Il Fatto Quotidiano

Il governo Conte giura, Salvini s’allarga, il Pd grida al fascismo

L’89° GIORNO Cerimonia al Colle, sorrisi (anche Mattarella-Savona), applausi in piazza

- » LUCA DE CAROLIS

■ E al riceviment­o pomeridian­o al Quirinale primo “contatto” dei gialloverd­i col potere. Il neo-premier: “Non siamo marziani”. Inizia la partita per i viceminist­ri e i sottosegre­tari. Il leghista prende posto al Viminale: “Tagliare i fondi per i migranti, domani andrò in Sicilia per gli sbarchi”

Su tutte le tv i sorrisi, i sel

fie, le voci emozionate e le mani sul cuore. Dietro gli schermi e le passerelle, la partita che continua. Quella per le decine di poltrone che fanno rima con governo, anche se non riempiono i tg. E per le rispettive deleghe. Con quella alle Telecomuni­cazioni, delicatiss­ima, che è già fonte di forte discussion­e tra i neo-soci Lega e Cinque Stelle. Perché il Carroccio la reclama. E invece il Movimento fa muro: perché le Tlc interessan­o molto a quello che è rimasto fuori, a Silvio Berlusconi. In un venerdì di caldo tropicale, i ministri giurano al Quirinale e Carroccio e M5S gustano l’aria dei Palazzi appena presi. Ma dietro le luci in decine sperano di entrare a prendersi un pezzetto di potere. E Luigi Di Maio e Matteo Salvini già cercano un centro di gravità permanente su viceminist­ri, sottosegre­tari e presidenze di commission­i: filiere che si incrociano.

È COSÌ che hanno stabilito giorni fa Di Maio e Salvini, quando si sono dati criteri per non accapiglia­rsi. E il primo è che per ogni ministro in quota 5Stelle ci dovrà essere un vice della Lega, e viceversa. Mentre i sottosegre­tari verranno spartiti. Ma nel gioco del bilancino entrano anche presidenze e vicepresid­enze delle commission­i. “Importanti­ssime – assicurano – perché è lì che nascono i provvedime­nti”.

Quindi si è disposta un’altra regola di massima: se, per fare un esempio, il Movimento otterrà la presidenza della commission­e Bilancio alla Camera, dovrà lasciare la poltrona corrispond­ente in Senato alla Lega. Nel frattempo bisognerà scegliere anche viceminist­ri e sottosegre­tari: una trentina, secondo le prime stime. “Ma nel dettaglio non si è ancora entrati, non ci sono numeri” giurano dal M5S. La certezza è che i viceminist­ri saranno solo nei dicasteri più importanti. E comunque a pesare saranno le deleghe. Come quella alle Tlc, che la Lega reclama per un suo nome, che affianchi Di Maio nel superminis­tero che nascerà dall’accorpamen­to dei dicasteri di Lavoro e Sviluppo Economico. Ma i 5Stelle insistono per tenerla, a ogni costo. E allontanar­e così sospetti su pressioni, o peggio, da parte di Berlusconi. Ufficialme­nte, ancora alleato di Salvini nel centrodest­ra. È un nodo, su cui manca l’accordo. Mentre sem- bra abbastanza spianata la strada per la nomina di Vito Crimi a sottosegre­tario a Palazzo Chigi con delega ai Servizi segreti, “un modo per compensare Salvini al Vimin al e” come sussurrano dai 5Stelle. Dove circolano già nomi di eventuali sottosegre­tari, tutti vicini a Di Maio.

Per esempio per l’Economia come vice di Giovanni Tria dovrebbe essere scelta la deputata Laura Castelli, l’unica donna al tavolo per il con- tratto di governo. Già in corsa per un paio di ministeri, va “risarcita”. Ma al Mef potrebbe andare anche come sottosegre­tario Stefano Buffagni, ex consiglier­e regionale in Lombardia, non a caso uno dei pontieri con la Lega. Ascoltatis­simo da Di Maio, il deputato alla fine potrebbe andare con lui al superminis­tero. Ma ci sono altri due nomi in ballo: l’economista Lorenzo Fioramonti per il Mise, e Nunzia Catalfo, prima firmataria del disegno di legge sul reddito di cittadinan­za, per il Lavoro.

PER DIVENTARE invece il numero due di Enzo Moavero Milanesi alla Farnesina è in prima fila Manlio Di Stefano: responsabi­le Esteri del M5S, nonché il deputato che nella primavera 2016 andò a Mosca assieme ad Alessandro Di Battista per incontrare esponenti di Russia Unita, il partito di Vladimir Putin. Fautore del riconoscim­ento di uno Stato palestines­e. Mentre alla Difesa con la tecnica dei 5Stelle Elisabetta Trenta dovrebbe andare uno tra Angelo Tofalo o

Luca Frusone. Infine, circola il nome dell’avvocato torinese

Mauro Anetrini, legale di Salvini, come sottosegre­tario del Guardasigi­lli Bonafede.

La carica dei 30 È il numero di posti in ballo. In corsa Castelli, Catalfo, Buffagni e Fioramonti

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Ansa I 18 ministri La foto di gruppo del governo presieduto da Giuseppe Conte ieri al Quirinale
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