“La sfida è attirare l’attenzione zero degli adolescenti”
IL COLLOQUIO sui generis: “Con Gaber parlerei di partecipazione”
SFLOWERS FESTIVAL Willie Peyote + Frah Quintale il 13 luglio saranno nel Cortile della Lavanderia a Vapore, Parco della Certosa di Collegno (To) madonnava accogliendo le proteste per le bollette troppo care. “Ho passato cinque anni in quel call center. Ricevevo le telefonate dei clienti incazzati: un lavoro che ti spegne il cervello. Così cambiai mansione, diventai il formatore dei nuovi assunti. Una platea cui non fregava un cazzo di quel che dicevo. Lavorai sulla mia comunicazione: dovevo tenerli inchiodati”.
FU LÌ CHE nacque Willie Peyote, al secolo Guglielmo Bruno, un 33enne torinese non-si-sa-cosa ma certamente di genio. Riduttivo definirlo un rapper da sold-out in una scena che sforna miserelli come Young Signorino; ma non è neppure un cantautore tout-court, anche se ha molto cantato Gaber: “E mi piacerebbe, se il Maestro fosse vivo, ridefinire con lui il concetto di partecipazione. Una volta era un’azione in 3D, u- na manifestazione, un dibattito. Oggi ti limiti a scrivere su Fb che sei incazzato, ma è solo uno stato d’animo in area virtuale”. Nella contagiosa muscolarità della musica di Willie convergono trap, soul e indie rock, consapevolezza sociale e residui di nichilismo punk. Canzoni vorticose e ricche di senso. Un Jovanotti 2.0, con un’unghia di rabbia in più. Un anno fa andò ospite da Fazio con la vertiginosa “Io non sono razzista ma...”, e si attirò gli strali di Belpietro che su Libero gli dedicò un indignato editoriale in cui lo accusava di aver dipinto l’intera popolazione italiana come xenofoba: “La sua reazione è una meda- glia che mi sono appuntato al petto”, ghigna Peyote. Quattro album, una maturazione compiuta con Educazione sabauda e il più recente La Sindrome di Tôret, che mischia nel titolo una patologia neurologica e le fontanelle torinesi. “Cerco di sparigliare: è una sfida attirare l’attenzione degli adolescenti, che hanno una concentrazione nulla per le troppe sollecitazioni del web. Del resto, si dice in un mio pezzo, già Platone ricordava come ‘i giovani di oggi siano pigri...’. E invece di scrivere di puttanate fantasy come tanti miei colleghi, canto di nomi come Sindona: se qualche millennial vorrà esplorare gli angoli bui della storia d’Italia, il mio lavoro non sarà stato vano. E occhio: io non voglio dare soluzioni ai loro interrogativi, ci sono già troppi pensatori che hanno un mucchio di risposte ma si fanno poche domande”. Sui divi della scena raptrap-pop l’irregolare Willie ha pareri non convenzionali: “Non mi disturba Sferaebba-
NON SOLO FANTASY Canto di nomi come Sindona: se i millennial vorranno esplorare gli angoli della storia d’Italia, non sarà stato vano Il disco