L’auspicio è che le nostre rappresentanti in tale consesso, e tutte le donne affiliate a ogni movimento per la tutela della donna (che sono diversi, non solo il manifesto “Dissenso comune”, come lei sa) ne siano uscite rinfrancate rispetto al “dover fare”, “dover parlare” anche quando queste azioni assolutamente necessarie diventano scomode, se non pericolose. Nessuno sa quando, ma personalmente nutro la fiducia che anche da noi chi finora l’ha fatta franca non avrà più la strada così spianata.