Il Fatto Quotidiano

STRAGI ’92-’93, È ORA DI UNA COMMISSION­E

’anni dopo sono ancora troppi gli interrogat­ivi, serve andare oltre la giustizia penale

- » LUCA TESCAROLI

Soono trascorsi cinque lustri da quel 27 maggio 1993, allorché una violentiss­ima detonazion­e sconvolse il centro di Firenze. Il tempo ha ingiallito i ricordi, che cominciano a scolorire persino per chi ha vissuto quegli anni, ma non per i familiari delle cinque vittime innocenti cancellate per sempre e dei sopravviss­uti. 35 furono i feriti. La Torre dei Pulci, sede dell’Accademia dei Georgofili, venne distrutta. Morirono sepolti i quattro membri della famiglia Nencioni, custode dell’Accademia. Nel rogo che avvolse l’edificio collocato al n. 3 di via dei Georgofili trovò la morte Davide Capolicchi­o. Opere di inestimabi­le valore ed edifici monumental­i vennero vituperati, perdendo per sempre l’integrità della loro testimonia­nza storica. Furono necessari oltre 30 miliardi di vecchie lire per riparare la chie- sa di San Stefano e Cecilia e il complesso degli Uffizi, per ricostruir­e la Torre dei Pulci e restaurare le opere danneggiat­e. I mandanti e gli esecutori di Cosa Nostra, per la prima volta impegnata contro un obiettivo per loro inedito, oggi hanno un volto e molti perché di quell’agire sono conosciuti.

Rimangono, però, quesiti senza risposta che attraversa­no l’intera strategia stragista terroristi­co eversiva in cui si colloca, costituita da sette stragi ( due in Sicilia e 4 nel continente, a Firenze, Roma e Milano), quattro omicidi (Lima, Guazzelli, Salvo e Lizzio), una serie di intimidazi­oni (gli attentati a sedi e beni della Dc in Sicilia, la collocazio­ne di una bomba da mortaio nei giardini di Boboli a Firenze) e 15 progetti di attentato concentrat­i nell’arco di poco meno di tre anni, correlate da plurime trattative avviate con esponenti delle Istituzion­i.

Una strategia che ha avuto il punto di partenza nella primavera del 1989 con l’attentato all'Addaura. I boss spiegarono che la situazione esigeva che si preparasse il terreno a uomini che Cosa Nostra riteneva di poter influenzar­e e che avrebbero ottenuto dalla mafia il risultato di riportare la calma.

Un agire senza precedenti. Vi sembrano i comportame­nti tradiziona­li della mafia? Possono mai uomini illetterat­i, come Riina e Provenzano, conce- pire da soli l’idea di colpire il patrimonio storico, artistico, monumental­e e religioso della Nazione? Perché i vertici dell’organizzaz­ione decisero di accelerare l’esecuzione della strage di via D’Amelio, ponendo in non cale l’omicidio di Mannino?

Quali i legami tra l’Addaura (e i suoi nodi irrisolti) e la strategia stragista attuata nel 92-93? Perché compiere in Sicilia, nella stessa città a Palermo, a distanza di 57 giorni, due stragi così efferate a Capaci e in via Mariano D’Amelio? Come è possibile che i corleonesi non avessero messo in conto la reazione dello Stato, che avrebbe potuto annientarl­i? Per quale motivo l’attentato pr ogr amma to a due passi dallo stadio Olimpico di Roma – un’autobomba pa rche ggia ta in via dei Gladiatori all’us c i t a d i una partita di serie A, che non esplose solo per un guasto tecnico – non venne più rimesso in cantiere quando nuove realtà politiche erano subentrate al governo del Paese? Qual è il rapporto tra le condotte stragiste e omicidiari­e e le trattative avviate?

Se è vero che l’azione giudi- ziaria non ha fornito risposte certe e il decorso del tempo rende sempre più difficile le indagini, un atto di responsabi­lità delle classi dirigenti potrebbe avviare un nuovo sforzo alla ricerca della verità, creando una commission­e parlamenta­re che, scevra da cond iz i on a me n ti , verifichi se siano individuab­ili responsabi­lità politiche, storiche ed etiche. Potrebbe essere un modo per rendere omaggio alle vittime di via dei Georgofili e delle tante troppe vittime innocenti dello stragismo di quegli anni e, forse, per iniziare a fare i conti con il nostro tragico passato.

Si verifichi se siano individuab­ili responsabi­lità politiche, storiche ed etiche. Sarebbe un omaggio alle vittime

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Ansa L’attentato La strage di via dei Georgofili a Firenze del 27 maggio 1993
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