Visco si intruppa col Colle e detta il suo programma
Le “considerazioni finali” La Banca d’Italia liquida i mercati: “Sono emotivi”. E indica le solite priorità: austerità e Iva
Ignazio Visco ignora i mercati e i mercati ignorano Ignazio Visco. “Non ci sono giustificazioni, se non emotive, per quello che sta succedendo oggi sui mercati”, dice il governatore della Banca d’Italia, aggiungendo a braccio una frase alle “considerazioni finali” del 2018. La reazione degli investitori non è però la stessa di quando Mario Draghi, nel 2012, promise di fare “tutto il n e ce s s a r io ” per salvare l’e ur o . Questa volta lo spread continua a crescere e la Borsa di Milano non smette di cadere.
PER LA PRIMA VOLTA il rito annuale delle “considerazioni finali” si consuma in Via Nazionale nel pieno di una crisi istituzionale e, da due giorni, anche finanziaria. Davanti alla solita platea di banchieri, industriali e giornalisti – tutti preoccupati per il disastro politico in atto – Visco ostenta olimpica serenità. E si schiera senza dubbi o sfumature con il capo dello Stato Sergio Mattarella, restituendo il favore ricevuto in autunno quando il Quirinale ha garantito al governatore un secondo mandato contro le proteste di Matteo Renzi e del Movimento Cinque Stelle.
Nei corridoi di Via Nazionale si sussurra che è stato proprio Visco a consigliare a Mattarella di mettere il veto su Paolo Savona come ministro dell’Economia. Non Mario Draghi, che dalla Bce è molto più preoccupato dell’instabilità dovuta all’assenza di prospettive dell’Italia. Il governatore di Bankitalia avrà letto con attenzione le pagine dell’ultimo libro di Paolo Savona, dove le colpe della crisi bancaria di questi anni vengono in gran parte attribuite proprio alla Banca d’Italia, “sorda” e “autoreferenziale”, afflitta da “ignavia”, incapace di arginare gli effetti del- le nuove norme europee sul bail in (le crisi pagate da azionisti e creditori e non più dallo Stato). Visco si sarebbe sicuramente sentito commissariato con Savona al ministero: l’81enne proposto dalla Lega per il Tesoro non solo ha i- niziato la carriera in Bankitalia, ma fino al 2013 ha guidato il Fondo di garanzia dei depositi bancari (Fidt). E avrebbe voluto dire la sua.
Scampato il pericolo Savona, Visco si dedica quindi a indicare le priorità per il governo del Presidente, quell’esecutivo affidato a Carlo Cottarelli che, mentre lui parla, pare ancora plausibile. Visco suggerisce un percorso di rientro dal debito che i critici chiamerebbero di “austerità vecchio stile”: aumentare l’avanzo primario, cioè la differenza tra quanto lo Stato incassa e quanto spende al netto degli interessi pa- gati sul debito. Oggi è circa pari al 2 per cento del Pil, andrebbe portato al 3 o al 4 per cento, così il debito pubblico scenderebbe sotto il cento per cento del Pil in 10 anni. Come si fa a raddoppiare l’avanzo primario senza schiantare il Pil? Con la solita ricetta: “La prosecuzione delle riforme strutturali” che rassicurano gli investitori e abbattono gli interessi e poi una “riforma fiscale” che renda il “prelievo meno distorsivo”. Si capisce dopo che vuol dire: non ci devono essere “pre giu diz i” sull’aumento delle “imposte meno distorsive”. Tradotto: facciamo salire l’Iva il primo gennaio 2019, senza disinnescare le clausole di salvaguardia. Lo Stato avrà 12,5 miliardi di gettito in più, i consumatori soffriranno per i prezzi più alti ma almeno – dice Visco – non ci saranno gli effetti collaterali di un aumento del deficit o del taglio degli investimenti.
ANCHE GLI ALTRI punti del “programma Visco” sono prevedibili: guai a toccare la riforma Fornero delle pensioni (“sarebbe rischioso fare passi indietro”) mentre sono leciti “interventi mirati” per ridurre “specifiche rigidità”. Visco parla anche del reddito di inclusione varato dal governo Gentiloni, ma invece che apprezzare la creazione del primo strumento universale contro la povertà sembra preoccuparsi che i Cinque Stelle lo usino come base per costruire il reddito di cittadinanza: “Nel procedere al suo rafforzamento, o all’adozione di altri provvedimenti, oltre a evitare di scoraggiare la ricerca di un lavoro regolare, bisognerà prestare attenzione alle conseguenze sui conti pubblici”. Non stupisce che Visco senta una certa affinità con Cottarelli: entrambi sono stati nominati da Mattarella. E hanno tutto il Parlamento contro.
I messaggi
Appello a raddoppiare l’avanzo primario per ridurre il debito, il reddito di cittadinanza è rischioso I punti
C’è il rischio di disperdere “in poco tempo e con poche mosse il bene insostituibile della fiducia” Rispetto al 2007 il Pil è più basso di 10 punti nel Mezzogiorno, soltanto di 4 nel CentroNord Negli anni scorsi le banche cedevano 5 miliardi all’anno di crediti in sofferenza (Npl), nel 2017 35 miliardi, le attese per il 2018 sono di 65