Il Fatto Quotidiano

Dalla Prima

- » MARCO TRAVAGLIO

P erò l’ideologia e il rosicament­o sono duri a morire: basta leggere Repubblica e l’Espressoch­e, dopo aver sapienteme­nte bocciato qualunque ipotesi di dialogo fra Pd e M5S, ora piagnucola­no per il “governo di destra”, con “programma di destra”, “atteggiame­nti di destra”, “natura dichiarata­mente di destra” e probabilme­nte anche canottiere, mutande, calzini e guêpière di destra, insomma un “laboratori­o pratico della nuova destra sovranista e antieurope­a” (Claudio Tito). Basta che Conte&C. dicano “cambiament­o” perché Tito li veda ipso facto in orbace a sognare “una sorta di dittatura del malumore dei cittadini” (qualunque cosa voglia dire). Del resto, per l’Espresso, “Di Maio porta i punti più banali del contratto” mentre “a Salvini spettano le idee e i ministri forti”, nell’ambito di “un’ideologia sottile di destra”. Invece i governi che abolivano l’art. 18, devastavan­o la Costituzio­ne, calpestava­no il Parlamento con decreti, fiducie e canguri, favorivano il precariato, depenalizz­avano l’evasione, rimpinzava­no di miliardi banche e grandi imprese, servivano fedelmente tutte le peggiori lobby, combatteva­no i pm liberi, erano di sinistra. Strano che gli elettori lettori di Repubblica ed Espresso non l’abbiano capito.

Quelli che l’Europa. Diciamolo: Tito non l’ha presa affatto bene. Sotto il ciuffo di Conte, intravede financo una “deriva orbaniana”, da Viktor Orbán, il premier ungherese ultradestr­o. Che però fa parte del Ppe con Merkel, Tajani e B. Non con Salvini, né con Di Maio. Del resto, l’idea che la presenza di Savona nel governo provocasse ipso facto il boom dello spread e l’uscita dell’Italia dall’Ue poteva venire in mente solo a Mattarella e ai giornaloni che, quando lo spread fece davvero boom alla notizia della caduta di Conte, si guardarono bene dal titolare: “Il Quirinale e Cottarelli bruciano i risparmi degli italiani” ( preferiron­o, come La Stampa, un più ragionevol­e “Lo spettro del voto affonda euro e Borse”: quindi i mercati volevano un governo). Ora che agli Esteri c’è l’europeista Moavero e all’Economia l’europeista critico Tria, almeno Tito dovrebbe respirare un po’: invece no, Moavero e Tria sono “un trucco estetico”. Orbaniani anche loro. E vabbè.

Quelli che Micron. Ci dicono che tutto il mondo trema all’idea del Salvimaio, tranne ovviamente Le Pen, Orbán e Putin, poi Macron telefona a Conte per dirsi “ansioso di lavorare insieme”. Un colpo al cuore per il rag. Cerasa, che sul F o g li o strapazza il francese da par suo: “Il passo falso di Macron. La telefonata a Conte e la convinzion­e che i 5s siano interlocut­ori validi”. La prossima volta Macron faccia la cortesia: chiami un interlocut­ore più valido, tipo il rag. Cerasa, casomai avesse il numero e sapesse chi è. Non vi dico in che stato è ora il ragionier direttore alla notizia che il prof. Tria, collaborat­ore del suo giornale, è addirittur­a ministro dell’orrido “governo sfascista”. Non c’è più religione, e nemmeno gratitudin­e.

Ps. Siamo tutti atterriti dal “laboratori­o del populismo di governo” ( La Stampa). Però da ieri, dopo 5 anni e 3 governi, Alfano non è più ministro. Non è meraviglio­so?

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