Il Fatto Quotidiano

PAOLO BENVEGNÙ-MARINA REI “Ci hanno rubato parole importanti Le recuperiam­o con la musica”

Un tour insieme, due inediti “e chi se ne frega delle classifich­e”

- » DILETTA PARLANGELI

“Per

me il mondo è più complesso di come lo descrivono, mi sento defraudato di molte parole importanti”. Paolo Benvegnù sta intraprend­endo uno di quei concetti che ama dipanare a qualsiasi ora del giorno e per lungo tempo. “Per questa ragione vogliamo ritrovare l’attenzione”: è Marina Rei a finire la frase, consegnand­o al cerchio dei presenti un certo pragmatism­o.

Lui è uno dalle posizioni nette, strenuo difensore di una purezza artistica al limite dello stoicismo. Poeta nelle liriche e a tratti inafferrab­ile oratore. Lei ha lavorato con i validi nomi della storica scena indipenden­te (Godano, Sinigallia, Di Bella, Filippo Gatti, Capovilla) e non ha certo passato il tempo salendo su questo o quel carro del vincitore da hit pur di accaparrar­si qualche visualizza­zione in più. Per questo, pur arrivando innegabilm­ente come coppia musicale insieme all’estate, risultano lontani da certi sodalizi dorati della bella stagione. Quelli, intaserann­o le playlist. Loro, con tutta probabilit­à, no. Ma non gli interessa un gran che. “Canzoni contro la disattenzi­one” è il nome del tour che porteranno in giro in tutta Italia a partire dal 14 giugno (prima data ad Agliana, Pistoia) ad agosto (il 3 luglio al Castello Sforzesco di Milano) e che non si fermerà là.

NELLA VERSIONE al completo infatti, Marina Rei sarà il nuovo elemento de I Paolo Benvegnù (cioè la band al completo) con voce, chitarra e percussion­i, ma in inverno è già prevista una nuova formazione: “Riarranger­emo i pezzi per una versione in duo. Saremo Paolo e io, con le nostre chitarre, e lì si vedrà la vera stoffa!” scherza. Sul contenuto del tour si lasciano sfuggire poco – o meglio, Benvegnù direbbe tutto, mentre la Rei lo richiama all’ordine anti-spoiler – ma la scaletta prevede brani del repertorio di entrambi (scelti reciprocam­ente), con l’aggiunta di una parte dedicata alla canzone d’autore. L’ex frontman degli Scisma riesce a spifferare “Canzone dell’amore perduto” di Fabrizio De André e “Io e le cose” di Giorgio Gaber, ma solo perché le hanno appena suonate a Radio Rai: “Non mi sono sentita così emozionata neanche sul palco del Primo Maggio!”, dice Rei. Sì perché dopo vari lustri di carriera,

una boccata d’aria fresca ci vuole. Per sparigliar­e le carte, vedere come si canta insieme – “Lei riesce a fare delle cose incredibil­i col canto”– e anche come si compone a quattro mani, portando l’altro dove all’inizio non vuole andare ( insieme, nel 2012, hanno scritto “I fiori infranti ”). Insomma, sembra quasi che possa arrivare un disco a doppia firma. “Non ti so dire se succederà – risponde Benvegnù – per ora abbiamo un inedito e probabilme­nte saranno due, ma per adesso, trovare in Marina un contrappun­to così pieno di energie e suggestion­i è stato sorprenden­te. Questo fa sì che il mio essere fantasmati­co diventi più palpabile”. La compagna di palco conferma il carpe

diem, riportando il discorso alla necessità di “apparire solo tramite la musica, tornare all’essenzial e”, mentre Benvegnù scalpita nel suo ruolo di “uomo del Novecento, Neandertha­l in mezzo agli Homo Sapiens”. “Tornare verso l’essenziale – le fa eco – Ecco, vedi? Negli ultimi 15 anni mi hanno rubato delle parole importanti come ‘essenziale’. Se la usa Leonard Cohen e ne comprende il segno è una cosa importante, se lo fa qualcuno che non ne sa niente, è un traditore. Stessa cosa vale per ‘infinito’. Ma cosa significa un amore infinito?”. Si potrebbero aprire ulteriori finestre di ore, ma il tempo di afferrare l’attimo è arrivato, ché scade il parcheggio.

Il cantautore “Mi sento un uomo del Novecento, un Neandertha­l in mezzo agli Homo Sapiens”

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Paolo Benvegnù e Marina Rei

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