Il Fatto Quotidiano

Licenziati Almaviva, il flop del piano di ricollocam­ento

Fallita l’intesa governo-Regione Lazio: occupati (ma precari) solo 2 su 10

- » ROBERTO ROTUNNO

Quando nel febbraio del 2017 il governo e la Regione Lazio lanciarono il grande piano per ritrovare un impiego ai 1.666 licenziati di Almaviva, i lavoratori reagirono con entusiasmo: al progetto aderirono ben 1.287 ex addetti del call center.

OGGI, a più di un anno dall’avvio, solo 293 di questi sono occupati, precari in quasi nove casi su dieci. Gli altri 994 sono a casa con il sussidio di disoccupaz­ione, già basso, che diminuisce di mese in mese e che scadrà a dicembre 2018. Quell’annuncio, insomma, si è rivelato un’illusione. A tracciare il bilancio è la Cgil di Roma e Lazio, che ieri ha diffuso i dati dell’Agenzia nazionale per le Politiche attive del Lavoro (Anpal), alla guida dell’iniziativa. Ma ripercorri­amo le tappe.

Il 22 dicembre 2016 Almaviva ha licenziato tutti i dipendenti di Roma, dopo il rifiuto dei rappresent­anti sindacali a un accordo che prevedeva sacrifici economici. Poche settimane dopo la politica ha provato a rimediare: Carlo Calenda e Giuliano Poletti, rispettiva­mente ministri dello Sviluppo economico e del Lavoro, hanno presentato il piano insieme al governator­e della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, e al presidente dell’Anpal, Maurizio Del Conte. Obiettivo: trovare un nuovo lavoro agli ex Almaviva, mettendo in campo diverse misure. La prima: la sperimenta­zione dell’assegno di ricollocaz­ione, ovvero un premio in denaro da riconoscer­e ai centri per l’impiego o alle agenzie del lavoro ogni volta che riescono a ricollocar­e un disoccupat­o presso una nuova azienda. In pratica, gli ex Almaviva hanno fatto da cavie per questa politica attiva, introdotta dal Jobs Act, che adesso sarà applicata a tutti i disoccupat­i sussidiati italiani. Seconda misura: il sostegno alle iniziative di autoimpieg­o, un incentivo fino al valore massimo di 15 mila euro per gli ex addetti pronti a far nascere un’impresa. Terza: il bonus fiscale da 8 mila euro per le aziende che assumono un ex Almaviva. Il costo di tutto ciò può arrivare a quasi 13 milioni di euro, in parte finanziato con fondi europei.

Su 1.287 ex dipendenti 293 hanno un impiego, quasi tutti a termine Solo 11 hanno avviato un’attività autonoma

MA I RISULTATIs­ono ben lontani dalle attese. In 1.209 hanno aderito all’assegno di ricollocaz­ione, per giunta obbligando­si ad accettare offerte con stipendi che superino di almeno il 20% il sussidio di disoccupaz­ione, che però è molto basso per molti di loro. Comunque, solo 36 hanno ottenuto un lavoro a tempo indetermin­ato; altri 246 hanno strappato contratti precari. Tutti gli altri sono ancora disoccupat­i. Dei 78 che hanno provato con i percorsi di autoimpieg­o, 11 sono riusciti ad avviare l’attività. “La colpa non è dei centri per l’impiego, che lavorano sotto organico – sostiene Donatella Onofri, segretaria Cgil Roma e Lazio – il problema è che c’è poco lavoro e non bastano le politiche attive”.

“Ho partecipat­o all’assegno di ricollocaz­ione – racconta Sabina, una dei licenziati –. Sono stata convocata solo tre volte e non mi è stato proposto nessun corso di formazione. Ho fatto solo un colloquio con un’azienda e non ho avuto risposta”.

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Ansa Call center Sono 1.666 i licenziati della sede romana azienda

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