“D’Alfonso ignorava le valanghe, era più interessato alle cave”
Rigopiano L’ex dg della Regione Gerardis accusata dal governatore spiega: “Fu lui a non inserire nel programma l’atto necessario”
Il 18 gennaio 2017 una valanga devasta l’hotel Rigopiano, nel comune abruzzese di Farindola, causando la morte di 29 persone. Due settimane fa la procura di Pescara, guidata dal procuratore Massimiliano Serpi, iscrive nel registro degli indagati il presidente della Regione e neo senatore del Pd Luciano D’Alfonso e i suoi due predecessori, Gianni Chiodi e Ottaviano Del Turco. L’accusa: cooperazione in lesioni e omicidio colposo. Il motivo: l’assenza della Carta di localizzazione dei pericoli da valanghe (Clpv) prevista, per legge, sin dal 1992. Un ritardo di ben 25 anni. Un quarto di secolo. Viene predisposta solo dopo la tragedia, nel luglio scorso, con la Regione che finalmente stanzia 1,3 milioni.
L’assenza della Carta, secondo l’accusa, ha contribuito alla tragedia. L’8 maggio D’Alfonso deposita in procura un dossier e chiama in causa il direttore generale dell’epoca, Cristina Gerardis, che viene così indagata con le stesse accuse.
D’ALFONSO rivendica per sé solo l’indirizzo politico della Regione. È la Gerardis – sostiene – che in qualità di direttore generale, secondo le norme, doveva curare “l’attuazione concludente del programma di governo”. Ma la Carta valanghe era nel programma di governo di D’Alfonso? Gerardis è categorica: “No”.
Ora, se fosse vero quel che sostiene Gerardis, per di più dinanzi a 29 vittime, non saremmo di fronte una bella scena: il presidente di Regione e il suo ex direttore generale si smentiscono pesantemente. Le affamerazioni di Gerardis sono durissime. Sul piano politico, oltre che per la loro incidenza penale, che resta tutta da verificare: “La Carta delle valanghe – sostiene l’ex direttore generale, interrogata dalla procura - non era presente nel programma di governo e nemmeno negli obiettivi del dipartimento di cui fa parte la Protezione civile”. Di più: “Non ricordo nemmeno di averne mai sentito parlare, né dal Presidente né da altri”.
Gerardis sottolinea la forte personalità di D’Alfonso nel raggiungere altri obiettivi: “Di solito il presidente perseguiva con vigore gli obiettivi da lui individuati, come ad esempio la Fondovalle Sangro e il Piano cave”. Sulla Carta valanghe, invece, da D’Alfonso nessun input: “Se la questione mi fosse stata sottoposta, ne avrei discusso con il dipartimento competente, come è avvenuto per il ‘Piano Cave’, che non era stato completato quando assunsi la dirigenza. Mi fu evidenziato e mi attivai per la sua attuazione e finanziamento. L’attenzione di D’Alfonso fu molto forte, con pressio- ni sul dirigente a tempo determinato che era preposto alla realizzazione di quel piano, tant’è che, per volontà di D’Alfonso il dirigente non fu confermato. Voglio dire: quando gli obiettivi mi venivano mostrati prestavo la dovuta at ten zio ne”. In sostanza, dice Gerardis, a D’Alfonso il Piano Cave interessava al punto di fare “pressioni” sui dirigenti, mentre sulla Carta valanghe, prima della tragedia, non spese una sola parola: “A seguito della tragedia di Rigopiano cominciai a sentirne parlare dai vari responsabili di servizi competenti, per intraprenderne l’approvazione”.
MA C’È DI PIÙ. “Sono certa che non c’erano risorse stanziate sul capitolo inerente il finanziamento della carta valanghe. Dopo la tragedia di Rigopiano, Belmaggio (dirigente regionale, ndr) mi disse che il capitolo relativo all’ufficio valanghe era sparito dal bilancio regionale e perciò era impossibile inserirlo nei programmi, vista l’assenza di fondi”. Quindi, in base alle dichiarazioni di Gerardis, l’intero capitolo relativo all’ufficio valanghe era “sparito dal bilancio regionale”. E non fu inserito neanche nel Masterplan per il Sud, per il quale Gerardis dice di aver raccolto, presso i dipartimenti, tutti i progetti” con “priorità agli interventi per la prevenzione dei rischi”: “Non vennero richiesti fondi per la realizzazione della carta valanghe ”, continua ,“eppure la Regione poteva inserire progetti per i quali non aveva fondi e così chiederli al Governo”. “D’Alfonso o altri – chiede la procura – si sono opposti ad assicurare fondi per attività di prevenzione come quella del pericolo valanghe? “No”, risponde Gerardis, se fosse accaduto me ne ricorderei”.
INCHIESTA La Procura di Pescara ha aperto un’inchiesta dopo la tragedia del 18 gennaio 2017, quando una valanga travolse l’Hotel di Rigopiano: 29 i morti
INDAGATI Il governatore D’Alfonso e due suoi predecessori (Del Turco e Chiodi) sono accusati di omicidio colposo e lesioni La scheda