È fatta dopo tre mesi di follie: il governo c’è, Conte premier
Il professore torna al Colle con la lista dei ministri e stavolta passa il vaglio di Mattarella. Il giuramento dei gialloverdi oggi alle 16
L’interminabile crisi politica e istituzionale italiana si chiude 88 giorni dopo le elezioni. Giuseppe Conte è presidente del Consiglio, il governo gialloverde giura oggi alle 16. Il professore di diritto privato torna in sella – senza riserve, con la squadra che ha già passato il vaglio di Sergio Mattarella – appena 97 ore dopo aver rimesso il primo mandato a causa dell’affaire Savona. “Ben ritrovat i”, sorride alla sala stampa del Quirinale: è la sua prima battuta da premier. Poi legge la lista dei ministri. L’economista pietra dello scandalo non è stato rimosso ma riposizionato, come proposto da Luigi Di Maio: sarà ministro degli Affari comunitari. Sempre di Europa si tratta, ma il suo peso politico è sicuramente ridotto e verrà definito dalle deleghe che gli saranno assegnate. Al suo posto all’Economia ci sarà Giovanni Tria, docente di politica economica e presidente di facoltà a Tor Vergata, la seconda università di Roma. Un profilo meno aggressivo per Bruxelles. L’unica sorpresa è la presenza del grillino Danilo Toninelli alle Infrastrutture: nella lista letta da Di Maio dopo il fallimento del primo incarico di Conte non c’era.
IN OGNI CASO, stavolta è finita davvero: Cinque Stelle e Lega sono al governo. Nella settimana più folle della storia della Repubblica si sono succeduti veti e rotture, consultazioni svelate su Facebook; minacce di impeachment e manifestazioni organizzate contro il Colle che ora dovranno cambiare ordine del giorno; mandati esplorativi assegnati, congelati, ritirati; una trattativa incessante che si riapre e si richiude e infine si definisce nell’arco di una giornata.
L’ultima, ieri, inizia con una comunicazione leghista: Matteo Salvini ha cancellato tutti gli impegni elettorali in Lombardia: scende a Roma per l’ultimo atto con Di Maio.
Si incontrano alle 15 a Montecitorio. Il palazzo per il resto è quasi deserto, fatta eccezione per un pugno di parlamentari e un esercito di cronisti. La strada ormai è tracciata, come spiega un deputato del Carroccio col trolley, mentre torna al Nord per il weekend lungo: “Dobbiamo trovare un accordo per forza, altrimenti i nostri si incazzano... Chi lo capisce che non facciamo partire un governo per difendere Paolo Savona?”.
Prima dell’incontro con Di Maio, però, Salvini ha visto Giorgia Meloni. È l’ultima vera incognita della trattativa infinita: il giorno precedente entrambi avevano aperto all’ingresso dell’ex missina in maggioranza. L’altro fratello d’Italia, Guido Crosetto, fa un passo in più: “Non sarò io il prossimo ministro della Difesa, se entriamo c’è già la Meloni”. L’idea di Salvini sarebbe quella: mettere in squadra anche Fdi, aprire a destra e allargare la maggioranza. Anche perché attualmente al Senato i numeri gialloverdi sono buoni ma non eccellenti: 171 senatori, 10 più della maggioranza assoluta (167 di M5S e Lega più due del Maie e i due
Ultimo ostacolo Salvini voleva far entrare nell’esecutivo Giorgia Meloni, secco rifiuto dei 5Stelle
ex grillini Buccarella e Martelli). I 5Stelle però non ne vogliono sapere: l’alleanza resta gialloverde, sul contratto le firme devono restare due, quelle di Salvini e Di Maio. Meloni, respinta per la seconda volta in una settimana, annuncia l’astensione al voto di fiducia.
È fatta, Conte raggiunge i suoi due futuri vicepremier, arriva il messaggio che segna la fine delle ostilità. Sono le ore 19 e 13: “È stato raggiunto l’accordo per un governo politico M5s-Lega con Giuseppe Conte presidente del Consiglio”. Salvini pubblica un tweet contro gli immigrati e torna a Sondrio (la campagna elettorale non finisce mai). Di Maio si allontana senza dichiarazioni. (E l’ex ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan torna dal Canada, dove era andato a rappresentare l’Italia senza governo). Al Colle l’ul ti mo cambio della guardia tra Cottarelli e Conte. Sipario.