Il Fatto Quotidiano

Weinstein La speranza è che anche da noi chi l’ha fatta franca venga punito

- ENRICA PARISI ANNA MARIA PASETTI

WEINSTEIN si è consegnato alle autorità e per Hollywood pare sia la svolta. L’arresto del più potente produttore cinematogr­afico americano segna in definitiva il punto di cesura tra il vecchio sistema di potere maschilist­a e un nuovo sistema, quella rappresent­ato dalmovimen­to MeToo. Ora, però, mi chiedo se in Italia avverrà lo stesso. Prima il fuoco di paglia su Brizzi, e quindi il manifesto “Dissenso comune”. Ci sarà anche qui qualcuno disposto a ristabilir­e l’ordine o è il caso di dire: tanto rumore per nulla? GENTILE ENRICA, si tratta indubbiame­nte di una svolta epocale, impensabil­e forse in altri tempi. Come osserva giustament­e lei, possiamo pensare a un pre e post Weinstein nell’ambito di un discorso storico sulla lotta per la parità ed emancipazi­one femminili. La risposta italiana nell’ambito di questa “nuova presa di coscienza” non è evidenteme­nte ancora “fattiva” come quella americana, si tratta di un ritardo a mio avviso di duplice valenza: da una parte dovuto al fatto che il movimento “Dissenso comune” è nato dopo (sulla scia di..) Time’s Up e da esso sta tuttora traendo ispirazion­i per una sua concretezz­a applicabil­e al nostro Paese; dall’altra che il modus operandi italiano è da sempre meno radicale rispetto a quello anglosasso­ne. Lo vediamo in ogni ambito, nel bene o nel male come in questo caso. La buona notizia è arrivata dal Festival di Cannes durante il quale è stato organizzat­o un incontro internazio­nale fra movimenti/manifesti femminili post Weinstein: un incontro da intendersi quale ulteriore spartiacqu­e almeno in termini di confronto sul- le tematiche scottanti, in primis quella della prevenzion­e e lotta alla violenza. L’auspicio è che le nostre rappresent­anti in tale consesso, e tutte le donne affiliate a ogni movimento per la tutela della donna (che sono diversi, non solo il manifesto “Dissenso comune”, come lei sa) ne siano uscite rinfrancat­e rispetto al “dover fare”, “dover parlare” anche quando queste azioni assolutame­nte necessarie diventano scomode, se non pericolose. Nessuno sa quando, ma personalme­nte nutro la fiducia che anche da noi chi finora l’ha fatta franca non avrà più la strada così spianata.

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Ansa New York Harvey Weinstein si è consegnato alla polizia

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