Ecco l’industria 4.0, basta far pedinare l’operaio scomodo
L’altroieri, mentre prendevano servizio i nuovi ministri, ha anche ripreso servizio alla Electrolux di Susegana (Tv) l’operaio Augustin Breda, licenziato ingiustamente un anno fa. Mentre si cercano foto da piccoli e chicche biografiche sui nuovi potenti, una storia esemplare dell’Italia di oggi mostra che destra e sinistra saranno anche scomparse, ma gli operai no. E l’immoralità di certi imprenditori nemmeno. Tra l’altro Breda ha nel suo curriculum una perla che, ricorrendo la festa della Repubblica, meriterebbe il cavalierato del Lavoro: assunto 30 anni fa nella storica fabbrica di frigoriferi che una volta si chiamava Zanussi, è stato per dieci anni a Roma come dirigente della Fiom-Cgil e sette anni fa è tornato a fare l’operaio rinunciando ai privilegi della casta sindacale (visti i numerosi cavalierati a imprenditori poi finiti in galera con onorificenza e tutto, tipo Calisto Tanzi o Silvio Berlusconi, insignendo ogni tanto qualche operaio il Quirinale ridurrebbe il rischio di brutte figure).
BREDA FACEVA il rappresentante per la sicurezza e l’anno scorso ha chiesto l’intervento dello Spisal, la struttura pubblica che vigila sulle condizioni di lavoro nelle fabbriche (in otto anni 176 operai di Susegana hanno chiesto all’Inail il riconoscimento della malattia professionale. Avete capito bene, lo Spisal viene chiamato dagli operai e non dall’Inail che si limita a pagare i risarcimenti). L’11 aprile 2017 si svolge una tesa riunione con lo Spisal in cui Breda mette alle strette l’azienda. Subito dopo l’Electrolux incarica un’agenzia investigativa di pedinare l’operaio nelle giornate di permesso in cui assiste, grazie alla legge 104, un’anziana zia. Ai piedipiatti bastano due settimane per incastrarlo: riportano di averlo visto a zonzo anziché dalla zia il 27, 28 e 29 aprile e il 2 e 3 maggio. Il 14 giugno 2017 Breda viene licenziato. Il 22 dicembre 2017 Giovanni Moro e Ivano Sala dello Spisal, nella funzione di polizia giudiziaria, ingiungono al direttore dello stabilimento, Maximilian Jessula, di modificare cinque delle 15 postazioni ispezionate per ridurre il rischio di malattie riconducibili alla ripetizione degli stessi movimenti a ritmi serrati. Mentre si fanno gli interventi (devono essere completati entro il 30 giugno) l’azienda deve contenere i rischi riducendo i ritmi. Per tutta risposta Jessula – accusano i rappresentanti per la sicurezza – ordina di aumentare ancora i ritmi nelle linee di montaggio dei frigoriferi. Gli operai si rivolgono alla Procura di Treviso che dovrà agire penalmente su Jessula se non farà ciò che ha ordinato lo Spisal.
UN MESE FA IL GIUDICE del lavoro di Pordenone Angelo Riccio Cobucci ha annullato il licenziamento di Breda. Gli avvocati dell’operaio (Giacomo Summa, Alessandro Capuzzo e Marta Gasparini) hanno dimostrato, con documenti e testimonianze, che non andava in giro per uffici e negozi o vicini di casa a farsi gli affari suoi ma a sbrigare incombenze per la zia che, rimarca il giudice, “rientrano anch’esse nell’ambito del concetto di assistenza, che non necessariamente deve esaurirsi all’interno delle mura di casa”. Notando che l’improvvisa decisione di farlo pedinare (dopo anni di legge 104) è stata immediatamente successiva all’intervento dello Spisal, e avendo testimoniato Moro che “l’apporto del Breda è stato determinante nella decisione di procedere alle indagini ispettive”, il giudice ha stabilito la “natura ritorsiva” del licenziamento e ne ha ordinato il reintegro. Questo è lo stato del lavoro italiano 4.0, la cultura industriale con cui i nostri eroi affrontano la globalizzazione. Il nuovo governo darebbe un contributo prezioso se spiegasse che non è sempre colpa dell’euro o della Merkel.
Twitter@giorgiomeletti