Mediterraneo, oltre 50 morti in due naufragi
Cambio di rotteCon il bel tempo torna l’incubo nel mare Dopo la stretta in Libia, i barconi partono da Tunisia e Turchia
Torna l’inferno nel Mediterraneo. Il bel tempo e il mare calmo hanno riaperto la rotta degli scafisti con due tragedie in cui 9 migranti, tra cui sei bimbi, sono morti dopo che il motoscafo sul quale viaggiavano è affondato nel golfo di Antalya. Sono, invece, 46 le vittime del naufragio di un barcone ripescate al largo delle coste tunisine. Ma, appena due settimane fa, nell’Egeo almeno 7 migranti afghani, tra cui 3 bambini, hanno perso la vita mentre cercavano di raggiungere l’isola greca di Lesbo dalle costa turca di Ayvacik. Dall’inizio dell’anno, secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni ( Oim), su 28.368 migranti e rifugiati giunti in Europa via mare, sono 636 i morti nel Mediterraneo. Dati sì in netto calo rispetto agli anni precedenti (60.518 nel 2017 e 193.333 nel 2016) ma che, tuttavia, dimostrano che da Mare Nostrum a Triton, da Triton all’attuale Themis (l’operazione Frontex di assistenza all’Italia nelle attività di controllo nel Mediterraneo che ha preso il via a febbraio) si è verificato un cambio di rotte percorse dai migranti.
I FLUSSI dalla Libia sono diminuiti e la partenza dei barconi si è spostata su altre traiettorie: dal Marocco alla Spagna, dalla Turchia verso Grecia e Italia e dalla Tunisia, Algeria ed Egitto sempre verso l’Itala. Piccole imbarcazioni sbarcano direttamente sulle spiagge siciliane, da Messina ad Augusta, da Pozzallo a Catania. A riprova di come siano parzialmente cambiati i flussi, si è modificata anche la tavola delle nazionalità. I numeri del ministero dell’Interno, aggiornati al primo giugno, dicono che, a fronte di una diminuzione dell’85% degli arrivi dalla Libia, la Tunisia è balzata in vetta alla classifica dei Paesi d’origine dei migranti sbarcati in Italia nei primi mesi del 2018: 2.789 (quasi tutti concentrati a Lampedusa) secondo il cruscotto giornaliero del Viminale, davanti a eritrei (2.227) e nigeriani (958). Ci sono anche 478 pakistani che volano fino a Istanbul per imbarcarsi verso la Grecia.
“Insomma, se l’obiettivo era fermare il flusso dei migranti dalla Libia, il Minniti Compact (il sistema attuato dall’ex ministro dell’Interno a partire dall’estate 2017) ha funzionato benissimo. Peccato che il problema sia stato solo nascosto. La Libia è una polveriera. Migliaia di persone allo stremo sono detenute nelle carceri e le milizie continuano a gestire i traffici degli esseri umani”, spiega Nicola Stella coordinatore di Sos Mediterranee.
Intanto la scorsa settimana, il premier francese Macron ha convocato una conferenza internazionale sulla Libia a Parigi per assumere il ruolo di arbitro in uno dei conflitti più complessi della storia recente, quello cominciato con la caduta di Muammar Gheddafi nel 2011.