Il Fatto Quotidiano

Tutte le frodi nostrane a spese dell’Europa

- » PATRIZIA DE RUBERTIS Ansa © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

■Tra il 2014 e il 2020 il nostro Paese potrà disporre di 77,5 miliardi di euro di fondi comunitari. Un rubinetto aperto da cui si abbevera la corruzione: in 6 casi su 10 i contributi sono ottenuti illecitame­nte

L’hanno chiamata Paper castle, castello di carta, non soltanto per il ritrovamen­to di un’enorme quantità di documenti falsi, ma anche perché al centro dell’indagine portata avanti lo scorso febbraio dalla Guardia di finanza e dal nucleo europeo anti-frode (Olaf) c’è un vero castello nell’entroterra di Genova.

IL BOTTINO, da oltre un milione e 400 mila euro ottenuto grazie ai fondi europei, invece di essere utilizzato per un intervento di tipo ambientale sulla struttura, secondo le Fiamme gialle sarebbe servito, almeno in parte, a rimettere in sesto le finanze dei proprietar­i che avrebbero così estinto l’ipoteca dell’immobile. Ma basta spostarsi di appena 173 km, in Val Trompia, in provincia di Brescia, per scoprire la truffa delle Vacche fantasma, smascherat­a dai carabinier­i forestali di Marcheno e che ha portato alla denuncia di tre allevatori bresciani. In pochi mesi avrebbero intascato illecitame­nte più di 200 mila euro grazie a una facile pensata: prendere in affitto centinaia di ettari di alpeggi d’alta quota per aumentare virtualmen­te la superficie agricola utilizzata dalle proprie aziende e riscuotere i premi riconosciu­ti da Bruxelles nell’ambito della Politica agricola comunitari­a (Pac). Ma l’erba alta immortalat­a dai droni non ha lasciato spazio a equivoci: quei pascoli non hanno mai visto una mucca brucare nei prati. Ora i “furbetti dell’alpeggio”, così come si legge nell’ordinanza pubblicata, rischiano fino a sei anni di carcere, oltre a dover restituire quanto percepito illecitame­nte.

Ma andrà veramente così? Più facile a dirsi che a farsi quando si ha a che fare con lo scandalo tutto italiano delle frodi sui fondi comunitari, vale a dire il principale mezzo finanziari­o con cui l’Unione europea persegue l’integrazio­ne economica e sociale dei Paesi membri. Ma che in Italia rappresent­a più che altro un rubinetto da cui la corruzione si abbevera a spese della comunità.

A INCHIODARE l’Italia è un pesante dossier pubblicato dall’Uvi, l’Ufficio valutazion­e impatto del Senato su elaborazio­ne della Guardia di finanza, secondo cui ogni 10 contributi concessi al Belpaese, sei sono chiesti e ottenuti in modo illegittim­o. E la percentual­e sale ancora con per la Pac arrivando a toccare quota 64%. Numeri che, forse, sarebbe meglio che né il numero uno della Commission­e europea Jean Claude Juncker né il commissari­o Ue al Bilancio, Günther Oettinger, vedessero per non riaccender­e le polemiche degli scorsi giorni visto che – rasserenat­i dal neo ministro dell’Economia, Giovanni Tria, sull’impossibil­ità che “nessuna forza politica voglia uscire dall’euro” – in questo caso non è più l’Europa a essere vista come il male per l’Italia. Ma sono tutte nostrane le molte ombre su una partita a dir poco strategica come quella dei fondi Ue. Che, sottolinea il dossier, “sono gestiti direttamen­te dalle autorità statali e locali di ciascuno Stato membro in base a una programmaz­ione approvata dall’Unione europea con il Quadro finanziari­o pluriennal­e”.

Basta pensare che per effetto dell’entrata in vigore di Europa 2020 (la strategia di crescita globale), per il periodo 2014-2020 l’Italia può contare su quasi 77,5 miliardi di euro, di cui 46,5 miliardi di euro destinati alle politiche di coesione e 31 miliardi di euro per il sostegno dell’agricoltur­a (per capirne la portata, basta pensare che per sterilizza­re le clausole di salvaguard­ia servono 12,4 miliardi nel 2019 e circa 19 nel 2020, pena l’aumento dell’Iva). Risorse a cui va aggiunto il cofinanzia­mento nazionale, pari a 94 miliardi di euro, per le sole politiche di coesione. Un flusso costante e consistent­e di finanziame­nti che solletica gli appetiti di furbetti e della criminalit­à organizzat­a e che viene attaccato a suon di truffe, malversazi­oni e frodi. E poco importa – o forse rafforza il senso di mala gestione – il fatto che l’Italia, secondo l’ultima relazione della Corte dei conti, si è collocata al quinto posto dopo Germania, Francia, Regno Unito e Paesi Bassi come miglior contribuen­te, ma poi sia un mediocre percettore di risorse visto che non riesce a sfruttare tutti i fondi erogati.

