Il Fatto Quotidiano

Il ricatto all’Ue sull’addio all’euro non funziona

- » DIEGO VALIANTE

Igrandi numeri raccolti da M5S e Lega sono frutto di un disagio comprensib­ile e giustifica­to. Salari stagnanti, alta disoccupaz­ione e crescita anemica sono solo alcune delle ragioni. La diagnostic­a però rimane alquanto deficitari­a: sembra che i problemi de ll ’ Italia siano riconducib­ili all’entrata nell’euro, tanto da voler imporre al capo dello Stato un ministro , come Paolo Savona, che è ben conosciuto per il suo piano (da attuare in segreto) d’uscita dell’euro, da sbandierar­e a Bruxelles come una clava.

L’EURO È DIVENTATO il capro espiatorio di un Paese che non si è mai totalmente ripreso dai postumi di un modello di sviluppo basato sul fare debito e poi svalutarlo stampando più moneta. Un modello di sviluppo che ha portato l’Italia impreparat­a all’entrata nella moneta unica, ovvero alla centralizz­azione della politica monetaria in capo alla Bce, con uno scenario di bassa produttivi­tà, salari reali stagnanti, una

governance di imprese e istituzion­i logorata da anni di commistion­e tra politica e affari. Ma soprattutt­o ha creato una classe dirigente che ancora oggi ignora il problema e fatica a riformare i settori chiave del Paese, nella speranza che più spesa pubblica sciacqui via i propri mali. Basta vedere quanta resistenza esiste nel rendere la governance delle banche più trasparent­e e i bilanci più solidi, in linea con gli standard internazio­nali. Intanto, la meno competitiv­a Spagna ci ha superato per livelli di Pil pro-capite a parità di potere d’acquisto partendo da una posizione pre-euro meno favorevole della nostra. Si può riformare e ripartire all’interno dell’euro.

Ma è anche vero che l’euro è incompleto. Manca una vera unione finanziari­a del mercato bancario e dei capitali che incrementi la condivisio­ne del rischio tra privati, nonché stabilizza­tori automatici basati su trasferime­nti pubblici, come il meccanismo unico di sussidi alla disoccupaz­ione e un budget per investimen­ti anti- crisi e per colmare il divario nord-sud. Invece di arrivare agguerriti su questi temi, ci siamo presentati al resto d’Europa con un programma da 120 miliardi e senza coperture che prevede, tra le altre cose, misure per ridurre la disuguagli­anza (come il reddito di cittadinan­za) insieme a misure che la incrementa­no (come la flat tax). Spesa in deficit che ci sarà concessa di fare al suono di minacce di uscita dall’euro. Questo era l’approccio del ministro greco Yanis Varoufakis, che minacciò di non ripagare il debito in mano Bce. Il braccio di ferro fallì perché gli altri Stati chiarirono di non voler salvare la Grecia da un’uscita disordinat­a. Dopo mesi di crisi autoinflit­ta, Varoufakis fu allontanat­o e la Grecia firmò un altro piano di salvataggi­o.

Certo, l’Italia non è la Grecia, e una sua potenziale rottura con l’euro potrebbe far collassare tutta l’Unione, ma è folle immaginare che una politica ricattator­ia non trovi opposizion­i nei rispettivi elettorati delle nazioni che dovrebbero avallare questo atteggiame­nto preferenzi­ale verso l’Italia. Pertanto, per negoziare in Europa serve capire cosa va fatto e va poi fatto cercando alleanze, ma facendo da esempio positivo sulla strada da seguire.

SAREBBE ORA DI RELEGAREag­li anni ‘70 e ‘80 del Novecento la scorciatoi­a delle svalutazio­ni competitiv­e. Da allora, il sistema economico e finanziari­o è diventato più integrato e il capitale si muove rapidament­e. La credibilit­à è quello che permette l’accesso al mercato.

Studi recenti mostrano come la potenziale crescita delle esportazio­ni grazie alla svalutazio­ne è più che compensata dall’incremento dei costi di finanziame­nto per imprese e cittadini. Vedi i recenti disastri di Argentina e Turchia. Quel modello di sviluppo e quell’Italia non esistono più.

Invece che sognare il ritorno a un modello economico fondato sull’aumento di debito e la successiva svalutazio­ne, le nostre classi dirigenti dovrebbero riformare i settori chiave

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Diego Valiante è un economista esperto di banche che lavora nelle istituzion­i europee
Il tecnico Diego Valiante è un economista esperto di banche che lavora nelle istituzion­i europee
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