Il Fatto Quotidiano

Caos dopo la guerra di Marino “Pochi, ne assumiamo altri 350”

- AND. MAN.

Spesso odiati dai cittadini per le multe, di frequente insultati per la loro assenza o al contrario per l’eccessivo zelo durante gli ingorghi stradali, i “pizzardoni” romani, come vengono chiamati qui i vigili urbani, vivono un momento di relativa calma nei rapporti con l’amministra­zione comunale. Negli anni della giunta di centrodest­ra di Gianni Alemanno, con la creazione di Roma Capitale nel 2010 il corpo è stato trasformat­o in Polizia Locale, moltiplica­ndone i compiti ma non le risorse e la dotazione organica. Ai vigili è stato chiesto di occuparsi di disciplina del traffico, multe, antiabusiv­ismo commercial­e, contrasto alla prostituzi­one, controlli nei Campi rom e tutela del decoro urbano. Con il successore Ignazio Marino, invece, è stata guerra aperta per due anni e mezzo, dopo la scelta di farli dirigere da un comandante esterno e di imporre turnazioni del personale tra i gruppi come buona pratica anticorruz­ione. Èfinita che i circa 5.500 agenti fanno un po’ di tutto senza però riuscire ad eccellere in un settore specifico. Secondo la pianta organica il corpo dovrebbe contare quasi 8.500 agenti, il 1° giugno entreranno in servizio 350 neo assunti, che la sindaca Raggi ha chiesto vengano dislocati prevalente­mente in strada per occuparsi di ingorghi stradali e contrasto ai venditori abusivi.

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5.500 in divisa Numeri piccoli per una capitale come Roma. Da marzo il comandante è Antonio Di Maggio

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