I NEO-CORAZZIERI DI RE SERGIO I
Sobrie agiografie a mezzo stampa di un presidente “sereno e in pace con se stesso”
Sì ma, in tutto questo, Mattarella come sta? È “sereno e in pace con se st esso ”, ci tranquillizza La Stampa. Sereno, “per non avere deluso tante persone perbene”, e aver deluso i mascalzoni, s’intende. Sì, ma: mangia? Eh, diciamo, ma “completamente solo, quasi orgoglioso della sua solitudine” e “con evidente sofferenza” ( Repubblica). Ed è stanco? Vorrei vedere, dopo aver fatto per 90 giorni da “argine alle spallate”, da “baluardo” (Rep.) contro i barbari che assaltavano il Quirinale con teste d’ariete e catapulte.
Del resto, l’abbiamo visto tutti, quando alle 20.30 “la porta di legno chiaro della Loggia alla vetrata” si è “spal a n ca t a ” come le acque di fronte a Mosè, lasciando “intravvedere il volto teso”( Corriere), anzi “scuro”, del Pre- sidente, “come si conviene a un momento dr am mat ic o”
( Stampa ). Mattarella avrebbe potuto, che so, uscire ridendo, con un’ananas in testa e danzando sulle note di El negro zumbòn; invece no, era “visibilmente provato” ( Stampa), la “voce appannata ma ferma”( Corriere), che visti i fatti poteva benissimo essere chiara ma malferma.
Dopo il tribolato discorso che ha messo fine a un governo mezzo sovranista (e che prelude all’arrivo di un governo totalmente sovranista), il Reggimento Corazzieri s’è schierato sui giornali e sul web; all’uopo, riscopre il rispetto delle Istituzioni spesso e volentieri brutalizzate. Su Twitter si sparge l’h a sh ta g
#IoStoConMattarella. In prima linea quelli che volevano far pe rfez iona re la Costituzione dalla valletta delle Riforme Maria Elena Boschi (su istruzioni di una famigerata banca d’affari). In groppa a un cavallo di razza irlandese, Paolo Gentiloni suona l’adunata: “Nervi saldi e solidarietà al Presidente Mattarella. Ora dobbiamo salvare il nostro grande Paese”. Uno striscione appeso ai balconi della sede del gruppo Pd al Campidoglio chiama fiero a raccolta i combattenti: “Viva la Costituzione e la Repubb lica!” ( la Costituzione vera, non quella toscana). Lo Squadrone composto da gente comune e giornalisti è pronto alla pugna, al grido di “Mattarella non si è fatto in- timidire dalla mafia figuriamoci da quattro fascisti” (si dice fossero armati). C’è chi minaccia le vie di fatto: “Se provate anche solo ad accusare il nostro Presidente di attentato alla costituzione mi incateno davanti al #Quirin al e”. Nel Drappello delle Guardie di Sua Maestà spicca alta la figura di Carlo Calenda, che voleva velocizzare la farraginosa, obsoleta Carta improvvisamente rivalutata: “Dignità, forza, difesa interesse nazionale e Costituzione… l’Italia al suo meglio”.
Fabrizio Rondolino, ex renzista di sfondamento, twitta: “Un grazie profondo, rispettoso e solidale al presidente Mattarella per aver difeso con onore la Costituzione e i nostri risparmi”, soprattutto, da non confondere coi trascurabili gruzzoli polverizzati da Banca Etruria & Co. Frappone il suo corpo tra la folla e Re Sergio Ugo Magri sulla Stam- pa, che descrive il momento in cui Sua Altezza ha incenerito le speranze dei due “partner”, “che sono stati degli agnellini davanti a lui”: “Ha detto no, e no è stato”. C’era anche Libero: “Nemico di ogni avventatezza ed educato al culto della prudenza” com’è, “ha respinto con un non possumus” papale la lista dei ministri.
Ma quale impeachment : per Magri “alla Consulta gli darebbero una medaglia per aver difeso la suprema Carta”, quella stessa Carta che si voleva stravolgere col partecipato entusiasmo di Mattarella (“un’importante riforma della Costituzione”, che “influirà sulla capacità di governare i problemi quando nascono e non dopo”, 2016) e di tutti i giornali che oggi gli fanno scudo, declamando solennemente articoli come versetti, peraltro senza capirli bene.