Il Fatto Quotidiano

Giorno storico (a parole) Il miraggio delle urne

Macron magnifica l’intesa Haftar-Serraj (senza firme) per votare a dicembre

- » GIAMPIERO GRAMAGLIA

Al giovane Macron, presidente da meno di 3 mesi, la mossa libica riuscì bene nel luglio scorso: alla Celle-St.C lo ud riunì a sorpresa, in barba anche all’Italia, il premier Fayez al-Serraj riconosciu­to dalla comunità internazio­nale e il maresciall­o Khalifa Haftar, l’uomo forte di Tobruk e dell’Est, volta a volta interlocut­ore privilegia­to della Cia, di Mosca, dell’Egitto.

Ieri, al presidente ormai ‘stagionato’, al potere da oltre un anno e senza più l’ aura d’onnipotenz­a e d’infallibil­ità che lo accompagna­va nei suoi primi passi, la mossa libica è riuscita molto meno bene: in un vertice a Parigi, il percorso verso nuove elezioni il 10 dicembre è stato discusso e informalme­nte approvato, ma i partecipan­ti alla riunione non hanno firmato nessun impegno.

Macron ha spiegato la mancata firma “per due motivi fondamenta­li. Primo: alcuni partecipan­ti vogliono prima potere condivider­e la dichiarazi­one congiunta coi loro referenti sul territorio libico. Secondo, intorno al tavolo c’erano rappresent­anti di istituzion­i che non si riconoscon­o l’un l’altra”.

Ma è esattament­e questa la difficoltà della situazione in Libia: una guerra per bande, o per fazioni, che va avanti da anni e dove il controllo del territorio lo hanno milizie. L’indebolime­nto di Haftar non ha semplifica­to, ma ha anzi complicato la situazione. Così Macron, invece che cercare di avere una firma in calce a un pezzo di carta, s’è accontenta­to di una dichiarazi­one e di una stretta di mano fra i quattro leader libici presenti, il premier al Serraj, il maresciall­o Haftar, i presidenti della Camera Aguila Salah e del Consiglio di Stato Khaled al-Meshri, con l’Onu, l’Ue, l’Italia e gli altri Paesi coinvolti a fare da mallevador­i.

“NOI CI IMPEGNIAMO – così recita il testo letto ad alta voce all’Eliseo - a lavorare in modo costruttiv­o con l’Onu per organizzar­e elezioni credibili e pacifiche ed a rispettare i risultati delle elezioni”. Prima del voto, bisognerà pure trovare un’intesa sul rinnovo della Costituzio­ne: la data indicata è il 16 settembre.

Decisiva, in tale quadro, sarebbe un’intesa “inclusiva” fra tutte le componenti del dialogo intra-libico, come da piano dell’inviato Onu Ghassan Salamé. Ma le milizie, al momento, non ci stanno, 13 di esse si sono pure dissociate dalla riunione di Parigi.

L’Italia, che ha sempre ambito a un ruolo di primo piano in Libia, sua ex colonia, aveva a Parigi una presenza diplomatic­a, non politica, con l’ambasciato­re Teresa Castaldo: un po’ per via del marasma a Roma; e un po’ per non dare troppa enfasi all’in i zi a t iv a francese – Macron ha comunque elogiato “l’impegno esemplare” italiano.

La Castaldo esprime l’auspicio di “un passo avanti” in quella che è “una priorità strategica per Italia e Onu”, come pure le prospettiv­e di stabilità del Mediterran­eo e la lotta a terrorismo e traffico d’esseri umani. Per la quale lotta, avverte Serraj, serve “uno sforzo colossale”.

L’impression­e è che siamo alle parole, per non dire alle chiacchier­e. Davanti al Parlamento europeo Federica Mogherini è più positiva: “Siamo impegnati nel processo che porterà alle elezioni in Libia entro fine anno, tutti dobbiamo dare un contributo”. Per il ‘ministro degli Esteri’ europeo, “la situazione sta leggerment­e migliorand­o”, ma “il terrorismo non è sconfitto”.

 ??  ?? Buone intenzioni Il premier libico Serraj stringe la mano a Macron davanti ai partecipan­ti del summit
Buone intenzioni Il premier libico Serraj stringe la mano a Macron davanti ai partecipan­ti del summit

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy