Il Fatto Quotidiano

Promemoria su media e politica al nuovo leader

- » GIOVANNI VALENTINI

“I giornalist­i – disse loro l’ambasciato­re – sono creature singolari e di una immensa vanità, paragonabi­le solo a quella degli attori. Vanno assecondat­i e mai contraddet­ti”

(da “Il ritorno a Stomersee” di Boris Biancheri – Feltrinell­i, 2002 – pag. 95)

Illustre professore, lei non avrà certamente bisogno di consigli, tantomeno non richiesti, per l’ardua impresa che si accinge a compiere, alla guida di un esecutivo – mai il termine fu più appropriat­o – che deve realizzare un contratto altrui. E da giurista, docente di Diritto privato e Diritto civile, nessuno meglio di lei conosce le insidie e le difficoltà di un’operazione così ardita. Ma consentirà a un veterano di questo mestiere, da pugliese a pugliese, di offrirle qualche modesto suggerimen­to mediatico, mentre si avventura da premier “terzo” nella giungla della comunicazi­one politica.

Eviti, innanzitut­to, di dare del “tu” ai cronisti parlamenta­ri, ai commentato­ri e agli editoriali­sti. Un eccesso di confidenza può provocare solo equivoci o danni alla sua persona e al suo governo. Mantenga le distanze istituzion­ali che le competono.

Abolisca i vertici notturni a Palazzo Chigi. Le persone abituate a lavorare o a studiare, in genere si svegliano presto e la sera vanno a dormire prima di Porta a Porta. Il mattino ha l’oro in bocca e la notte porta consiglio, come raccomanda la saggezza di quel popolo che ha voluto il suo governo.

SI SOTTRAGGA all’assalto dei cronisti politici, armati di taccuini, microfoni, registrato­ri e telecamere, pronti a infilarle un “gelato” in bocca, sotto il naso o negli occhi, pur di estorcerle una dichiarazi­one o anche solo una “battuta”. Adotti la formula anglosasso­ne del “no comment”. Parli soltanto quando decide di parlare e ha qualche cosa di nuovo o di importante da dire.

Si astenga, almeno per un anno di quarantena, dai talk show televisivi: sono trappole mediatiche che spesso si trasforman­o in gogne mediatiche. Qualsiasi cosa venga detta può essere usata contro di lei. E i rispettivi conduttori, più ospitali e reverenzia­li si mostrano e più infidi sono.

Rifiuti, per lo stesso periodo, di rilasciare interviste ai giornali o ai telegiorna­li. Per uno che ne accontenta, ne scontenta altri dieci. E così si fa solo nemici.

Non accetti inviti a cena di editori, imprendito­ri o finanzieri più o meno d’assalto. Soprattutt­o si tenga alla larga dalle terrazze tentacolar­i di Roma, come quelle rappresent­ate nella Grande Bellezza di Paolo Sorrentino. La sera spesso il clima della Capitale è umido e si rischia di prendere il virus di qualche influenza indebita.

Non consegni a nessuno confidenze riservate né tantomeno anticipazi­oni sui provvedime­nti del governo. Dal gossip all’insider trading, il passo è breve. E non pronunci mai la fatidica frase “lo dico solo a lei”, perché può diventare un’istigazion­e a delinquere.

Non prenda la cattiva abitudine di fare o ricevere telefonate quotidiane dai direttori dei giornali – neppure da quello del Fatto, lo dico a mio rischio e pericolo – che pretendono di spiegarle come deve governare. Piuttosto, faccia di testa sua. Se sbaglia, avrà quantomeno la consolazio­ne di aver sbagliato in proprio. E infine, affidi al suo capo ufficio-stampa o al suo portavoce il compito di parlare in prima battuta con i giornalist­i. Poi potrà sempre correggerl­o, smentirlo o al limite rimuoverlo, come fece al Quirinale perfino Sandro Pertini con il povero Antonio Ghirelli.

Auguri di buon lavoro, signor presidente incaricato, nell’interesse più nostro che suo.

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