Licenziati Almaviva, il flop del piano di ricollocamento
Fallita l’intesa governo-Regione Lazio: occupati (ma precari) solo 2 su 10
Quando nel febbraio del 2017 il governo e la Regione Lazio lanciarono il grande piano per ritrovare un impiego ai 1.666 licenziati di Almaviva, i lavoratori reagirono con entusiasmo: al progetto aderirono ben 1.287 ex addetti del call center.
OGGI, a più di un anno dall’avvio, solo 293 di questi sono occupati, precari in quasi nove casi su dieci. Gli altri 994 sono a casa con il sussidio di disoccupazione, già basso, che diminuisce di mese in mese e che scadrà a dicembre 2018. Quell’annuncio, insomma, si è rivelato un’illusione. A tracciare il bilancio è la Cgil di Roma e Lazio, che ieri ha diffuso i dati dell’Agenzia nazionale per le Politiche attive del Lavoro (Anpal), alla guida dell’iniziativa. Ma ripercorriamo le tappe.
Il 22 dicembre 2016 Almaviva ha licenziato tutti i dipendenti di Roma, dopo il rifiuto dei rappresentanti sindacali a un accordo che prevedeva sacrifici economici. Poche settimane dopo la politica ha provato a rimediare: Carlo Calenda e Giuliano Poletti, rispettivamente ministri dello Sviluppo economico e del Lavoro, hanno presentato il piano insieme al governatore della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, e al presidente dell’Anpal, Maurizio Del Conte. Obiettivo: trovare un nuovo lavoro agli ex Almaviva, mettendo in campo diverse misure. La prima: la sperimentazione dell’assegno di ricollocazione, ovvero un premio in denaro da riconoscere ai centri per l’impiego o alle agenzie del lavoro ogni volta che riescono a ricollocare un disoccupato presso una nuova azienda. In pratica, gli ex Almaviva hanno fatto da cavie per questa politica attiva, introdotta dal Jobs Act, che adesso sarà applicata a tutti i disoccupati sussidiati italiani. Seconda misura: il sostegno alle iniziative di autoimpiego, un incentivo fino al valore massimo di 15 mila euro per gli ex addetti pronti a far nascere un’impresa. Terza: il bonus fiscale da 8 mila euro per le aziende che assumono un ex Almaviva. Il costo di tutto ciò può arrivare a quasi 13 milioni di euro, in parte finanziato con fondi europei.
Su 1.287 ex dipendenti 293 hanno un impiego, quasi tutti a termine Solo 11 hanno avviato un’attività autonoma
MA I RISULTATIsono ben lontani dalle attese. In 1.209 hanno aderito all’assegno di ricollocazione, per giunta obbligandosi ad accettare offerte con stipendi che superino di almeno il 20% il sussidio di disoccupazione, che però è molto basso per molti di loro. Comunque, solo 36 hanno ottenuto un lavoro a tempo indeterminato; altri 246 hanno strappato contratti precari. Tutti gli altri sono ancora disoccupati. Dei 78 che hanno provato con i percorsi di autoimpiego, 11 sono riusciti ad avviare l’attività. “La colpa non è dei centri per l’impiego, che lavorano sotto organico – sostiene Donatella Onofri, segretaria Cgil Roma e Lazio – il problema è che c’è poco lavoro e non bastano le politiche attive”.
“Ho partecipato all’assegno di ricollocazione – racconta Sabina, una dei licenziati –. Sono stata convocata solo tre volte e non mi è stato proposto nessun corso di formazione. Ho fatto solo un colloquio con un’azienda e non ho avuto risposta”.