Carlo Cottarelli, il profeta dei tagli premier in nome dello spread
Oggi sale al Colle l’ex commissario alla spending review che valuta i programmi dei partiti
“Non vedo scossoni sullo spread nell'immediato, anche con choc p ol i ti c i”. Il 12 marzo Carlo Cottarelli era molto ottimista: già si era dato disponibile in tutti i modi per il governo, ma non immaginava certo che poco più di due mesi dopo avrebbe davvero ricevuto l’incarico di formare un nuovo governo proprio in nome degli “scossoni sullo spread” e dopo uno “choc politico”. Questa mattina Sergio Mattarella riceverà al Quirinale il professor Cottarelli, ex commissario alla revisione della spesa, per dargli l’incarico di formare un nuovo governo, anche senza la fiducia del Parlamento (salvo sorprese), per poi guidare il Paese verso le elezioni mentre i Cinque Stelle e Fratelli d’Italia già iniziano una campagna per mettere in stato d’accusa Mattarella.
NEL SUO ULTIMOlibro appena pubblicato da Feltrinelli I sette peccati capitali dell’economia italiana (un programma di governo), Cottarelli dedica un intero capitolo alla “difficoltà di convivere con l’euro”. Un’analisi molto critica - con tanto di citazioni dell’euroscettico ex governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio - ma che arriva alla conclusione che “tutto sommato, credo che sia di gran lunga preferibile cercare di tornare alla crescita riformando l’economia italiana, piuttosto che scegliere il salto nel buio rappresentato d a u n ’ u s c i t a dall’euro”. Non una professione di entusiasmo verso la moneta unica, ma a Cottarelli tocca ora il compito di rappresentare, almeno nelle intenzioni di Mattarella, l’argine europeista alle derive rappresentante dal programma della Lega e dalla nomina di Paolo Savona al ministero del l’Ec onomia sulla quale è arrivato il veto del Quirinale, aprendo la crisi.
Difficile però che Cottarelli basti a rassicurare i mercati, le istituzioni europee e i partner internazionali, come il presidente Emmanuel Macron che aveva già dato un sorprendente sostegno al professor Giuseppe Conte (M5S) con l’idea di creare un asse con l’Italia per arginare la Germania nella gestione dell’eurozona.
A 64 anni, Cottarelli con il suo volto scavato e il marcato accento cremonese, non è esattamente il personaggio capace di raccogliere consensi in Parlamento o di trovare un insperato nuovo accordo tra partiti. Oggi dirige l’Osservatorio sui conti pubblici dell’U- verso. A Washington guadagnava 300 mila dollari quasi netti, accetterà di scendere a 260mila ma il primo effetto della sua nomina è che il governo Letta deve aumentare la spesa prevista per il commissario alla revisione della spesa da 950 mila euro per tre anni a 980 mila. Cottarelli resta comunque popolare almeno finché a palazzo Chigi non arriva Matteo Renzi, nel febbraio del 2014, e decide che la politica di bilancio e i tagli li decide il premier, non un commissario tecnico. Dopo mesi di difficile convivenza al limite del mobbing, il primo novembre 2014 Renzi rimanda Cottarelli al Fondo monetario internazionale, con un altro incarico, direttore esecutivo nel board, una nomina politica per levarselo di torno. Prende il suo posto Yoram Gutgeld, allora deputato Pd molto renziano, col mandato di rivedere la spesa senza incidere sul consenso al governo e per finanziare le riforme del governo.
Adesso non è chiaro quale sarà il mandato di Cottarelli. Le differenze con Mario Monti, l’ultimo premier tecnico nominato nel 2011, sono enormi: all’epoca Monti aveva il consenso di tutto il Parlamento tranne la Lega e qualche frangia di centrodestra, il sostegno nel Paese era generalizzato e l’opinione pubblica apprezzava perfino la richiesta di sacrifici in nome del recupero di credibilità sui mercati finanziari e per tenere sotto controllo il costo del debito.
Ora è tutto diverso. Cottarelli si troverà a essere il bersaglio dei Cinque Stelle: in campagna elettorale volevano usare il suo dossier sui tagli alla spesa pubblica, ora lo indicheranno come lo strumento di Mattarella per fermare il “governo del cambiamento”. E dovrà dare ai mercati una rassicurazione che, privo com’è di legittimazione elettorale e parlamentare, non può garantire: che la crisi istituzionale aperta dalla rinuncia di Conte può essere riportata sotto controllo.
IERI SERA, negli scambi dei messaggi tra i vertici dei Cinque Stelle, è cominciata la caccia al capro espiatorio della crisi. E c’era chi, oltre a Mattarella, voleva incolpare perfino Mario Draghi, presidente della Bce. Ma lo stesso Matteo Salvini, leader della Lega, è intervenuto per arginare la deriva. Cottarelli, però, non potrà sfuggire al tiro al bersaglio. Ogni sua mossa, da qui alle elezioni, sarà contestata se davvero prenderà la guida di un governo privo di fiducia parlamentare.
L’unica cosa che i mercati temevano più del governo Lega-M5S era una fase di caos che come unico sbocco vede un governo a guida centrodestra con la Lega euro-scettica ancora più forte.
Stamattina le Borse Attesa per la reazione dei mercati: basterà l’incarico al “tecnico” per evitare attacchi? LA PREVISIONE SBAGLIATA
Non vedo scossoni sullo spread, anche con choc politici. Il mio libro un programma di governo? Meglio non ripeterlo
12 marzo 2018
“I SETTE PECCATI DELL’ECONOMIA ITALIANA”
È preferibile tornare alla crescita riformando l’economia italiana, piuttosto che scegliere il salto nel buio dell’uscita dall’euro