Promemoria su media e politica al nuovo leader
“I giornalisti – disse loro l’ambasciatore – sono creature singolari e di una immensa vanità, paragonabile solo a quella degli attori. Vanno assecondati e mai contraddetti”
(da “Il ritorno a Stomersee” di Boris Biancheri – Feltrinelli, 2002 – pag. 95)
Illustre professore, lei non avrà certamente bisogno di consigli, tantomeno non richiesti, per l’ardua impresa che si accinge a compiere, alla guida di un esecutivo – mai il termine fu più appropriato – che deve realizzare un contratto altrui. E da giurista, docente di Diritto privato e Diritto civile, nessuno meglio di lei conosce le insidie e le difficoltà di un’operazione così ardita. Ma consentirà a un veterano di questo mestiere, da pugliese a pugliese, di offrirle qualche modesto suggerimento mediatico, mentre si avventura da premier “terzo” nella giungla della comunicazione politica.
Eviti, innanzitutto, di dare del “tu” ai cronisti parlamentari, ai commentatori e agli editorialisti. Un eccesso di confidenza può provocare solo equivoci o danni alla sua persona e al suo governo. Mantenga le distanze istituzionali che le competono.
Abolisca i vertici notturni a Palazzo Chigi. Le persone abituate a lavorare o a studiare, in genere si svegliano presto e la sera vanno a dormire prima di Porta a Porta. Il mattino ha l’oro in bocca e la notte porta consiglio, come raccomanda la saggezza di quel popolo che ha voluto il suo governo.
SI SOTTRAGGA all’assalto dei cronisti politici, armati di taccuini, microfoni, registratori e telecamere, pronti a infilarle un “gelato” in bocca, sotto il naso o negli occhi, pur di estorcerle una dichiarazione o anche solo una “battuta”. Adotti la formula anglosassone del “no comment”. Parli soltanto quando decide di parlare e ha qualche cosa di nuovo o di importante da dire.
Si astenga, almeno per un anno di quarantena, dai talk show televisivi: sono trappole mediatiche che spesso si trasformano in gogne mediatiche. Qualsiasi cosa venga detta può essere usata contro di lei. E i rispettivi conduttori, più ospitali e reverenziali si mostrano e più infidi sono.
Rifiuti, per lo stesso periodo, di rilasciare interviste ai giornali o ai telegiornali. Per uno che ne accontenta, ne scontenta altri dieci. E così si fa solo nemici.
Non accetti inviti a cena di editori, imprenditori o finanzieri più o meno d’assalto. Soprattutto si tenga alla larga dalle terrazze tentacolari di Roma, come quelle rappresentate nella Grande Bellezza di Paolo Sorrentino. La sera spesso il clima della Capitale è umido e si rischia di prendere il virus di qualche influenza indebita.
Non consegni a nessuno confidenze riservate né tantomeno anticipazioni sui provvedimenti del governo. Dal gossip all’insider trading, il passo è breve. E non pronunci mai la fatidica frase “lo dico solo a lei”, perché può diventare un’istigazione a delinquere.
Non prenda la cattiva abitudine di fare o ricevere telefonate quotidiane dai direttori dei giornali – neppure da quello del Fatto, lo dico a mio rischio e pericolo – che pretendono di spiegarle come deve governare. Piuttosto, faccia di testa sua. Se sbaglia, avrà quantomeno la consolazione di aver sbagliato in proprio. E infine, affidi al suo capo ufficio-stampa o al suo portavoce il compito di parlare in prima battuta con i giornalisti. Poi potrà sempre correggerlo, smentirlo o al limite rimuoverlo, come fece al Quirinale perfino Sandro Pertini con il povero Antonio Ghirelli.
Auguri di buon lavoro, signor presidente incaricato, nell’interesse più nostro che suo.