Il Fatto Quotidiano

MediaPro, triplice fischio: la Serie A torna all’ovile Sky

Unanimità L’assemblea dei presidenti ha deciso la risoluzion­e del contratto con gli intermedia­ri spagnoli. Salvo colpi di scena, la palla torna a Murdoch

- » LORENZO VENDEMMIAL­E

La guerra dei diritti tv del pallone (forse) è finita. Hanno vinto Juventus e Roma, che per tre mesi hanno fatto le barricate contro l’invasione spagnola. Ha vinto Giovanni Malagò, che da bravo commissari­o ha ripristina­to l’ordine costituito. Ha vinto Gaetano Miccichè, che da oggi è a tutti gli effetti presidente-banchiere della Lega calcio.

Soprattutt­o ha vinto Sky, che presto riavrà la Serie A. La rottura con MediaPro è ufficiale: le garanzie non sono state accettate, il contratto è risolto. Salvo ulteriori e poco probabili colpi di scena, ciò significa che ai presidenti delle squadre non resta che tornare con la coda tra le gambe dalla pay-tv di Murdoch e accontenta­rsi dei soldi che questa sarà disposta a sborsare. Sperando che bastino per mandare avanti il carrozzone, visto che l’intero sistema del calcio italiano si regge sulle risorse dei diritti televisivi, tra bilanci pericolant­i da chiudere entro il 30 giugno e mercato estivo ormai imminente.

L’ULTIMO capitolo della “telenovela” è l’uscita di scena degli spagnoli, passati nel giro di tre mesi da salvatori della patria con la loro offerta record da 1,05 miliardi di euro a stagione, a inadempien­ti per la fideiussio­ne mai presentata. Colpa della guerra senza quartiere scatenata da Sky, tra accordi con Mediaset e ricorsi legali con tanto di annullamen­to del bando, così da rendere quasi impossibil­e la rivendita dei diritti. Ma anche dell’ambiguità del progetto.

Pur avendo vinto un bando da intermedia­ri, il patron Jaume Roures ha sempre avuto in testa il canale della Lega (vietato però dall’Antitrust). Lo ha ribadito fino all’ultimo, persino nella lettera con cui ieri ha offerto delle garanzie alternativ­e alla fideiussio­ne: altri 186 milioni di caparra (oltre ai 64 già versati), legati però alla “comme rcia lizz azi one” dei diritti che in questo momento sono bloccati. “Il canale è la soluzio- ne più opportuna”, ha scritto. Di fronte a quest’insistenza anche i suoi sostenitor­i più accaniti si sono arresi.

“ORA BASTA, ci servono i soldi: qui rischiamo di fallire tutti”: l’urlo del Viperetta (all’anagrafe Massimo Ferrero, proprietar­io della Sampdoria) ha convinto gli ultimi indecisi. Com- preso Claudio Lotito, capo della fronda interna, che si è accontenta­to di rientrare in Figc come consiglier­e federale e ottenere la maggioranz­a del consiglio di Lega. Incluso Urbano Cairo, che la settimana scorsa aveva mandato a vuoto il forcing della coppia Malagò-Miccichè e ora ha spiegato sempliceme­nte di “aver cambiato idea”. La Lega ha votato all’unanimità per risolvere il contratto: in realtà per legge gli spagnoli hanno ancora 7 giorni per presentare la fideiussio­ne, ma non avendolo fatto finora è difficile che ciò possa accadere.

Pur essendo inadempien­te, MediaPro potrebbe invece fare causa alla Lega, attaccando il bando che secondo loro ha causato la mancata commercial­izzazione dei diritti (c’è già chi ipotizza una risoluzion­e consensual­e, con la restituzio­ne della caparra: nei prossimi giorni ci sarà un incontro fra le parti).

I guai, insomma, non sono ancora finiti, ma la decisione ormai è presa: dopo una rottura così forte e con Miccichè alla presidenza, non pare possibile immaginare un ritorno in gioco degli spagnoli con il progetto del canale.

E Malagò, che conclude il suo commissari­amento lasciando la Lega all’amico banchiere, esulta: “Missione compiuta” (anche se tutto il cda è in mano a Lotito, e questo peserà in futuro).

Intanto il calcio italiano ha scelto di tornare all’ovile di Sky. Resta solo da capire come, quando e soprattutt­o a che cifra. Il prezzo lo faranno loro: l’emittente di Murdoch non ha più rivali sul mercato, con Mediaset sempre più defilata e anche MediaPro fuori dai giochi.

NON CI SONO neppure i tempi tecnici per fare un terzo bando: la settimana prossima inizierann­o le trattative private, con l’obiettivo di chiudere entro il 13 giugno (sempre che un eventuale contenzios­o con gli spagnoli non complichi ulteriorme­nte le cose). I presidenti possono solo sperare che siano vere le indiscrezi­oni fatte trapelare sulla “grande offerta” di Sky. Si parla di una cifra complessiv­a di 900-950 milioni di euro, in tandem con Perform (interessat­a allo streaming su Internet). Bene che vada, saranno comunque 300 milioni in meno di quanto promesso da MediaPro fino al 2021. La Serie A dovrà accontenta­rsi di confermare il valore dello scorso triennio, senza nessuna crescita. Mentre Sky avrà l’esclusiva che chiedeva, stavolta davvero totale, e diritto di vita o di morte sul campionato. Adesso che il calcio italiano appartiene alle pay-tv (anzi, alla pay-tv) non è più solo un luogo comune.

L’offerta triennale che si appresta a fare la pay-tv: 300 mln in meno dei rivali

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Telecamere Un operatore a bordo campo al San Paolo di Napoli

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