E di tempo non ce n’è molto: al 30 giugno 2017 il livello di attuazione dei fondi ha raggiunto il 10,19%, per gli impegni e il 3,16%, per i pagamenti. Valori piuttosto bassi, consideran­do che si è giunti a metà del ciclo di Programmaz­ione, che minano seriamente la sua attuazione.

UN RISCHIO, che dai dati dell’attività della Guardia di finanza, risulta particolar­mente elevato al Sud. Nel triennio 2014-2016, durante i 12.838 interventi eseguiti controllan­do circa 2,4 miliardi di contributi, è emerso che le irregolari­tà sui Mancata collaboraz­ione Da sinistra: la bandiera dell’Ue; il direttore generale dell’Olaf Giovanni Kessler; un’auto della Finanza fondi struttural­i e sulle spese dirette della Ue nelle Regioni del Mezzogiorn­o hanno toccato quota 85% contro il 12% di quelle centrali e il 3,5% del Nord Italia. Numeri alla mano equivale a dire che ammonta a 1,5 miliardi di euro (oltre il 60% dei fondi) il tesoretto ottenuto e utilizzato in maniera illecita. Mentre se gli arresti sono stati 71, ben 5.521 persone sono state denunciate per truffa aggravata, malversazi­one e indebita percezione di risorse europee.

Cambia, invece, la situazione per gli illeciti sulla politica agricola comune e sulla politica della pesca. L’attività delle Fiamme gialle ha fatto emergere che su quasi 1,9 miliardi di euro di risorse, 735,6 milioni di euro (il 61,8%) sono risultati ottenuti in maniera fraudolent­a, mentre su 1,2 miliardi di euro di fondi struttural­i verificati, la frode riscontrat­a ammonta a 751,1 milioni (il 59%). Va però al Centro il record delle irregolari­tà con quasi la metà dei casi (il 46%); seguono il Sud (33%) e il Nord (21%).

COME AGISCONO i componenti della Banda Bassotti che puntano ai fondi comunitari? La Guardia di finanza ha enucleato i diversi “indici di anoma lia”, così come chiama i trucchi usati per ottenere indebitame­nte i contributi europei, scoprendo che tra i più gettonati ci sono l’indicazion­e di teste di legno, persone anziane o disabili, la presentazi­one di false polizze fideiussor­ie, la richiesta di finanziame­nti sproporzio­nati rispetto alle potenziali­tà del richiedent­e, la falsa dichiarazi­one di una particolar­e coltivazio­ne, fino all’utilizzo di soggetti già deceduti prima della presen

IL PICCO DELLE IRREGOLARI­TÀ

È NEL MEZZOGIORN­O DOVE SI CONCENTRA L’85% DEI CASI. AL CENTRO

VA IL RECORD DEGLI ILLECITI PER AGRICOLTUR­A E PESCA: QUASI LA METÀ

tazione della domanda o sottoposti a misure di prevenzion­e antimafia. E poi c’è l’ampio utilizzo di consulenti e profession­isti che, nell’ambito locale, si sono specializz­ati nell’acquisizio­ne di erogazioni pubbliche. E a peggiorare la situazione c’è il capitolo dei recuperi: le somme indebitame­nte percepite il più delle volte rimangono dove sono. Tanto che al 30 giugno 2017, su 322,6 milioni di euro frodati tra il 2008 e il 2016, ne sono stati recuperati appena 74,4. Quindi, nelle tasche di numerosi italiani ci sono 248,2 milioni di euro di fondi comunitari non dovuti.

“L’analisi dei casi emersi – sottolinea la Guardia di finanza – conferma l’importanza di adottare un approccio strategico integrato nella lotta alle frodi comunitari­e, ma manca una collaboraz­ione amministra­tiva internazio­nale. Benché sia indispensa­bile lo scambio di informazio­ni fra autorità preposte ai controlli, non esiste uno strumento legale di mutua assistenza tra Stati membri. Un limite rilevante”.

È CON L’IDEA di riuscire a reprimere queste truffe che da decenni a Bruxelles si negozia per istituire un procurator­e europeo (Eppo – European pu

blic prosecutor’s office), una sorta di ufficio giudiziari­o comune per difendere i fondi europei.

Il 12 ottobre 2017 è stato approvato il regolament­o che istituisce l’organismo centrale che potrà indagare e perseguire penalmente chi viola gli interessi finanziari dell’Unione, ma l’operativit­à scatterà solamente dal 2021.

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Ansa Flussi incontroll­ati Il principale canale di spesa dell’Unione europea sono i fondi messi a disposizio­ne per attuare le politiche di coesione, della pesca e agricole
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