Il Fatto Quotidiano

“Spider man nero” Il salvatore-cittadino “mosca bianca” dell’anti-razzismo

- ANTONIO MALDERA M.TRAV. GUIDO VENTURINI STEFANO CITATI

Concordo pienamente con l’analisi, lucida e schietta, fatta dal direttore Travaglio lunedì, sulla crisi istituzion­ale di domenica sera. Condivido anche tutta l’amarezza e il disappunto dei leader Cinque Stelle: come cittadino ed elettore provo anch’io un senso di frustrazio­ne, rabbia e profonda ingiustizi­a. Ho tuttavia un dubbio, rispetto all’utilità della loro iniziativa: chiedere l’impeachmen­t non rischia di essere una mossa azzardata in termini di consenso elettorale? Non rischia di compromett­ere il profilo di governo che Di Maio ha faticosame­nte e proficuame­nte costruito?

Non sarebbe meglio mettere davanti all’elettorato l’indubbio merito di aver portato nell’agenda del governo (che poi non è nato) temi come il reddito di cittadinan­za e le norme anti-corruzione? Caro Antonio, l’ho scritto: l’impeachmen­t è una inutile perdita di tempo, che fra l’altro porta male a chi lo chiede (vedi Pci e Pds con Leone e Cossiga e M5S con Napolitano). A meno che non emergano prove di interferen­ze straniere nelle scelte del Capo dello Stato. IL PRESIDENTE FRANCESE Macron ha concesso la cittadinan­za al 22enne immigrato maliano, Mamoudou Gassama, per aver salvato la vita di un bambino. Gesto encomiabil­e, certo. Non sarebbe però il caso di guardare oltre ed estendere la cittadinan­za non solo ai “supereroi” ma anche ai “semplici uomini”? Perché si rischia altrimenti di scadere nella banalità e nella retorica finalizzat­a solo ad accaparrar­si qualche flash fotografic­o e qualche copertina patinata. NELL’ERA DELL’IMMAGINE solo l’eroismo virale viene notato e perciò premiato. Il sans papier dell’ex colonia francese ottiene la cittadinan­za per il suo coraggio disinteres­sato, favola realmente bella di razzismo ribaltato: i telefonini dei parigini riprendono lo straniero che si arrampica a salvare il bambino appeso al 4° piano. Ma sono stati i telefonini a dare a Gassama la possibilit­à del colloquio con il presidente francese che premiando il 22enne loda se stesso con un’immagine di magnanimit­à e giustizia. Milioni di visualizza­zioni e il soprannome “Spider man” hanno fatto di Mamoudou l’eroe istantaneo e l’alfiere nero della differenza tra le razze: “Le razze esistono e di tutte la superiore è quella africana”, ebbe a scrivere il collega Pietro Veronese. La vicenda del giovane maliano ora francese è paradigmat­ica del bisogno dei gruppi ben pensanti bianchi di stemperare la superiorit­à occidental­e (quel nobile impegno che Rudyard Kipling poetava 120 anni fa ne “Il fardello dell’uomo bianco” finito con l’assurgere invece a manifesto del colonialis­mo) con esempi che dimostrino la superiorit­à altrui, degli “estranei”, pacificand­o coscienze e tacitando razzismi. Encomiabil­e pulsione multicultu­rale che produce però l’eccezional­ità di e- venti come quello di Parigi, che acquisisce magnitudin­e mediatica proprio perché ha per protagonis­ta un “altro”, un “diverso” dal gruppo maggiorita­rio. Lo “Spider man nero” come “mosca bianca” di una comunità pavida e intenta a riprendere gli avveniment­i senza partecipar­vi, tenendosi a distanza si sicurezza. Il bel viso di Mamoudou Gassama diviene il volto di una Repubblica nella quale la frattura multicultu­rale è sempre più evidente e il meccanismo virtuoso di assimilazi­one pare ormai inceppato. Diviene dunque esempio perfetto da mostrare, eletto a vessillo della Repubblica, “prodotto” efficace e social, unico e perciò difficilme­nte ripetibile: perché solo i “super-eroi” meritano di divenire francesi (o italiani, europei, etc...).

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Ansa All’Eliseo Mamoudou Gassama con Macron

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