Il Fatto Quotidiano

Salvini ride, Di Maio no Il fronte dei due leader

- » LUCA DE CAROLIS E PAOLA ZANCA

Alle 19.33 il sovranista che forse non aspettava altro stacca la spina e apre la campagna elettorale: “Quando un ministro è antipatico a Berlino vuol dire che è quello giusto, se deve un partire governo condiziona­to dalle minacce dell’Europa, con la Lega non parte”. Parla già di urne Matteo Salvini, anche se Giuseppe Conte è ancora nella pancia del Quirinale: “Se questa è una democrazia la parola deve tornare agli italiani”. Poi esce tra la folla della Terni un tempo rossa, in mezzo ai cori, in maniche di camicia e con il sorriso di chi ha comunque vinto.

DALLA ROMA dei Palazzi invece Luigi Di Maio, sempre e comunque in giacca e cravatta, esplode in diretta su Facebook: “Questa non è una democrazia libera, ci è stato impedito di fare il governo del cambiament­o, la scelta di Mattarella è incomprens­ibile”. Il volto è una maschera di pallore e rabbia, bianco come lo sfondo, mentre le agenzie raccontano che “i vertici del M5S ragionano sull’impeachmen­t nei confronti del presidente della Repubblica”.

Le due facce del governo che non è stato, l’esecutivo gialloverd­e evaporato all’ultimo miglio, raccontano che gli alleati possibili parlano una lingua simile ma hanno sentimenti opposti. Con Salvini tutto contento che pregusta voto anticipato, in cui sull’onda dei sondaggi proverà a prendersi tutto nel nome delle barricate contro l’Europa e, certo, contro il Quirinale. Anche Di Maio inveisce contro i presunti poteri forti: “Diciamocel­o chiarament­e che è inutile che andiamo a votare tanto i governi li decidono le agenzie di rating, le lobby finanziare e bancarie, sempre gli stessi”. Ma la sua non è una festa, è la reazione di chi ora può perdere quasi tutto: Palazzo Chigi, la vittoria nelle urne, e chissà se la guida del M5S. E già deve tornare a ragionare di deroga alla regola dei due mandati, sempre che si voti in tempi brevi.

Intanto sul web, migliaia di militanti già invocano le piazze contro Mattarella, la Ue e tutto ciò che vedono come Sistema. “Sono tutti incazzati, le chat esplodono” racconta un parlamenta­re. “Sono ore buie per la Repubblica” scrive su Facebook il deputato Angelo Tofalo. “La democrazia sempliceme­nte non funziona” twitta il senatore lucano Vito Petrocelli. E si fa sentire anche Alessandro Di Battista, ufficialme­nte a poche ore dalla partenza per le Americhe: “Coraggio, sono ultimi colpi di co- da di animali politici morenti!”. Parole da trascinato­re, che sabato sera ha detto di essere pronto a ricandidar­si in caso di voto anticipato. Magari anche come candidato premier. Intanto Salvini dall’Umbria morde Berlusconi: “Non capisco le sue dichiarazi­oni, invece di dire mezza parola a difesa di un suo alleato dice viva Mattarella, viva la Merkel”. E già annuncia: “Al prossimo giro a fare il presidente del Consiglio ci vado io”. Invece quello che per quattro giorni è stato il premier incaricato, Giuseppe Conte, si chiude in riunione con Di Maio. Il capo prepara la serata a Fiumicino, alle porte di Roma, dove doveva andare a sostenere il candidato sindaco dei grillini. Ma ormai è un altro evento, con Di Battista, Conte e Virginia Raggi. “Cerchiamo di restare calmi, ma tutto è questo è uno scandalo” ripete con i suoi Di Maio. Però già discute di impeachmen­t. Qualche eletto frena in chat: “Respiriamo un attimo, pensiamoci”. Ma il leader va in frontale con il Colle.

E DIRE che fino al primo pomeriggio i 5Stelle sprizzavan­o ottimismo. “Ce la faremo” giuravano, mentre assieme alla Lega riscriveva­no ancora la lista dei ministri. “Salvini ci aveva dato il via libera per un vice ministro europeista da mettere accanto a Paolo Savona”. E invece nulla. “Non esiste dire che eravamo per l’uscita dall’e ur o, nel contratto abbiamo scritto che volevamo ridiscuter­e i trattati europei restando leali con gli altri paesi” morde il dimaiano doc Alfonso Bonafede. Mentre dai piani alti sussurrano: “Il candidato premier sarà ancora Luigi”. Perché l’ombra di Di Battista è ingombrant­e. E proprio il 5Stelle romano arringa la folla: “A Mattarella non sta bene Savona e poi riceve il condannato Berlusconi?”. Poi sul palco sale Di Maio: “Dopo stasera è difficile credere nelle istituzion­i. Era una cosa premeditat­a far fallire il governo del M5S e della Lega. Non ho tradito io, ha tradito un altro”. È la guerra, che porterà nelle piazze.

Facce e luoghi

Il capo del Carroccio tra la folla in Umbria, quello del Movimento su Facebook e a Fiumicino In Italia puoi essere Alfano e fare il ministro, ma se sei Savona no Era premeditat­o far fallire il governo del M5S e della Lega

LUIGI DI MAIO

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