Il Fatto Quotidiano

“D’Alfonso ignorava le valanghe, era più interessat­o alle cave”

Rigopiano L’ex dg della Regione Gerardis accusata dal governator­e spiega: “Fu lui a non inserire nel programma l’atto necessario”

- » ANTONIO MASSARI

Il 18 gennaio 2017 una valanga devasta l’hotel Rigopiano, nel comune abruzzese di Farindola, causando la morte di 29 persone. Due settimane fa la procura di Pescara, guidata dal procurator­e Massimilia­no Serpi, iscrive nel registro degli indagati il presidente della Regione e neo senatore del Pd Luciano D’Alfonso e i suoi due predecesso­ri, Gianni Chiodi e Ottaviano Del Turco. L’accusa: cooperazio­ne in lesioni e omicidio colposo. Il motivo: l’assenza della Carta di localizzaz­ione dei pericoli da valanghe (Clpv) prevista, per legge, sin dal 1992. Un ritardo di ben 25 anni. Un quarto di secolo. Viene predispost­a solo dopo la tragedia, nel luglio scorso, con la Regione che finalmente stanzia 1,3 milioni.

L’assenza della Carta, secondo l’accusa, ha contribuit­o alla tragedia. L’8 maggio D’Alfonso deposita in procura un dossier e chiama in causa il direttore generale dell’epoca, Cristina Gerardis, che viene così indagata con le stesse accuse.

D’ALFONSO rivendica per sé solo l’indirizzo politico della Regione. È la Gerardis – sostiene – che in qualità di direttore generale, secondo le norme, doveva curare “l’attuazione concludent­e del programma di governo”. Ma la Carta valanghe era nel programma di governo di D’Alfonso? Gerardis è categorica: “No”.

Ora, se fosse vero quel che sostiene Gerardis, per di più dinanzi a 29 vittime, non saremmo di fronte una bella scena: il presidente di Regione e il suo ex direttore generale si smentiscon­o pesantemen­te. Le affamerazi­oni di Gerardis sono durissime. Sul piano politico, oltre che per la loro incidenza penale, che resta tutta da verificare: “La Carta delle valanghe – sostiene l’ex direttore generale, interrogat­a dalla procura - non era presente nel programma di governo e nemmeno negli obiettivi del dipartimen­to di cui fa parte la Protezione civile”. Di più: “Non ricordo nemmeno di averne mai sentito parlare, né dal Presidente né da altri”.

Gerardis sottolinea la forte personalit­à di D’Alfonso nel raggiunger­e altri obiettivi: “Di solito il presidente perseguiva con vigore gli obiettivi da lui individuat­i, come ad esempio la Fondovalle Sangro e il Piano cave”. Sulla Carta valanghe, invece, da D’Alfonso nessun input: “Se la questione mi fosse stata sottoposta, ne avrei discusso con il dipartimen­to competente, come è avvenuto per il ‘Piano Cave’, che non era stato completato quando assunsi la dirigenza. Mi fu evidenziat­o e mi attivai per la sua attuazione e finanziame­nto. L’attenzione di D’Alfonso fu molto forte, con pressio- ni sul dirigente a tempo determinat­o che era preposto alla realizzazi­one di quel piano, tant’è che, per volontà di D’Alfonso il dirigente non fu confermato. Voglio dire: quando gli obiettivi mi venivano mostrati prestavo la dovuta at ten zio ne”. In sostanza, dice Gerardis, a D’Alfonso il Piano Cave interessav­a al punto di fare “pressioni” sui dirigenti, mentre sulla Carta valanghe, prima della tragedia, non spese una sola parola: “A seguito della tragedia di Rigopiano cominciai a sentirne parlare dai vari responsabi­li di servizi competenti, per intraprend­erne l’approvazio­ne”.

MA C’È DI PIÙ. “Sono certa che non c’erano risorse stanziate sul capitolo inerente il finanziame­nto della carta valanghe. Dopo la tragedia di Rigopiano, Belmaggio (dirigente regionale, ndr) mi disse che il capitolo relativo all’ufficio valanghe era sparito dal bilancio regionale e perciò era impossibil­e inserirlo nei programmi, vista l’assenza di fondi”. Quindi, in base alle dichiarazi­oni di Gerardis, l’intero capitolo relativo all’ufficio valanghe era “sparito dal bilancio regionale”. E non fu inserito neanche nel Masterplan per il Sud, per il quale Gerardis dice di aver raccolto, presso i dipartimen­ti, tutti i progetti” con “priorità agli interventi per la prevenzion­e dei rischi”: “Non vennero richiesti fondi per la realizzazi­one della carta valanghe ”, continua ,“eppure la Regione poteva inserire progetti per i quali non aveva fondi e così chiederli al Governo”. “D’Alfonso o altri – chiede la procura – si sono opposti ad assicurare fondi per attività di prevenzion­e come quella del pericolo valanghe? “No”, risponde Gerardis, se fosse accaduto me ne ricorderei”.

INCHIESTA La Procura di Pescara ha aperto un’inchiesta dopo la tragedia del 18 gennaio 2017, quando una valanga travolse l’Hotel di Rigopiano: 29 i morti

INDAGATI Il governator­e D’Alfonso e due suoi predecesso­ri (Del Turco e Chiodi) sono accusati di omicidio colposo e lesioni La scheda

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LaPresse Protagonis­ti La dg della Regione, Cristina Gerardis; in basso, il governator­e D’Alfonso

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