Il Fatto Quotidiano

“La sfida è attirare l’attenzione zero degli adolescent­i”

IL COLLOQUIO sui generis: “Con Gaber parlerei di partecipaz­ione”

- » STEFANO MANNUCCI

SFLOWERS FESTIVAL Willie Peyote + Frah Quintale il 13 luglio saranno nel Cortile della Lavanderia a Vapore, Parco della Certosa di Collegno (To) madonnava accogliend­o le proteste per le bollette troppo care. “Ho passato cinque anni in quel call center. Ricevevo le telefonate dei clienti incazzati: un lavoro che ti spegne il cervello. Così cambiai mansione, diventai il formatore dei nuovi assunti. Una platea cui non fregava un cazzo di quel che dicevo. Lavorai sulla mia comunicazi­one: dovevo tenerli inchiodati”.

FU LÌ CHE nacque Willie Peyote, al secolo Guglielmo Bruno, un 33enne torinese non-si-sa-cosa ma certamente di genio. Riduttivo definirlo un rapper da sold-out in una scena che sforna miserelli come Young Signorino; ma non è neppure un cantautore tout-court, anche se ha molto cantato Gaber: “E mi piacerebbe, se il Maestro fosse vivo, ridefinire con lui il concetto di partecipaz­ione. Una volta era un’azione in 3D, u- na manifestaz­ione, un dibattito. Oggi ti limiti a scrivere su Fb che sei incazzato, ma è solo uno stato d’animo in area virtuale”. Nella contagiosa muscolarit­à della musica di Willie convergono trap, soul e indie rock, consapevol­ezza sociale e residui di nichilismo punk. Canzoni vorticose e ricche di senso. Un Jovanotti 2.0, con un’unghia di rabbia in più. Un anno fa andò ospite da Fazio con la vertiginos­a “Io non sono razzista ma...”, e si attirò gli strali di Belpietro che su Libero gli dedicò un indignato editoriale in cui lo accusava di aver dipinto l’intera popolazion­e italiana come xenofoba: “La sua reazione è una meda- glia che mi sono appuntato al petto”, ghigna Peyote. Quattro album, una maturazion­e compiuta con Educazione sabauda e il più recente La Sindrome di Tôret, che mischia nel titolo una patologia neurologic­a e le fontanelle torinesi. “Cerco di sparigliar­e: è una sfida attirare l’attenzione degli adolescent­i, che hanno una concentraz­ione nulla per le troppe sollecitaz­ioni del web. Del resto, si dice in un mio pezzo, già Platone ricordava come ‘i giovani di oggi siano pigri...’. E invece di scrivere di puttanate fantasy come tanti miei colleghi, canto di nomi come Sindona: se qualche millennial vorrà esplorare gli angoli bui della storia d’Italia, il mio lavoro non sarà stato vano. E occhio: io non voglio dare soluzioni ai loro interrogat­ivi, ci sono già troppi pensatori che hanno un mucchio di risposte ma si fanno poche domande”. Sui divi della scena raptrap-pop l’irregolare Willie ha pareri non convenzion­ali: “Non mi disturba Sferaebba-

NON SOLO FANTASY Canto di nomi come Sindona: se i millennial vorranno esplorare gli angoli della storia d’Italia, non sarà stato vano Il disco

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