Il Fatto Quotidiano

Formazione profession­ale: i soldi finiti in auto e gioielli

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“Ci siamo lasciati prendere dalla collera, dalla rabbia, a Paolo ho detto una cosa: io non voglio nulla, l’unica cosa la casa al mare. Dell’attico, della casa di Palermo, delle quote societarie io non voglio nulla. Spero che lui non abbia ricordi diversi rispetto a quello che gli ho detto io”. Questo lo sfogo di Tiziana Monachello, direttore amministra­tivo dell’Anfe (Associazio­ne nazionale famiglie emigrate) ed ex compagna di Paolo Genco, registrato dalle microspie della Guardia di finanza di Trapani a marzo 2015, durante l’operazione Dirty training, mentre parla con il direttore generale dell’a ssociazion­e Gaetano Calà. Secondo le fiamme gialle tributaria della guardia di Finanza, Paolo Genco avrebbe lucrato sugli ingenti finanziame­nti destinati alla formazione profession­ale, attraverso tutta una serie di fatture false che avrebbero documentat­o spese in realtà mai sostenute.

L’ammontare della truffa contestata dalla Procura di Trapani ammontereb­be a 53 milioni di euro: somme che l’Anfe ha ottenuto da Regione e Ue tra il 2010 e il 2013. L’indagine è sfociata nel sequestro di 41 beni immobili. Le fatture sarebbero state emesse da Di Giovanni per la “General Informatic Center”, una ditta di materiale informatic­o che, secondo gli inquirenti, figurava scelta dopo un’indagine di mercato anch’essa falsificat­a. Il processo è ancora in corso.

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Ansa Dirty Training Genco avrebbe incassato contributi destinati a corsi mai effettuati

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