Il Fatto Quotidiano

LE PAGELLE DELLA CRISI: I PROMOSSI E I BOCCIATI

Tre mesi Vincitori e vinti. Protagonis­ti e comparse. Volpi, gatti e topi. Ecco chi ce l’ha fatta e chi no nella grande gara per formare un governo

- » ANDREA SCANZI

Il governo Conte ha avuto una gestazione più lunga del decalogo di Kieslowski. Qualcuno ha vinto, qualcuno ha perso.

DI MAIO Non sbaglia nulla fino al 4 marzo, poi entra in modalità “ora facciamo la storia” e passa il tempo a ridere sempre. Quando Mattarella inchioda Savona, lui perde la brocca e passa per il topo zimbellato dal gatto Salvini. Un giorno parla di impeachmen­t, quello dopo dice che non era vero niente. È il suo punto più basso, ma proprio quando anche i suoi lo criticano esce dall’angolo e fa tana a Salvini & Mattarella: “Spostiamo Savona”. Riesce pure a impedire che la Lega porti Fratelli d’Italia nel governo. È rinato quando nessuno se l’aspettava più, e nel frattempo è divenuto ministro e vicepresid­ente del Consiglio: non male, per un 32enne “incapace”. Voto 7,5

SALVINI Quello che meglio ha gestito i tre mesi post-voto. Non ha sbagliato nulla, i sondaggi lo premiano e gli va dato atto (per ora) di essere stato di parola: gli conveniva andare al governo, ma ha preferito sporcarsi le mani con chi fino al 4 marzo era un avversario neanche troppo stimato. Ora, al Viminale, potrà far vedere se è bravo anche nei fatti o solo chiacchier­e e distintivo. È il politico più scafato del momento, può relegare Berlusconi al passato e guidare il centrodest­ra per decenni. Se poi la smettesse di riprenders­i dal basso nelle dirette Facebook con effetto Jabba The Hutt, sarebbe meglio per tutti. Anzitutto per lui. Voto 8

MATTARELLA Perfetto fino a domenica scorsa, quando col veto a Savona ha firmato uno dei più grandi suicidi politici nella storia repubblica­na. E l’incarico a Cottarelli ha peggiorato il tutto. Essendo intelligen­te, se n’è reso conto. Infatti è tornato sui suoi passi. Facendo poi passare, da buon democristi­ano, lo spostament­o per Savona (che in concreto sposta poco) per vittoria storica. Voto 6 (media tra 9 e 3)

CONTE Il grande sconosciut­o, e non è detto che sia un male. Trattato come un mezzo peracottar­o dalla stessa stampa che fino a ieri leccava con agio Renzi, è tutto da scoprire. Lui, nel frattempo, può scrivere sul serio “Premier” sul curriculum. Senza voto (per ora)

MELONI Fosse stato per Salvini sarebbe alla Difesa, ma Di Maio non ha voluto anche per non esasperare l’ala sinistrors­a del Movimento. A destra resta però una delle più preparate. E al Senato, con quella maggioranz­a ballerina (+10 contando Maie e i due ex M5S), Fratelli d’Italia potrà essere decisiva. Voto 6

RENZI Leggendari­o come di consueto. Vara la “Popcorn Strategy”, spingendo i 5Stelle verso la Lega e consegnand­o il Pd all’irrilevanz­a sulla base del “tanto peggio tanto meglio”. Poi, sull’onda del veto a Savona, va a Otto e mezzo e straparla di Fronte Repubblica­no, come se lui fosse Garcia Lorca e Salvini il generale Franco. Non fa però in tempo a varare tale elaboratis­sima strategia che subito gli altri tirano su il governo in un giorno. Non ne indovina mezza e la ciliegina sulla torta sarebbe il “Partito Ma cro nci no ”, con dentro lui, Gozi, Andrea Romano e il Poro Schifoso. Daje M a tteo. Voto 0,5 (di stima)

BRUNETTA Sempre più marginale e comicament­e abbaiante alla Luna, gli è pure toccato vedere il “suo” Tria ministro nel governo nemico. Ormai lo superano anche i primi allievi che passano. Non si uccidono così neanche i cavalli. Voto 2,5

SALLUSTI Per mesi ha detto che Salvini non avrebbe mai rotto con Berlusconi: la sua non era un’analisi, bensì una speranza. È andata male, ma stai tranquillo Alessandro: al prossimo giro andrà persino peggio. Voto 4

GRILLO Nel momento in cui Di Maio era così incazzato che stava per invadere da solo la Polonia, lui (con un intervento sul Fattodi martedì) ha calmato gli animi del pupillo e del Movimento, rispolvera­ndo uno dei suoi cavalli di battaglia: “La vera politica è il mercato”. Una delle sue mosse politiche più riuscite, e il fatto che uno come Grillo abbia svolto il ruolo del pacificato­re la dice lunga sui tre mesi a rovescio che abbiamo vissuto. COTTARELLI Si è messo al servizio del Paese, ci ha messo la faccia ed è uscito di scena quando ha capito (subito) di non avere chance. Bravo. Voto 6,5

Se poi la smettesse di riprenders­i dal basso nelle dirette Facebook con effetto Jabba The Hutt, sarebbe meglio per tutti

MATTEO SALVINI

LORENZIN Si è definita da sola “partigiana”, in difesa e a guardia della Costituzio­ne. Basaglia ha fallito. Voto 3-

SGARBI Senza elettori, senza ruoli, senza potere. Espulso da un Giachetti qualsiasi, urlante come un Becchi minore. Che agonia straziante. Più attacca e più i nemici crescono (Di Maio), più incensa e più i despoti tramontano (Berlusconi). Ormai è un Fassino postumo in vita. Gli sia lieve il crepuscolo. Voto 1+

CACCIARI Tratta male tutti, non gli va bene nulla e ha ragione anche quando ha torto. L’idolo indiscusso, per distacco, di chi scrive. Il Chuck Norris dei filosofi. Voto 12

ROSATO Ha varato un abominio di legge elettorale che aveva come unico intento il trionfo di Renzusconi e invece per contrappas­so ha dato vita al Salvimaio. Più che un politico, Rosato è il protagonis­ta del remake di Io sono leggenda. Fenomeno. Voto 0+

Voto 7

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LaPresse Renato Brunetta
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Ansa Massimo Cacciari
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Ansa Ettore Rosato
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LaPresse Alessandro Sallusti
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LaPresse Giorgia Meloni
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LaPresse Matteo Renzi
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Ansa Vittorio Sgarbi
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Ansa Carlo Cottarelli
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LaPresse Beatrice Lorenzin
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Ansa Beppe Grillo

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