Malagò trema per Giorgetti Ma almeno non è ministro
Sport Il capo del Coni, dopo i fasti di Lotti, avrà un contropotere forte: la cancellazione del dicastero, però, lo aiuta (e irrita i grillini)
Quando Giuseppe Conte ha letto al Quirinale l’elenco dei ministri del suo esecutivo, l’assenza non è passata inosservata: il governo Lega-M5S non avrà un ministero dello Sport, nessun erede del renzianissimo Luca Lotti. Si torna al passato, a una semplice delega affidata al sottosegretario e plenipotenziario leghista, Giancarlo Giorgetti. E questo ha fatto storcere il naso al Movimento 5 Stelle, mentre al Coni tiravano un sospiro di sollievo per il pericolo scampato.
LA SCELTA non è frutto di disinteresse, anzi: il ministero non c’è proprio perché qualcuno ha voluto a tutti i costi lo Sport. La Lega e Giorgetti hanno rivendicato per sé questo sconfinato mondo che riguarda 20 milioni di italiani, porta voti e muove interessi. Solo che il braccio destro di Salvini non poteva fare il ministro: serviva a Palazzo Chigi come sottosegretario, ruolo chiave dell’esecutivo. Il M5S ha provato a convincerlo a passare la mano ma non c’è stato verso: così il ministero è scomparso, creando i primi malumori interni e una certa delusione.
I dubbi non sono su Giorgetti: lui allo sport si dedica da anni come ap- passionato e politico, ha contatti importanti. Ha preteso la delega e la sfrutterà per intervenire su gestione dei contributi, sprechi e interpretazione disinvolta delle regole da parte del Coni, nei cui confronti è sempre stato critico. “Il metodo Malagò, gli inviti a cena all’Aniene per sistemare tutto, con lui non funzioneranno più”, garantisce chi lo conosce. Il problema è che da sottosegretario, con tanti affari e deleghe pesanti, potrebbe non avere tempo e strumenti per farlo.
Il contratto di governo è ambizioso: parla di “revisione delle at- tuali competenze del Comitato Olimpico” e “maggior attenzione nelle modalità di assegnazione e spesa delle risorse”. Una sorta di commissariamento di un ente che ha goduto di grande libertà in passato, per l’assenza di una controparte governativa o la sua totale complicità, come durante il mandato di Lotti.
Difficile farlo, però, senza un ministero: per sottrarre al Coni la competenza sugli oltre 400 milioni di euro che ogni anno lo Stato stanzia a favore dello sport, ci vorrebbe una riforma profonda, forse addirittura la creazione di un vero dicastero con portafoglio, mentre qui è stato cancellato. Infatti i 5 Stelle ci sono rimasti male: “Per noi è un passo indietro, inutile nasconderlo”, spiega il deputato Simone Valente, già capogruppo e riferimento del M5S sullo sport. “Siamo distanti dalla linea che abbiamo sempre tenuto, ma continueremo a seguire questi temi e ci assicureremo che gli impegni presi nel contratto vengano rispettati”.
La prima decisione da prendere riguarda le Olimpiadi invernali 2026: Malagò ha già inviato al Cio le candidature di Milano-Torino e del Veneto, e attende l’ok del governo. Nel M5S i Giochi restano un tabù (neanche la benedizione di Di Maio e Beppe Grillo ha convinto gli scettici), mentre la Lega sogna di portarli in Lombardia, dove governa in Regione.
NON A CASO la questione è stata esclusa dal contratto, ma presto andrà affrontata. Su altri temi, invece, l’unità di intenti è totale, a partire dalla maggiore vigilanza sul Coni: in futuro potrebbero essere introdotti dei criteri sull’utilizzo dei fondi pubblici e obblighi più stringenti di rendicontazione, con il potenziamento del Dipartimento di Palazzo Chigi e magari un cambio al vertice di Coni servizi (la società che fa da cassa dello sport); poi si punterà sull’attività a scuola, d’intesa col ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, altro fedelissimo di Giorgetti, laureato in scienze motorie. L’assenza di un ministro, però, rischia di rendere meno efficace l’azione. E lascia Giovanni Malagò nella comoda posizione di capo assoluto dello sport italiano: se lo chiedete a lui, il ministero non era poi così importante.
Gli obiettivi
Nel programma c’è una sorta di commissariamento del Comitato olimpico. Silenzio sui Giochi 2026 La scheda
L’ACCORDO Lega-M5S sullo sport parla di “revisione delle attuali competenze del Coni” e “maggior attenzione nelle modalità di spesa delle risorse”. Una sorta di commissariamento soprattutto per Coni Servizi, che maneggia 400 milioni di euro l’anno