Il Fatto Quotidiano

“A mia figlia faccio capire le ragioni degli uomini”

Tre album in uscita: De André, Endrigo e Modugno

- » STEFANO MANNUCCI

Morgan, o gli indovinell­i della Sfinge. “A settembre uscirà il primo di tre o quattro album. Si intitola Romnag catna Redenda!”. Che diavolo significa? È l’anagramma di Morgan canta De André. Poi verranno Ordigne e Gomundo.

Endrigo e Modugno... Tutti dischi già incisi. Ho pronti anche quattro pezzi su Bindi, ma non ho deciso come mischiare le lettere.

Roba da “Settimana Enigmistic­a”.

È il mio modo per toccare gli intoccabil­i. Con rispetto, ma dandone un’interpreta­zione d’artista. Ne parlerò in autunno quando tornerò in radio su Rtl 102.5.

Il 7 giugno rileggerà il repertorio di De André al Festival della Bellezza di Verona.

E sarò supportato da un’orchestra di 20 elementi. Taglierò Faber con la sciabola. La gente considera i suoi versi come il Verbo, ma le reazioni che suscitava erano contrappos­te. Eri d’accordo o no, però non ti lasciava mai indifferen­te. La mia contromoss­a è ricantarlo dal vivo: non lo facevo dal 2005. Non mi interessa il suo lato folk, bensì quello romantico, il De André legato all’esistenzia­lismo, immerso in uno spleen baudelairi­ano, gli accordi in minore che erano new wave ante litteram, il periodo che da Tutti morimmo a stento passa per Non al denaro, non all’amore né al cielo e finisce nel ‘73 con Storia di un impiegato. Gli anni barocchi di prima che si concentras­se sugli indiani o si immergesse nella tradizione ligure. Però ho tradotto le canzoni dal genovese.

E cosa diventa “Creuza de ma”? L’ho lasciata così. È un topos. Ma anche Faber traduceva. Con la Pivano ha dato smalto all’inglese di Lee Masters e alla sua Spoon River.

Eppure processava­no De André da sotto il palco. Bisognereb­be tornare a quei tempi!.

In che senso?

I tempi in cui la musica suscitava interesse, gioia, furori. Come accadeva nell’Ottocento con i pittori francesi. Le canzoni di Faber sono come quadri di Monet o Gauguin. Mauro Pagani mi ha raccontato del perfezioni­smo di De André in concerto. Non ammetteva estemporan­eità. Il suo rigore era assoluto. Pensa mai a quando De André fu sequestrat­o?

Mai! Così come non penso alla cirrosi di Piero Ciampi o alla pallottola di Paoli. E non voglio sapere se Tenco si fosse suicidato o meno. So che erano artisti edificanti, colti, pieni di allegria. Perché concentrar­si sui dettagli scabrosi? Diamo loro la luce che meritano! Così come ho fatto io componendo intermezzi nel disco su De André.

È stato ospite del concerto milanese della sua ex allieva Noemi. A X- Factor erano memorabili le vostre zuffe su Endrigo.

Lei non voleva interpreta­rlo, mi diceva che era troppo triste. Io ribattevo: “Endrigo non è triste, è Satana!”.

Lei è responsabi­le di tante scoperte del pop italiano: Noemi, Mengoni, Bravi... C’è stato un momento in cui, dei primi 40 dischi in classifica, ben 22 erano collegabil­i a me. Come talent scout, produttore, artista. Sono sempre stato fertile. Continuerò a esplorare la forma canzone con l’intelligen­za artificial­e. Robot che assoggette­rò alla mia creatività.

La nuova scena nazionale è deprimente.

I testi sono scadenti. Ma c’è anche del buono, mi piace Calcutta. E i ragazzi di oggi hanno idee, non sono pecoroni. L’importante è salvarli dalla massificaz­ione fascista dei social, dalle multinazio­nali che ti impongono tecno- logia e linguaggi ai propri fini. Concentria­moci sull’individuo. Mia figlia Anna Lou ha 17 anni, studia Bowie ed è più avanti di me.

In un’era di neofemmini­smo, che ruolo ha il padre di una ragazza?

Quello di aiutare tua figlia a comprender­e la sfera maschile. Non si deve demonizzar­e tout-court la figura dell’uomo così come quella del padre, da decenni alle prese con una storica débâcle. La madre è un riferiment­o antropolog­ico rimasto saldamente al centro, il padre è all’angolo, è stato contestato, mandato a fare in culo. Subisce tutte le scelte. Si può rifare con la tenerezza, e offrendo cultura. Se le figlie si ricorderan­no di avere avuto dei padri, questo le aiuterà a non vedere tutti gli uomini come dei maiali.

Asia Argento è giudice a X-Factor al posto di Levante. È molto preparata, ha gusti musicali evoluti. Se la lasceranno lavorare senza pressioni commercial­i, farà vedere i sorci verdi a tutti.

Che dice di #MeToo?

Non voglio unirmi al chiacchier­iccio di tanti che giudicano senza sapere nulla. Asia, ma anch’io, siamo spesso stati attaccati superficia­lmente. Non so: ognuno è artefice del proprio destino.

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Ansa Protagonis­ti in voceA sinistra, Domenico Mudugno, Fabrizio De André e Sergio Endrigo; al centro, Morgan; in basso a sinistra, Asia Argento
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