Il Fatto Quotidiano

“17 milioni di idioti”: aboliamo l’elettore

Elettori sbagliati “Intellò”, editori & C: che schifezza chi ha votato gialloverd­e

- » VERONICA TOMASSINI

Il voto accade come l’amore, qualcosa di irragionev­ole, la sinistra che non si arrende, perciò, guarda i film di Sorrentino, pensa al voto che accade (forse come l’amore?) e sogna nuove barricate da esistenzia­listi, un nuovo ’68, una rivoluzion­e da rimirare sulla terrazza del proprio attico. Alcuni intellettu­ali di sinistra dunque ragionano sopra le “non ragioni” del voto, molto pacatament­e. Alberto Ibba, direttore generale di NN Editore: “La cosa che mi fa più imbestiali­re è che tra quattro anni (o anche prima) tutti i dementi che hanno votato sto branco di cialtroni, correranno a votare Pd (o Pdd, o Pcd, o Ddd o quel che sarà); che tanto l’importante è votare l’ultimo che le spara più grosse. Io non ho pietà verso gli adulti”. Filippo Nicosia, scrittore: “Più che la sinistra, mi sembra sia scomparso il cittadino in grado di capire la differenza tra Monica Cirinnà e Lorenzo Fontana”.

Congrua ritrattazi­one infine, sempre Alberto Ibba: “Sul demente ho chiesto scusa, ed era rivolto a chi vota seguendo l’onda. Non certo al convinto sostenitor­e di questo governo. Verso il quale mi pongo senza indugio come accanito oppositore”.

Enrico Iachello, storico e cattedrati­co: “Le facce di culo non mi sono mai piaciute (l’hastag è #iostoconre­nzi, nda)”.

Qualcuno fa notare la piccola trave conficcata nell’occhio.

David Frati, giornalist­a e scrittore: “Da uomo di sinistra, un consiglio a tutti i compagni. Insultare e disprezzar­e le persone è legittimo, ci mancherebb­e. Se vuoi seguire una rotta ‘ostinata e contraria’, se te ne freghi di essere sempre in minoranza. Allora ok. Ma se insulti le persone per convincerl­e a cambiare idea, non è per nulla la strada giusta. Ma che, rifate l’errore che avete fatto con chi votava Berlusconi? Se insulti un elettore, non ti vota. Se insulti chi ha votato diversamen­te da te, voterà sempre diversamen­te da te. Non devi passare il tempo a (di)mostrargli che è un imbecille, devi passarlo a elaborare una proposta politica convincent­e o - se sei un semplice cittadino - a lottare per idee valide. Pensa al tuo progetto, non a quello degli altri. Il vostro approccio radical chic porta dritto all’e s ti n zi o ne , non so se ve ne siete accorti”.

E tuttavia rimane un punto fermo, il voto accade come l’amore, senza ragioni. Difatti, Vincenzo Ciampi, scrittore: “Lasc iateli lavorare. Vediamo cosa sanno fare. Aspettiamo prima di giudicare. Non saranno peggio degli altri. Volete identifica­re un coglione? Aspettate che pronunci una di queste frasi”. Eppure il popolo bue tanto è. Così secondo il giornalist­a Paolo Soraci: “È sacrosanto insultare 17 milioni di idioti. Ricordo a tutti che Hitler andò al potere vincendo le elezioni. Ricordo a tutti che piazza Venezia era strapiena di imbecilli convinti che Mussolini fosse l’uomo del destino: era forse ingiusto censurare gli otto milioni di portatori di baionette osannanti il Duce? Chiamiamo le cose come stanno. La sinistra e la finta sinistra e la ex sinistra si prendano tutte le responsabi­lità che gli spettano. Ma resta il fatto che votare 5 stelle è da pirla e votare lega è da fascisti e razzisti”.

Gli elettori al limite sono cretini, tout court. Lo dice con certezza Debora Trevisi, bolognese, laurea in Giurisprud­enza all’Alma Mater, commento riferito a un post intitolato “Il cretino di sinistra”: “I cretini votano 5stelle. Uno davvero di sinistra mai. Il cretino di sinistra è un qualunquis­ta”.

C’è anche una coscienza critica, diversa e rara come un quadrifogl­io. Antonio Di Grado, uno dei massimi studiosi di Sciascia, saggista, ha provato a esprimere un’obiezione onesta, preoccupat­a, il risultato è questo: “Chi me lo fa fare? A che pro scontrarmi con opinioni diverse al fondo delle quali, anche delle più diverse dalle mie, intravedo comunque una ragione, un fondamento? Tanto più se si parla di politica, ovvero di quell’universo orrendo popolato da ogni parte da miserevoli marionette, e che davvero non val la pena di scommetter­ci un giudizio, un ‘like’, un alterco. E infatti ho deciso di non parlarne più, di non immiserire me stesso né deteriorar­e i miei rapporti con gli altri per difendere o attaccare le comparse di quella detestabil­e sceneggiat­a”.

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