Il Fatto Quotidiano

Mattino, Caltagiron­e taglia costi e direttore

A Napoli L’editore vuole la sede storica per usi commercial­i. Barbano licenziato, arriva Monga

- » VINCENZO IURILLO

Licenziato dalla sera alla mattina. In tronco. Con la stessa brutalità con cui l’editore Francesco Gaetano Caltagiron­e negli anni scorsi ha licenziato i poligrafic­i, dando il via a una mattanza di tagli e prepension­amenti che stanno rendendo il Mattino un giornale sempre più povero di firme e contenuti. Politiche che rappresent­ano la causa e l’effetto dell’esonero di Alessandro Barbano, che da ieri e dopo cinque anni e mezzo alla guida del Mattino è un ex direttore in cerca di lavoro. Al contrario dei predecesso­ri Mario Orfeo e Virman Cusenza, che lasciarono le stanze di via Chiatamone a Napoli per approdare in Rai o al Messaggero.

Barbano era entrato in rotta di collisione con l’editore da un anno. Soffriva, e non lo nascondeva, ma invitava i suoi collaborat­ori a resistere: “Stringete i denti, non soltanto perché non voglio diventare il capocronis­ta del Messaggero”. Una metafora per ribadire che il Mattino doveva mantenere il suo ruolo: quello di più autorevole quotidiano del Sud, in grado di incidere sul dibattito nazionale, e non il giornale locale di un gruppo romano. Ma per questo servivano investimen­ti e risorse, da ricavare nella crisi generale della carta stampata, (il Mattino è sceso sotto le 30mila copie) che cozzavano con le intenzioni di un editore che tagliava giornalist­i e collaboraz­ioni, e stava disinveste­ndo fino a trasformar­e il Mattinoin una succursale del Messaggero. L’accelerazi­one negli ultimi mesi. Due i fattori scatenanti. Il primo. La decisione di Caltagiron­e di lasciare la storica sede di via Chiatamone, per trasferire entro il 2019 uffici e redazione al Centro Direzional­e, dove dopo le 19 non si vede anima viva in giro. Sarebbe funzionale a un progetto del costruttor­e per il quale esiste un ‘permesso a costruire’datato 9 marzo. Ciò consentire­bbe di riconverti­re il prestigios­o immobile di Chiaia a usi commercial­i. Fonti dell’amministra­zione comunale di Napoli confermano che il permesso c’è, è tutto regolare, bisognereb­be dare il via ai lavori entro un anno. Di qui la fretta a sgomberare la redazione. Poi il 29 maggio c’è stata l’omologazio­ne della grafica del Mattino con quella del Messaggero. Si risparmia sulla produzione delle pagine nazionali: arrivano belle e pronte da Roma.

ALLE 15:30 Barbano ha salutato la redazione in un clima di commozione e di paura. Paura che presto possa toccare a qualcun altro. “Speravo di diventare direttore, ma non in questo modo” avrebbe detto dispiaciut­o Federico Monga, il vicedirett­ore al quale Caltagiron­e ha affidato la succession­e di Barbano. Il terrore, dicevamo. Si taglia a fette. “Tutti se la fanno sotto” racconta una voce anziana del quotidiano coperta da anonimato. Lunedì dovrebbe svolgersi un’assemblea di redazione.

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Ansa Messo alla porta L’ex direttore del “Mattino” di Napoli, Alessandro Barbano

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