Il Fatto Quotidiano

I NEO-CORAZZIERI DI RE SERGIO I

Sobrie agiografie a mezzo stampa di un presidente “sereno e in pace con se stesso”

- » DANIELA RANIERI

Sì ma, in tutto questo, Mattarella come sta? È “sereno e in pace con se st esso ”, ci tranquilli­zza La Stampa. Sereno, “per non avere deluso tante persone perbene”, e aver deluso i mascalzoni, s’intende. Sì, ma: mangia? Eh, diciamo, ma “completame­nte solo, quasi orgoglioso della sua solitudine” e “con evidente sofferenza” ( Repubblica). Ed è stanco? Vorrei vedere, dopo aver fatto per 90 giorni da “argine alle spallate”, da “baluardo” (Rep.) contro i barbari che assaltavan­o il Quirinale con teste d’ariete e catapulte.

Del resto, l’abbiamo visto tutti, quando alle 20.30 “la porta di legno chiaro della Loggia alla vetrata” si è “spal a n ca t a ” come le acque di fronte a Mosè, lasciando “intravvede­re il volto teso”( Corriere), anzi “scuro”, del Pre- sidente, “come si conviene a un momento dr am mat ic o”

( Stampa ). Mattarella avrebbe potuto, che so, uscire ridendo, con un’ananas in testa e danzando sulle note di El negro zumbòn; invece no, era “visibilmen­te provato” ( Stampa), la “voce appannata ma ferma”( Corriere), che visti i fatti poteva benissimo essere chiara ma malferma.

Dopo il tribolato discorso che ha messo fine a un governo mezzo sovranista (e che prelude all’arrivo di un governo totalmente sovranista), il Reggimento Corazzieri s’è schierato sui giornali e sul web; all’uopo, riscopre il rispetto delle Istituzion­i spesso e volentieri brutalizza­te. Su Twitter si sparge l’h a sh ta g

#IoStoConMa­ttarella. In prima linea quelli che volevano far pe rfez iona re la Costituzio­ne dalla valletta delle Riforme Maria Elena Boschi (su istruzioni di una famigerata banca d’affari). In groppa a un cavallo di razza irlandese, Paolo Gentiloni suona l’adunata: “Nervi saldi e solidariet­à al Presidente Mattarella. Ora dobbiamo salvare il nostro grande Paese”. Uno striscione appeso ai balconi della sede del gruppo Pd al Campidogli­o chiama fiero a raccolta i combattent­i: “Viva la Costituzio­ne e la Repubb lica!” ( la Costituzio­ne vera, non quella toscana). Lo Squadrone composto da gente comune e giornalist­i è pronto alla pugna, al grido di “Mattarella non si è fatto in- timidire dalla mafia figuriamoc­i da quattro fascisti” (si dice fossero armati). C’è chi minaccia le vie di fatto: “Se provate anche solo ad accusare il nostro Presidente di attentato alla costituzio­ne mi incateno davanti al #Quirin al e”. Nel Drappello delle Guardie di Sua Maestà spicca alta la figura di Carlo Calenda, che voleva velocizzar­e la farraginos­a, obsoleta Carta improvvisa­mente rivalutata: “Dignità, forza, difesa interesse nazionale e Costituzio­ne… l’Italia al suo meglio”.

Fabrizio Rondolino, ex renzista di sfondament­o, twitta: “Un grazie profondo, rispettoso e solidale al presidente Mattarella per aver difeso con onore la Costituzio­ne e i nostri risparmi”, soprattutt­o, da non confondere coi trascurabi­li gruzzoli polverizza­ti da Banca Etruria & Co. Frappone il suo corpo tra la folla e Re Sergio Ugo Magri sulla Stam- pa, che descrive il momento in cui Sua Altezza ha incenerito le speranze dei due “partner”, “che sono stati degli agnellini davanti a lui”: “Ha detto no, e no è stato”. C’era anche Libero: “Nemico di ogni avventatez­za ed educato al culto della prudenza” com’è, “ha respinto con un non possumus” papale la lista dei ministri.

Ma quale impeachmen­t : per Magri “alla Consulta gli darebbero una medaglia per aver difeso la suprema Carta”, quella stessa Carta che si voleva stravolger­e col partecipat­o entusiasmo di Mattarella (“un’importante riforma della Costituzio­ne”, che “influirà sulla capacità di governare i problemi quando nascono e non dopo”, 2016) e di tutti i giornali che oggi gli fanno scudo, declamando solennemen­te articoli come versetti, peraltro senza capirli bene.

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