Adesso servono gli scarponi per ricostruire una sinistra
Caro Coen, anch’io avevo pensato alla bicicletta per affrontare i tempi nuovi che ci aspettano. Quelli del governo del cambiamento, quelli che ora nel Palazzo c’è l’amico del popolo, l’avvocato di tutti gli italiani, quelli che l’ Europa, l’ establishment, la casta, i giornali, quelli che“o Savona o morte”. Ecco, fare lunghe e lente pedalate sarebbe stato un buon modo per smaltire la tristezza di tanta miserabile demagogia. Anche perché il dramma di questi giorni non è solo il governo, la cosa più triste è l’opposizione. A sinistra c’è ancora il deserto. Sono pochi e divisi, imbambolati dalla mazzata elettorale. Inutili.
LI VEDI QUESTI DEL PD, anime morte, affollano i talk show masticando popcorn. Più parlano, più la gente li schifa, più voti portano agli alleati di ferro Lega e Cinquestelle. É onnipresente Rosato, quello della legge elettorale, Migliore sta sempre col ditino puntato, Alessandra Moretti è ancora lì con il suo slogan “Noi stile ladylike, belle, brave intelligenti”, la senatrice abruzzese furoreggia al Grande Fratello col suo fidanzato “più bello d’Italia”. Ma dove vanno? Che se ne fa la gente di questi? E allora, caro Coen, la bici non serve, ci vogliono scarponi solidi per affrontare la grande traversata nel deserto, quella che ci porterà a costruire di nuovo un pensiero di sinistra. Per conto mio ho già preso alcune decisioni. Primo: farsi tatuare sul polso l’immagine di Ernesto Guevara de La Serna, in arte Che. Non amo i tatuaggi, ma è bene che il mio interlocutore sappia sempre con chi ha a che fare. É bene distinguersi, urlare ai Di Maio e ai Salvini, “io non sono come voi”. Secondo evitare tutti i talk politico-spettacolari, non servono a capire un tubo. E quindi leggere, rileggere, studiare. Ho cominciato con una poesia di Pasolini dedicata alla bandiera rossa. Cito le righe finali: “… tu che già vanti tante glorie borghesi e operaie, ridiventa straccio, e il più povero ti sventoli”.