MADRID VINCE TUTTO BARCELLONA ADDIO...
SEFOSSEUNVERSO, uno solo, sarebbe quello cantato da Placido Domingo, senza distinzioni di colori e di rivalità:
“Madrid, Madrid, Madrid ¡Hala Madrid! Y nada más Y nada más ¡Hala Madrid!”. Madrid, e nient’altro. Lo sport – con tre vittorie europee, due di calcio e una di basket – ha riconsegnato, come spesso accade e come accadde con Italia 90 per la prima Germania unita dopo il Muro, una nazione spagnola con una capitale: Madrid, dove si parla castigliano e la festa di San Isidro spalanca l’estate. Perché aMadrid c’è anche l’inverno, e fa pure freddo assai e dunque ci si rintana nelle birrerie dei vicoli stretti del barrio de las letras, lì vicino a casa Cervantes. In un anno di tensioni e anche di piccinerie politiche, dove il sole splende sempre, Barcellona ha conquistato l’indipendenza che non desiderava: la subalternità da Madrid. Il Real ammassa l’en- nesima Champions, l’Atletico si riprende la sua dimensione e la sua Europa League e, in agosto, si ritrovano per la Supercoppa; l’altro Real ha riposto in bacheca la coppa più prestigiosa della pallacanestro. Si ripetono i cortei celebrati in zona la Mallorquina, dove conviene pagare un euro per una gustosa “napolitana” alla crema. Anche se il governo traballa e Cristiano Ronaldo può abbandonare la camiseta blanca : tranquilli, no pasa nada. Perché si vince.