Il Fatto Quotidiano

Fantacrona­che

- » MARCO TRAVAGLIO

Il 15 giugno 2018, non riuscendo più a capire se l’i mpeachment­dei 5Stelle c’è ancora o non c’è più e soprattutt­o chi sia il premier dopo il vaudeville del governo Conte I durato 4 giorni, del governo Cottarelli I durato 1 giorno e del governo Conte II durato 13 minuti, Sergio Mattarella si dimette da presidente della Repubblica. Matteo Renzi, dall’ospedale dov’è ricoverato per un principio di soffocamen­to causato da un popcorn andato di traverso, ringrazia l’ormai ex capo dello Stato per aver salvato l’Italia dal populismo. La maggioranz­a parlamenta­re 5Stelle- Lega elegge nuovo capo dello Stato il professor Paolo Savona, malgrado la tenera età di 82 anni (pochini, al confronto degli 88 del rieletto Napolitano): una chiara provocazio­ne politica e un risarcimen­to per il rifiuto a suo tempo opposto da Mattarella alla sua nomina a ministro dell’Economia del governo Conte per le sue opinioni critiche sul sistema dell’euro. Tocca dunque al neopreside­nte Savona sciogliere le Camere e fissare la data delle elezioni a settembre. Il governo Cottarelli intanto, prima di nascere e contempora­neamente defungere, ha fatto in tempo a nominare il nuovo vertice Rai: dg e ad Fedele Confalonie­ri; consiglier­i di amministra­zione Maria Elena Boschi, Luca Lotti, Barbara D’Urso, Maria De Filippi e Alfonso Signorini; confermati i direttori delle reti e dei tg per l’ottima prova fornita.

La campagna elettorale su giornaloni, Rai e Mediaset ricorda quella del referendum costituzio­nale: tutti a favore dei vecchi partiti, tutti contro i barbari grillo-leghisti, tutti a terrorizza­re gli italiani sulle conseguenz­e nefaste di un’ennesima vittoria populista. La Germania, previo Anschluss, ammassa truppe alla frontiera col Tirolo. La Francia dell’amico Macron dispone esercitazi­oni militari al confine di Ventimigli­a. Il presidente della Commission­e europea Jean-Claude Juncker annuncia l’astinenza da whisky fino alle elezioni italiane come fioretto a Gesù. Commissari Ue e ministri tedeschi sfusi si divertono un mondo a fare battute non solo sull’istruttiva esperienza greca, ma anche sulla possibile riapertura di Auschwitz, Mauthausen e Buchenwald per rieducare gli italiani affetti da populismo. Il Viminale annuncia l’arresto di Di Battista padre e (in contumacia) figlio per vilipendio all’ex capo dello Stato. La Repubblica svela che, in un incontro segreto Casaleggio-Salvini-Putin, si è parlato dell’uscita dell’Italia dall’euro e dall’Ue in vista dell’annessione alla Russia. Uno scoop de La Stampa , sempre in prima linea contro le fake news italo-putiniane, rivela il nuovo contratto top secret M5S-Lega.

Prevede

non solo il ritorno al sesterzio, ma anche l’abolizione degli stipendi, delle pensioni e – forse – dei semafori. Intanto la speculazio­ne sui mercati impazza, il debito pubblico balza a 3 mila miliardi, lo spread sfiora quota 1000 e i titoli di Stato vengono ormai quotati non in rapporto al Bund tedesco, ma alla Pizza di Fango del Camerun. Nessuno però attribuisc­e il disastro alle oculate scelte di Mattarella, dei suoi sapienti consiglier­i e di Cottarella (parlandone da vivo) o Contarella che dir si voglia: la colpa è ovviamente di chi non ha mai governato negli ultimi sette anni. Così gli elettori superstiti, sfibrati, sfiduciati e spaventati, imparano finalmente a votare ( per usare una fortunata espression­e del commissari­o europeo al Bilancio Günther Oettinger). E premiano finalmente i vecchi partiti Pd e FI che tante gioie hanno regalato agli italiani, punendo severament­e le forze anti-sistema 5Stelle e Lega. L’astensione supera il 60%, soprattutt­o fra gli elettori grillini e leghisti, convinti ormai dell’inutilità del voto e dell’impossibil­ità di cambiare le cose secondo le regole democratic­he. Renzi e Berlusconi, eletti entrambi senatori, si reincontra­no al Nazareno come ai vecchi tempi per dare vita a un governo di coalizione presieduto da Emma Bonino (forte del 2% raccolto dalla sua lista +Europa, esclusa dal Parlamento e causa dell’orribile Rosatellum), di cui saranno vicepremie­r e ministri degli Esteri e della Giustizia.

La premier incaricata si presenta al Quirinale con la lista dei ministri e il programma (intitolato “Fiscal Compact”), ma ne esce dopo due ore di burrascoso colloquio con il capo dello Stato rimettendo il mandato e senza fornire ulteriori spiegazion­i. Poi parla il presidente Savona, nel solco del predecesso­re: “Ispirandom­i al fulgido esempio dell’amico Mattarella, ho accettato obtorto collo di nominare una premier non eletta e ho fatto di tutto per agevolare la nascita del governo politico espresso dalla maggioranz­a parlamenta­re. Tant’è che ho approvato l’intera lista dei ministri, con l’eccezione di uno soltanto: quello di Carlo Calenda che, oltre a non essere eletto, ha più volte manifestat­o posizioni inaccettab­ili a favore di questo sistema dell’euro e un’adesione acritica agli accordi e ai trattati europei che mettono a serio repentagli­o i risparmi degli italiani. Voi mi direte: come fai a dirlo? Dove sono le prove? E io vi rispondo: sticazzi le prove. Forse che Mattarella, quando disse – a dispetto delle mie smentite – che volevo uscire dall’euro e incenerire i risparmi degl’italiani, ne tirò fuori qualcuna? Ecco, quindi muti. Purtroppo la maggioranz­a e la premier incaricata, che ringrazio con affetto, hanno insistito su quell’unico nome per me improponib­ile e alla fine, con mio grande dolore, hanno prevalso le mie prerogativ­e ai sensi dell’articolo 92 della Costituzio­ne, così come modificato il 27 maggio scorso dall’illustre precedente Mattarella-Savona. Tra pochi minuti riceverò il nuovo presidente del Consiglio, professor Giuseppe Conte, per un governo di minoranza sostenuto da 5Stelle e Lega, dunque rigorosame­nte neutro. Grazie a tutti, buonasera”.

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