Salvini ride, Di Maio no Il fronte dei due leader
Alle 19.33 il sovranista che forse non aspettava altro stacca la spina e apre la campagna elettorale: “Quando un ministro è antipatico a Berlino vuol dire che è quello giusto, se deve un partire governo condizionato dalle minacce dell’Europa, con la Lega non parte”. Parla già di urne Matteo Salvini, anche se Giuseppe Conte è ancora nella pancia del Quirinale: “Se questa è una democrazia la parola deve tornare agli italiani”. Poi esce tra la folla della Terni un tempo rossa, in mezzo ai cori, in maniche di camicia e con il sorriso di chi ha comunque vinto.
DALLA ROMA dei Palazzi invece Luigi Di Maio, sempre e comunque in giacca e cravatta, esplode in diretta su Facebook: “Questa non è una democrazia libera, ci è stato impedito di fare il governo del cambiamento, la scelta di Mattarella è incomprensibile”. Il volto è una maschera di pallore e rabbia, bianco come lo sfondo, mentre le agenzie raccontano che “i vertici del M5S ragionano sull’impeachment nei confronti del presidente della Repubblica”.
Le due facce del governo che non è stato, l’esecutivo gialloverde evaporato all’ultimo miglio, raccontano che gli alleati possibili parlano una lingua simile ma hanno sentimenti opposti. Con Salvini tutto contento che pregusta voto anticipato, in cui sull’onda dei sondaggi proverà a prendersi tutto nel nome delle barricate contro l’Europa e, certo, contro il Quirinale. Anche Di Maio inveisce contro i presunti poteri forti: “Diciamocelo chiaramente che è inutile che andiamo a votare tanto i governi li decidono le agenzie di rating, le lobby finanziare e bancarie, sempre gli stessi”. Ma la sua non è una festa, è la reazione di chi ora può perdere quasi tutto: Palazzo Chigi, la vittoria nelle urne, e chissà se la guida del M5S. E già deve tornare a ragionare di deroga alla regola dei due mandati, sempre che si voti in tempi brevi.
Intanto sul web, migliaia di militanti già invocano le piazze contro Mattarella, la Ue e tutto ciò che vedono come Sistema. “Sono tutti incazzati, le chat esplodono” racconta un parlamentare. “Sono ore buie per la Repubblica” scrive su Facebook il deputato Angelo Tofalo. “La democrazia semplicemente non funziona” twitta il senatore lucano Vito Petrocelli. E si fa sentire anche Alessandro Di Battista, ufficialmente a poche ore dalla partenza per le Americhe: “Coraggio, sono ultimi colpi di co- da di animali politici morenti!”. Parole da trascinatore, che sabato sera ha detto di essere pronto a ricandidarsi in caso di voto anticipato. Magari anche come candidato premier. Intanto Salvini dall’Umbria morde Berlusconi: “Non capisco le sue dichiarazioni, invece di dire mezza parola a difesa di un suo alleato dice viva Mattarella, viva la Merkel”. E già annuncia: “Al prossimo giro a fare il presidente del Consiglio ci vado io”. Invece quello che per quattro giorni è stato il premier incaricato, Giuseppe Conte, si chiude in riunione con Di Maio. Il capo prepara la serata a Fiumicino, alle porte di Roma, dove doveva andare a sostenere il candidato sindaco dei grillini. Ma ormai è un altro evento, con Di Battista, Conte e Virginia Raggi. “Cerchiamo di restare calmi, ma tutto è questo è uno scandalo” ripete con i suoi Di Maio. Però già discute di impeachment. Qualche eletto frena in chat: “Respiriamo un attimo, pensiamoci”. Ma il leader va in frontale con il Colle.
E DIRE che fino al primo pomeriggio i 5Stelle sprizzavano ottimismo. “Ce la faremo” giuravano, mentre assieme alla Lega riscrivevano ancora la lista dei ministri. “Salvini ci aveva dato il via libera per un vice ministro europeista da mettere accanto a Paolo Savona”. E invece nulla. “Non esiste dire che eravamo per l’uscita dall’e ur o, nel contratto abbiamo scritto che volevamo ridiscutere i trattati europei restando leali con gli altri paesi” morde il dimaiano doc Alfonso Bonafede. Mentre dai piani alti sussurrano: “Il candidato premier sarà ancora Luigi”. Perché l’ombra di Di Battista è ingombrante. E proprio il 5Stelle romano arringa la folla: “A Mattarella non sta bene Savona e poi riceve il condannato Berlusconi?”. Poi sul palco sale Di Maio: “Dopo stasera è difficile credere nelle istituzioni. Era una cosa premeditata far fallire il governo del M5S e della Lega. Non ho tradito io, ha tradito un altro”. È la guerra, che porterà nelle piazze.
Facce e luoghi
Il capo del Carroccio tra la folla in Umbria, quello del Movimento su Facebook e a Fiumicino In Italia puoi essere Alfano e fare il ministro, ma se sei Savona no Era premeditato far fallire il governo del M5S e della Lega
LUIGI DI MAIO