Il Fatto Quotidiano

Conti correnti poco trasparent­i I “segreti” per cambiare banca

I deposti sono sempre più cari. È uno slalom continuo fra commission­i e balzelli La portabilit­à è gratuita dal 2015. Chi sfora dai parametri deve risarcire il cliente con un indennizzo di almeno 40 euro al giorno

- » PATRIZIA DE RUBERTIS

Non si è obbligati e non si dovrebbe restare clienti a vita della stessa banca. Come non si è obbligati ad accettare silenziosa­mente e senza discutere tutte le proposte, i servizi e i pacchetti che ci propongono. Così, nel caso ci si rendesse conto che il proprio conto corrente costa di più rispetto a quello di un amico o un parente, è possibile rivolgersi a un altro istituto. Diversific­are i prodotti è il miglior sistema per risparmiar­e. Ma su 30 milioni di correntist­i, pochi continuano a saperlo. Il livello di cultura finanziari­a degli italiani, secondo un’indagine condotta da Banca d’Italia, Ivass, Consob, Covip, Fondazione per l’educazione finanziari­a e il Museo del risparmio, è infatti inferiore rispetto agli altri paesi Ocse. Ci si interessa poco dei temi finanziari e, spesso, se ne scopre il significat­o solo quando se ne fanno le spese. I casi di risparmio tradito ne sono l’inevitabil­e conseguenz­a. Eppure i clienti hanno un’arma importante: la portabilit­à che si applica ai conti correnti e che consente la chiusura dei contratti a costo zero.

IN PARTICOLAR­E, la facoltà di trasferire i servizi di pagamento, e il saldo presente, presso un altro conto deve essere garantito nel giro di 12 giorni lavorativi e chi sfora deve risarcire il correntist­a con un indennizzo di almeno 40 euro. La portabilit­à è prevista dal decreto legge 3/2015 sulle Banche popolari, ma ha avuto bisogno di circa un anno e mezzo per diventare operativa. È dal 14 giugno 2017 che sono, infatti, entrate in vigore le nuove regole che dovrebbero impedire alle banche di non mettere più i bastoni tra le ruote a coloro che le vogliono abbandonar­e, con la scusa di lungaggini burocratic­he, numerosi balzelli e informazio­ni fuorvianti date agli sportelli. Con l’unico scopo di tenersi il cliente per anni, se non decen- ni. L’unica accortezza da prestare durante la portabilit­à è di ricordarsi degli assegni già emessi: meglio attendere che vadano all’incasso per non lasciare scoperto il conto. Inoltre, cambiando le coordinate bancarie andrà comunicato il nuovo Iban per tutti i rapporti in essere (accredito stipendio, addebito delle utenze o delle rate di un mutuo, ordini di bonifico permanenti, ecc).

Del resto muoversi fra le commission­i, confrontar­e le medie di settore e scegliere il conto migliore per le proprie tasche è un girone infernale. Anche se tutti questi calcoli dovrebbero essere facil mente comparabil­i sul sito dell’Abi Comparacon­ti.it (l’ex Pattichiar­i), da un anno il motore di ricerca è sospeso, perché manca l’adeguament­o alla nuova direttiva europea sui pagamenti ( Payment Accounts Directive). Per comparare i conti si possono solo consultare i siti online privati. L’alternativ­a è cercarsi da soli i fogli informativ­i sui siti delle banche ( bisogna cercare la voce “Trasparenz­a”), oppure chiederli nelle filiali.

E LÌ SCOPRIRE l’Isc, l’Indicatore Sintetico di Costo voluto da Bankitalia nella nome della trasparenz­a, che permette di confrontar­e il costo dei conti delle banche per 6 diversi profili di operativit­à (giovani, famiglie con operativit­à bassa, famiglie con operativit­à media, famiglie con operativit­à elevata, pensionati con operativit­à bassa, pensionati con operativit­à media) e per i conti a consumo a un unico profilo (operativit­à particolar­mente bassa). Certamente un passo in avanti per i clienti, ma con un evidente limite: l’Isc, che somma i costi annuali, fissi e variabili, non tiene conto del ruolo del salvataggi­o delle banche che hanno spinto gli istituti a introdurre nuovi balzelli, magari una tantum, e contribuzi­oni straordina­rie che non rientrano in quelle voci standard. Così, se secondo l’ultima indagine annuale di Bankitalia, nel 2016 è cresciuta leggerment­e la spesa di gestione di un conto corrente bancario (circa 1,1 euro) attestando­si a 77,6 euro – e, come ovvio che sia, i conti online costano appena 14,7 euro – leggendo il report pubblicato a febbraio dal Corriere della Sera, che ha calcolato anche le tasse e il costo annuo, si scopre che in media nel 2018 il conto corrente costa 134 euro (+1,5% sul 2017), mentre per quello online servono 106 euro (+3,8%).

“Una diatriba, questa sul costo dei conti, che va avanti da 15 anni e che dimostra solo come il settore sia ancora ca- ratterizza­to da poca, trasparenz­a, correttezz­a e contrantab­ilità”, spiega Fabio Picciolini, esperto consumeris­ta, che solleva anche un’altra questione: “Quanti italiani conoscono il conto corrente di base ?”. Introdotto nel 2011, consente di effettuare le operazioni più semplici a condizioni convenient­i ( imposta di bollo esente canone mensile azzerato) per i clienti con Isee inferiore a 8.000. Mentre i pensionati con reddito fino a 18mila euro lordi lo possono avere con canone mensile azzerato. A ribadirlo lo scorso gennaio alle banche, che lo tengono ben nascosto tra i prodotti che offrono, è stato anche il Consiglio di Stato.

Difficile fare confronti Il motore di ricerca dell’Abi è sospeso: non c’è l’adeguament­o della direttiva europea

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