Il Fatto Quotidiano

Al cinema l’Italia è un Paese per vecchi (o meglio, per vecchie)

- FEDERICO PONTIGGIA

▶MORS TUA SALA MEA.

Se l’aumento del consumo theatrical , ovvero del cinema in sala, da parte dei pubblici più anziani attraversa tutti i mercati occidental­i, tra i profili degli spettatori over 60 italiani spicca quello delle “nuovamente single”: donne separate o vedove “molto orientate alla dimensione relazional­e e alle attività outdoor, al fine di evitare strategica­mente situazioni di solitudine e marginaliz­zazione”. Insomma, rimpiazzar­e il caro estinto, defunto o divorziato che sia, con un divo del grande schermo fa tendenza, e la promiscuit­à è cosa di tutti i giorni: “Le nuovamente single passano senza difficoltà da film di cassetta a film indipenden­ti, richiamate dal battage pubblicita­rio e dalla eco sociale delle pellicole”.

Anche per il cinema, dunque, l’Italia è un paese per vecchi, e ancor più vecchie: dal 2001 al 2016, si evince dal Rapporto Cinema 2018 edito da Fondazione Ente dello Spettacolo, i 65-74enni che vanno al cinema sono aumentati dell’11,5%, i 60-64enni del 12,3%. Prediligon­o – osserva la studiosa Mariagrazi­a Fanchi – film nazionali, sono abitudinar­i, tendenzial­mente onnivori, con uno spiccato interesse per i classici, e fortissimi nel passaparol­a.

Anche produttori e distributo­ri se ne sono accorti: scommettia­mo che i grey hair pics, titoli per il pubblico più maturo quali il successo Marigold Hotel o 45 anni, daranno sempre più filo da torcere ai teen movie?

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