Salvini, la retromarcia su Roma
Lo sbarco nella Capitale più complesso del previsto
Nessuno dei leghisti dell’Armata al seguito di Salvini nella Marcia su Roma osava più affacciarsi dai trattori e dalle ruspe per solidarizzare con la popolazione locale. Appena mettevano il naso fuori dal finestrino, i rami bassi degli alberi, lunghi fino alla mezzeria, gli mollavano certe frustate in faccia da piangere lacrime salate che poi scor- revano sulle gote arate a sangue ed era peggio. A Calderoli una lussureggiante frasca di platano aveva strappato via gli occhiali e ora non poteva leggere, ma lui odiava leggere e non se ne preoccupò: contava solo la mission! Era per la mission che il verde contingente, rispondendo all’urlo di dolore di Salvini, era venuto giù dalle rive del Brenta, disposto a qualsiasi sacrificio.
Nessuno proferì un lamento durante le 12 ore di coda sul Raccordo, 42 gradi e le ruspe non hanno l’aria condizionata, erano troppo occupati a capire dove fosse Roma, le foreste davanti alle uscite non aiutavano e i bangla guardavano i loro cartelli, gli vendevano l’acqua a 10 euro a bottiglia e fingevano di non capire il bresciano.
Sfilarono in silenzio davanti alla carcassa di un’autoblindo con la bandiera dell’ISIS a brandelli, i copertoni spariti e dentro uno scheletro, pareva dire “Pure noi ci avevamo provato”. 21 ore dopo uscirono dal GRA. Davanti, a perdita d’occhio, le buche. Una distesa bombardata. Perfino Salvini che era un negazionista disse “Orpo!” Un anziano si ricor- dò l’infanzia a Vimercate, il Microguida, “vi ricordate, quel piano col volante e i pedali pieno di buchi che dovevi passarci in mezzo con la pallina senza cascar…”. Perse la partita come allora. Il cuscino di biciclette del Giro d’Italia, lasciate là sotto perché ormai inservibili attutirono l’impatto, l’anziano se la cavò con i va a dar via il cù dei compagni in caduta libera. Stendere ponti di barche sulle buche piene d’a cqua rallentò l’avanzata. Ma Salvini era una pompa di energia, che spronava, esortava. A maniche rimboccate e a favore di camera, spingeva i trattori insieme al popolo! “Al Colle! Andiamo a far sentire la nostra rabbia per questo scippo!”. Ci si chiese: “Dov’è il Colle?”. “In centro” si rispose. “Dov’è il centro?” si replicò.
L’Amazzonia in cui spariva la Tiburtina li scoraggiava. Ma sulla monnezza c’erano i gabbiani. Matteo ricordava una ricerchina di scienze, aveva scritto che i gabbiani vivono nel Sahara, lo avevano preso per il culo a sangue ma aveva imparato: “I gabbiani vanno verso l’a cqua! L’Arno! Seguiamoli!”. Non gli fecero notare che si chiama Tevere e incolonna- rono le ruspe dietro i volatili, stando attenti a che non gli sganciassero qualche cinghiale in testa. Era sera quando arrivarono a Villa Borghese. Salvini diede l’ordine di riposarsi là in vista dell’attacco all’odiato Quirinale, avrebbero dimostrato di che è capace il popolo leghista se s’incazza. Dormirono sull’erba, sognando di essere sui prati delle Prealpi. Al mattino Matteo si compli- mentò con tutti per la mimetizzazione, ottima per fregare i Corazzieri. “Quale mimetizasiùn?”. “Come quale? Sembrate dei leopardi!” . Si guardarono. Erano punteggiati di merda di pecora come delle coccinelle al negativo. Non sapevano che il furbo Comune tosava l’erba dei parchi mediante greggi. E che i pastori, a differenza dei proprietari di cani, mica raccolgono. “Ecco perché non c’era neanca un picinìn…” osservò qualcuno spiccicandosi olive di merda da dietro le orecchie.
Tornarono gli ovini, seguiti dai nordafricani col kebab e dai pastori maremmani che non chiedono se uno è della Lega o del Pd, mozzicano e basta. Salvini, fan del Gladiatore( adora ripetere “Al mio via, scatenate l’inferno”) urlò “Fate cerchio!” ma l’Armata più che un cerchio sembrò l’esplosione dell’a- tomo, coi neutrini che schizzano via a cazzo di cane. Alcuni finirono a Porta Portese e fecero incetta di camicie a tre euro, altri seguendo i gabbiani arrivarono a Ostia, altri stanno ancora a fare a chi mangia più fette dar cocomeraro in Viale Trastevere. Salvini è contento lo stesso, lui voleva solo fare un po’ di scena, ‘sti cazzi dello scippo. Anzi, era quello che cercava.
Al Colle! Andiamo a far sentire la nostra rabbia! Ci si chiese: ‘Dov’è il Colle?’
‘In centro’ si rispose Dov’è il centro?