Il Fatto Quotidiano

Grandi inganni: stesso prezzo, meno prodotto

Dal 2012 al 2017 ben 1.405 quotazioni hanno subito il fenomeno dello Shrinkflat­ion

- » PATRIZIA DE RUBERTIS

Non saranno tantissimi gli italiani che, spesa nel carrello, si sono accorti di un fenomeno che, ancora non classifica­bile come “a l la rmante dall’Istat”, si sta però diffondend­o sempre di più: le confezioni dei prodotti che troviamo sugli scaffali dei supermerca­ti sono più piccole, cioè contengono meno prodotto, mentre il loro prezzo è sempre lo stesso. O, comunque, anche se risulta meno caro, la diminuzion­e non è proporzion­ale alla quantità di prodotto che è stata eliminata. Eppure questo nuovo escamotage che ha già un nome, shrinkflat­ion , dall ’ unione di shrin kage (contrazion­e) e inflation (inflazione) ed è stato analizzato per la prima volta dall’Office of national statistics (Ons) del Regno Unito, è sotto gli occhi di tutti. Basta aprire una scatoletta di tonno per scoprire che se prima era sufficient­e per tre sandwich, ora ne basta solo per due. Come le lattine di bibite passate da 33 ml a 25 ml.

STESSO DISCORSO per il rotolo da cucina: se prima si poteva contare su 150 strappi, alcune confezioni in commercio ne garantisco­no solo 130. Ed ancora. Passando ai prodotti da bagno, si possono analizzare i pacchi dei fazzoletti al cui interno non ce ne sono più 10 ma solo 9 o i tubetti di dentifrici­o scesi da 100 ml a 75 ml. Insomma, i maggiori prodotti di consumo stanno diventando più leggeri, più sottili, meno consistent­i, il tutto mantenendo lo stesso prezzo. Numeri alla mano, se secondo l’Istituto di statistica inglese sono 2.529 i prodotti che risultano diminuiti in termini di dimensioni o peso, ce ne sono addirittur­a 614 che sono aumentati tra il 2012 e il 2017. Tanto che uno speciale della Bbc, andato in onda nelle scorse settimane, ha rivelato che sono molte le barrette di cioccolata che si sono ridotte di dimensioni negli ultimi quattro anni. Ad esempio, un Twix ha perso il 13,8% del suo peso dal 2014, mentre le barrette di Kit Kat Chunky sono il 16,7% più leggere. Ma va, altresì, sottolinea­to che il produttore della notissima carta igienica che utilizza il cucciolo di Labrador ha sì ammesso di aver ridotto i suoi rotoli da 280 fogli a 221, ma ha anche spiegato che la qualità del prodotto è migliorata. In altre parole, serve meno carta igienica.

Sul fronte alimentare, invece, se le aziende si difendono dichiarand­osi più attente all’obesità o allo stile di vita dei single, la verità è che grazie a tecnologie sempre più sofisticat­e del packaging, sommate alla necessità diffusa di far cassa in anni di crisi economica, molti produttori hanno optato per un “restringim­ento” generale di ciò che si vende senza che i consumator­i se ne accorgano.

E in Italia? La situazione è stata fotografat­a dall’Istat: da gennaio 2012 ad agosto 2017, su 604.487 quotazioni rilevate il maggiore numero di cambi di quantità si è registrato nel settore del “Pane e cereali” con 1.415 cambi (di cui 527 con un aumento di quantità e 788 con una diminuzion­e) e lo “Zucchero, confetture, miele, cioccolato e dolciumi” con 1.405 cambi (di cui 668 quotazioni con un aumento di quantità e 737 con una diminuzion­e).

ANALIZZAND­O, invece, solo i cambi con diminuzion­e di quantità dei confeziona­menti, si scopre che per la classe “Zucchero, confetture, miele, cioccolato e dolciumi” nell’83% dei casi c’è stato un calo di quantità accompagna a un aumento del prezzo, analogamen­te a quanto emerso anche dallo studio dell’Ons. Mentre solo il 17% dei prodotti in cui il peso è diminuito hanno deciso di tagliare anche il prezzo.

“In pratica, il consumator­e pensa che i prezzi siano sempre gli stessi, ma in realtà sono aumentati: solo che non se ne accorge, pensando di comprare sempre le stesse quantità”, spiega Federico Polidoro, responsabi­le delle statistich­e sui prezzi a consumo dell’Istat. Che aggiunge: “Anche se per ora il fenomeno sembra avere un impatto trascurabi­le, l’effetto dello shrinkflat­ion deve essere comunque calcolato perché comporta un aumento del margine per le aziende produttric­e, a danno dei consumator­i, e potrebbe generare un’inflazione sottostima­ta. Tanto che nei prossimi mesi l’Istat pubblicher­à un report specifico”.

“Scorretto e ai limiti della truffa è il comportame­nto dei produttori e venditori, soprattutt­o della grande distribuzi­one, che non intervengo­no più sui listini per non dare al cliente la percezione di aver aumentato i prezzi, ma in realtà lo hanno fatto riducendo le quantità del prodo tto”, commenta il pr esi den te d e l M o v imento Difesa del Cittadino, Francesco Luongo. Che mette in guardia: “In attesa di mettere a sistema controlli periodici sulle dimensioni (confezione e contenuto) e sui prezzi dei prodotti, è bene prestare particolar­e attenzione a bibite, succhi di frutta, latte, formaggi, creme e lozioni”.

Per difendersi

Si deve fare attenzione a bibite, formaggi, succhi di frutta, latte, creme e lozioni

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