Meglio del calcio in tv c’è la D’Urso
Detto che il pasticciaccio brutto dei diritti tv del calcio potrebbe concludersi oggi, a patto che nell’assemblea di Lega 12 presidenti su 17 siano d’accordo sulla decisione da prendere (tornare da mamma Sky o scappare di casa col nuovo spasimante Mediapro), la domanda è: ma i “ricchi scemi” del pianeta pallone, intenti solo a raccattare soldi, si sono chiesti come mai il baraccone si stia sfasciando e se sia possibile fare qualcosa per provare a raddrizzarlo (e continuare a sperare di mungere denaro)? La risposta, purtroppo, è no.
IL 16 GENNAIO l’organismo che riunisce le leghe calcistiche europee (Epfl) ha pubblicato i risultati di uno studio compiuto sugli ultimi 7 campionati, dal 2010-11 al 2016-17. Nella classifica del numero di spettatori allo stadio la serie A, con una media di 22.830 a partita, viene quasi doppiata dalla Bundesliga (Germania, 42.388) e dalla Premier League (Inghilterra, 35.870), piazzandosi quarto alle spalle anche della Liga (Spagna, 26.247). Ma nella graduatoria della percentuale di riempimento degli stadi, che molto ha a che fare con il valore dei diritti tv, la situazione è a dir poco drammatica: mentre in Inghilterra riempiono gli stadi al 94,95%, in Germania al 91,27, in Olanda (sic) all’88,23, nella serie A italiana gli spettatori riempiono lo stadio mediamente al 57,11%: peggio anche di Francia (70,67), Spagna (67,50), Norvegia (63,33), Scozia (61,88) e Belgio (58,22). Siamo noni, e questo significa che da noi le partite si giocano in stadi mezzi vuoti, come siamo tristemente abituati a vedere ormai da anni.
Detto che il campionato appena concluso ha fatto registrare un lieve miglioramento grazie soprattutto a Inter, Milan e Napoli, ai primi tre posti per affluenza allo stadio (con l’incredibile performance dell’Inter che ha avuto una media-spettatori di 57.529), va da sé che mostrare in tv uno spettacolo che si sta svolgendo davanti a quattro gatti è il più colossale degli autogol: non c’è pathos, non c’è emozione, non c’è credibilità. E anche al telespettatore viene voglia di sintonizzarsi su Barbara D’Urso: persino il tifoso juventino, che pure è il solo a non sentirsi male quando vede apparire Orsato, Tagliavento e compagnia arbitrante. Sembra difficile crederlo, ma nell’anno del suo 7° scudetto consecutivo, celebrato dai media di regime come “evento leggendario”, gli ascolti delle partite della Juventus sono calati in tv del 9,38%, dai 75,5 milioni del 2016-17 ai 68,5 milioni (e persino il riempimento del piccolo Juventus Stadium, col 93,9%, è andato in calando, se è vero che al 1° posto troviamo il Vigorito di Benevento col 96,7 e al 2° lo stadio della Spal col 96,5).
INTER A PARTE (le cui partite in tv hanno fatto segnare un +8,33 % passando dai 52,8 milioni di un anno fa ai 57,2 di quest’anno), in rovinosa picchiata troviamo anche gli ascolti delle gare di Milan (-12,12), Roma (-4,62) e addirittura Napoli (-8,77): dimostrazione lampante che stadi vuoti più nefandezze arbitrali fanno passare la voglia di calcio anche a quelli del “Maurizio Sarri Fans Club”. Soldi spesi dall’Italia negli ultimi 10 anni per gli stadi: 150 milioni (un centesimo dei 15 miliardi spesi in Europa). Età media di uno stadio italiano di serie A: 64 anni (in B è di 68). Insomma, come diceva Flaiano: tranquilli, la situazione è grave, ma non è seria.