Cottarelli nasce morto E la Merkel ci minaccia
No al governo di maggioranza: governicchio di minoranza
■In Parlamento non c’è possibilità che l’economista ottenga una fiducia e non arriverà alla legge finanziaria. La Cancelliera paragona il caso Italia alla Grecia di Tsipras
Aturbare Sergio Mattarella, più che la fragilissima prospettiva di impeachment, sono stati i messaggi macabri - per la serie: “Dovremmo fargli fare la fine del pezzo di m.... del fratello”, cioè Piersanti, ammazzato dalla mafia - di una vergognosa campagna esplosa sui social. Ché, dolorosi risvolti personali a parte, possono essere l’assaggio di quella che sarà la vera campagna elettorale, quando la diciottesima legislatura sarà sciolta.
Ma quando sarà sciolta, questo il dilemma?
Di fronte alle minacce di marce e passeggiate e mobilitazione promesse dal sovranismo gialloverde, il Quirinale toglie innanzitutto dal campo eventuali sospetti dilatori: si può votare anche ad agosto, dovrà essere il Parlamento (e quindi i partiti) a dare una risposta. Per il Colle, le urne si possono convocare persino prima di settembre, in una delle domeniche di agosto.
PARADOSSO, provocazione o semplice realismo che sia, il teorico voto agostano dipende da che morte morirà il prossimo governo Cottarelli. Questo è il punto. Ieri, infatti, l’uomo della spending review (fallita) è salito al Colle per l’incarico annunciato domenica sera. Il suo esecutivo - del presidente o tecnico o neutrale - nasce senza alcuna speranza, avendo contro già il M5S e l’intero centrodestra (Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia). E visto che stasera il premier inca- ricato tornerà dal capo dello Stato è probabile che il voto di fiducia in Parlamento venga fissato per la prossima settimana.
Bene. Prevedendo quindi che Senato e Camera si esprimeranno martedì 5 o mercoledì 6 giu- gno, quel giorno il governo Cottarelli verrà senza dubbio sfiduciato.
A quel punto il presidente della Repubblica scioglierà le Camere e si potrà votare sessanta giorni dopo: il 5 o il 6 agosto, ap- punto. A meno che il voto di sfiducia non venga accompagnato da una mozione unanime dei partiti che sposti le urne a settembre o a ottobre. Insomma, il Quirinale intende evitare a tutti i costi altre accuse e altre polemiche capziose. Se si vuol andare a votare oltre i sessanta giorni dallo scioglimento dovrà dirlo il Parlamento.
IN CHE MODO? “Spetta a loro trovare l’apposito marchingegno” in occasione del debutto parlamentare dell’esecutivo. Mozione? Astensioni incrociate? Toccherà agli esperti di diritto parlamentare trovare la soluzione. In ogni caso la macchina del voto anticipato sembra avviata: l’ipotesi di un governo Cottarelli che arrivi sino alla fine del 2018, con tanto di legge di stabilità, è nulla al momento.
Fin qui il futuro. Ovviamente al Colle si ragiona anche sulle conseguenze della drammatica domenica vissuta con la riserva sciolta negativamente dal professore Giuseppe Conte a causa del veto su Paolo Savona ministro dell’Economia. E la minaccia di messa in stato d’accusa viene liquidata con “serenità”. “Il presidente è sereno”.
Si cita un antico proverbio popolare: “Male non fare, paura non avere”.
Mattarella è sempre più convinto di avere difeso la Costituzione (l’articolo 92 che dà al capo dello Stato il potere di nomina dei ministri) e ha fatto smentire la “bugia” di Di Maio su un presunto veto presidenziale anche per Alberto Bagnai e Armando Siri, economisti eletti in Parlamento dalla Lega.
Semmai, il Quirinale ribadisce di aver fatto tutto il possibile per “a cc omp ag nar e” il governo Conte. Non solo. “L’errore” che da più parti s’imputa al Colle di non aver dato un pre-incarico a Di Maio o Salvini è stato commesso solo per “preservare” il successivo tentativo gialloverde, partito il 7 maggio scorso. Al contrario è ormai una certezza il sospetto che il leader grillino sia caduto nella “tr a pp o la ” del capo del Carroccio che nel corso dei colloqui al Colle non ha mai dato la sensazione di essere pronto a governare. Un po’ per calcolo, ma soprattutto per paura.
Elezioni bis Dopo la sfiducia, si scioglierà: toccherà quindi alle Camere “spostare” a settembre La scheda
LA CARTA Dopo lo scioglimento delle Camere, da parte del presidente della Repubblica, col il governo già sfiduciato ovviamente, la Costituzione prevede che si vada a votare entro un massimo di 70 giorni. Dunque, rischio voto in piena estate